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L’intervento UE sui prezzi del roaming internazionale: il rimedio è peggio del male

Unione Europea



Nei giorni scorso il Commissario Ue alla Società dell’Informazione, Viviane Reding, ha licenziato la proposta di regolazione del roaming internazionale. La m
ateria è  altamente controversa, e si è contraddistinta per una fortissima deriva populista che ha cavalcato il tema “prezzo” lasciando in disparte molte altre importanti considerazioni. Fra queste, ed è il filo del mio intervento, quella meno trattata ma a mia giudizio più rilevante -ancor più dei prezzi- riguarda l’impatto sulla concorrenza.

 

Tre sono gli elementi del ragionamento che svolgerò:

  1. Il male. I prezzi effettivamente elevati del roaming sono stati messi alla gogna. Ma un prezzo anche elevato è necessariamente un male?

  2. Il rimedio. La Commissione ha valutato che il male fosse chiaro, ed ha di conseguenza individuato il rimedio ritenuto più corretto.

  3. La Policy. L ‘asse regolatori/consumatori potrebbe implicare diverse conseguenze concorrenziali per le telecomunicazioni, in particolare  nel confronto fra fissi e mobili. 

1. Il male
 

Il dibattito ha assunto da subito un tono “pro-consumeristico”, lasciando in ombra – ma sarebbe meglio dire nel buio pesto – la  componente strategico/aziendale. Ad esempio:

 

Insomma, la Commissione sposa l’idea che  le singole componenti dei servizi di telefonia mobile non possano dare margini “superiori alla media”, avallando così una policy di “pick and choose”. Siamo davvero sicuri che una policy siffatta sia positiva per concorrenza e consumatori?

 

2. Il rimedio

 

 

Stabilito che prezzi elevati del roaming sono “il male”, la Commissione ha individuato il criterio di intervento. La scelta è giunta a conclusione di un percorso travagliato, caratterizzato da indecisioni e contrasti interni. In generale, l’aspetto che più è stato sottolineato e contestato è dato dall’intervento sui prezzi retail in un business unanimemente giudicato competitivo. Emerge inoltre un tema di “policy location” che vede contrapposti Bruxelles da un lato, le Autorità nazionali di settore dall’altro. Se anche fosse accettato che l’intervento “centrale” è il rimedio giusto al “male” individuato, un tema strettamente di impostazione regolatoria, rimangono alcuni nodi:

 

 

In sintesi: l’MTR costituisce un criterio dirigistico, che vincola seriamente le strategie di differenziazione e comprime lo sprone alla competizione. Non sarebbe stato più efficace imporre obblighi di trasparenza (del tipo TAN/TAEG sui servizi finanziari), finalizzati a dare ai consumatori un parametro immediato sul livello della variabile prezzo?

  

3. La policy

 

Il Commissario Reding ha voluto dare una forte impronta “consumeristica” alla proposta. E‘ possibile dare una lettura diversa?

Come sintesi di questo terzo punto: rispetto ad una policy dichiaratamente antinflazionistica, chi si sente di escludere l’ipotesi che il benessere del consumatore sia semplicemente un paravento mediatico dietro al quale si gioca la partita della struttura dell’offerta delle TLC del futuro?

   

4. Conclusioni

 

 

E’ assolutamente chiaro che, se si enuclea il singolo servizio dall’insieme (una logica, questa, che abbiamo visto essere inaccettabile nell’ottica competitivo/aziendale), il male c’e’. Le imprese hanno tenuto un comportamento miope, che ha certamente infastidito la Commissione; ancor peggio, si dice, si è comportata la loro associazione (GSM Association). E nel momento in cui il focus dei media si e’ concentrato sui prezzi gli operatori hanno, di fatto, perso la battaglia.

 

Ma il rimedio è peggio del male. E se dovessi dire “dove” è peggio, mi soffermerei, fra gli altri, su tre aspetti:

  1. il rimedio e’ sbagliato in quanto la diagnosi del male e’ sbagliata;

  2. il rimedio e’ potenzialmente (nella misura in cui dovesse aprire la strada ad interventi chirurgici su ogni servizio di elevata redditività/prezzo) catastrofico per i mobili, in quanto li indebolisce nel confronto in corso con i fissi;

  3. la policy scelta dalla Signora Reding e’ favorevole alla concorrenza? Domanda molto retorica, almeno tanto quanto il calcolo politico del Commissario.

    Consulta il profilo Who is who di Sandro Frova

 

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