Roaming: la GSMA chiede l’intervento del mediatore. Le valutazioni della Ue sono ‘inadeguate’ e rischiano di ritorcersi sui consumatori

di Alessandra Talarico |

Europa


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La GSM Association (GSMA) è tornata a ribadire la sua contrarietà alla proposta di regolamentazione europea delle tariffe di roaming, annunciando di aver sollecitato l’intervento del mediatore europeo dopo aver ricevuto il parere di A.T. Kearney e CRA International sulle valutazioni di impatto della Commissione Ue.

  

Secondo la GSMA, la valutazione della Commissione è “inadeguata” e fornisce un’analisi “parziale e ambigua”, creando il rischio di imporre una regolamentazione non supportata “da una teoria economica definita” e di “minare la fiducia degli investitori nell’Unione europea”.

  

Secondo le valutazioni delle due società chiamate in causa dalla GSMA, la Commissione avrebbe utilizzato dati errati per misurare il mercato del roaming al dettaglio, finendo per sovrastimare gli effetti della sua proposta di regolazione.

È dunque sbagliato l’assunto che l’intervento della Commissione produrrà risparmi per 5 miliardi di euro all’anno, così come è sbagliato utilizzare – come ha fatto Bruxelles – un modello ‘statico’ relativo a un solo anno, che crea una “visione troppo semplicistica del possibile impatto degli effetti della proposta della Commissione”.

  

La Commissione, aggiunge ancora la GSMA, “non ha incluso l’impatto delle riduzioni annunciate dai maggiori operatori europei, che porteranno a una riduzione di oltre il 40% delle tariffe al dettaglio”.

  

C’è inoltre il rischio concreto che gli operatori cerchino di recuperare i mancati introiti del roaming aumentando i costi di altri servizi, con la conseguenza che la proposta di regolazione blocchi la discesa delle tariffe mobili e si ripercuota sui consumatori che invece tenta di salvaguardare.

  

A ciò è da aggiungere un’altra conseguenza esclusa dalla valutazione di impatto: “La Commissione – dice la GSMA – sa che una minore profittabilità potrebbe portare a una riduzione degli investimenti, particolarmente in quelle aree dove attualmente i profitti del roaming sono significativi”.

  

La Commissione, inoltre, non avrebbe considerato che uniformare le tariffe di roaming all’ingrosso potrebbe creare il rischio di dover offrire servizi sottocosto, mentre al dettaglio, visto che i servizi sono attualmente offerti in pacchetti e a prezzi differenti per rispondere alle diverse esigenze dei consumatori, una tariffa al minuto uniforme potrebbe finire per distorcere il mercato e per impedire agli operatori di proporre tariffe innovative.  

  

La GSMA ha dunque apportato le “dovute” modifiche alle valutazioni della Commissione, giungendo alla conclusione che “i vantaggi della regolazione europea sono marginali”, poiché escludono “gli impatti negativi” che essa causerebbe, tra i quali, appunto, un calo degli investimenti e la ridotta capacità degli operatori di offrire tariffe mirate.

  

Vedremo cosa risponderà il commissario Viviane Reding, che ha fatto dell’abbattimento delle tariffe del roaming una vera questione di principio e ha più volte ribadito che i prezzi del roaming sono rimasti ingiustificatamente troppo elevati nonostante i ripetuti appelli agli operatori.

  

E così a luglio la Ue ha fissato nuove tariffe al dettaglio, basate sulla tariffa di terminazione media nella Ue che è di 12,6 centesimi al minuto: i tre tetti massimi e i prezzi saranno calcolati sulla base della media della tariffa e del prezzo europeo all’ingrosso della terminazione.

  

Il primo riguarda le chiamate dirette all’interno del paese in cui si trova l’utente – se ci si trova in Germania e si deve chiamare un taxi, ad esempio – e prevede l’applicazione di una tariffa doppia rispetto alla tariffa media Ue più il 30%: in sostanza si pagherà all’incirca 33 centesimi di euro al minuto.

  

Nel caso di telefonate dirette fuori dal Paese in cui ci si trova – se si è in vacanza e si chiama casa – la tariffa sarà il triplo della tariffa media di terminazione Ue, più il 30 per cento: si pagherà circa 50 centesimi al minuto.

  

Il terzo tetto – il più dibattuto – riguarda invece i costi sostenuti da chi si trova all’estero e riceve una chiamata: la risposta non sarà del tutto gratuita come avrebbe voluto la Reding, ma costerà una volta la tariffa media europea più il 30%, quindi all’incirca 16 centesimi di euro.

 

La proposta della Ue, conclude la GSMA, viola i principi di “proporzionalità, sussidiarietà e non-discriminazione” e richiede dunque l’intervento dell’Ombudsman, nella speranza che questo spinga la Commissione a riconsiderare la sua proposta.