L’intervento UE sui prezzi del roaming internazionale: il rimedio è peggio del male

di di Sandro Frova (Professore ordinario di Finanza Aziendale - Università Bocconi) |

Unione Europea


Sandro Frova


Nei giorni scorso il Commissario Ue alla Società dell’Informazione, Viviane Reding, ha licenziato la proposta di regolazione del roaming internazionale. La m
ateria è  altamente controversa, e si è contraddistinta per una fortissima deriva populista che ha cavalcato il tema “prezzo” lasciando in disparte molte altre importanti considerazioni. Fra queste, ed è il filo del mio intervento, quella meno trattata ma a mia giudizio più rilevante -ancor più dei prezzi- riguarda l’impatto sulla concorrenza.

 

Tre sono gli elementi del ragionamento che svolgerò:

  1. Il male. I prezzi effettivamente elevati del roaming sono stati messi alla gogna. Ma un prezzo anche elevato è necessariamente un male?

  2. Il rimedio. La Commissione ha valutato che il male fosse chiaro, ed ha di conseguenza individuato il rimedio ritenuto più corretto.

  3. La Policy. L ‘asse regolatori/consumatori potrebbe implicare diverse conseguenze concorrenziali per le telecomunicazioni, in particolare  nel confronto fra fissi e mobili. 

1. Il male
 

Il dibattito ha assunto da subito un tono “pro-consumeristico”, lasciando in ombra – ma sarebbe meglio dire nel buio pesto – la  componente strategico/aziendale. Ad esempio:

 

  • nella telefonia mobile troviamo una fortissima dispersione dei margini di profitto su diversi servizi: ad esempio, SMS, costi di ricarica, roaming (e in precedenza terminazione FM) danno margini più elevati rispetto ad altri servizi; è cosa nota, da sempre, a tutti. Vi è in ciò qualcosa di male? Se non è il risultato di comportamenti anticompetitivi, no; e nel roaming anni di indagini UE non hanno condotto ad alcuna evidenza su comportamenti abusivi. Inoltre, aspetto questo che i media non hanno in alcun modo ripreso, dove sta scritto che singole componenti di prezzo di prodotti/servizi venduti unitariamente debbano essere colpite da interventi d’imperio? Chi si sognerebbe di imporre alle case automobilistiche di abbassare i prezzi di alcuni optional delle auto nuove, ovviamente molto superiori agli effettivi costi, o di imporre alle compagnie aeree di abbassare i prezzi della prima o della prima classe?

  • Ancora, nella telefonia mobile troviamo una fortissima dispersione della redditività fra diverse imprese. La generale tendenza alla riduzione dei margini si innesta su diversi livelli di profitto in un momento di “ridefinizione strategica” dell’industria, che vede i concorrenti optare per modelli di business non univoci. Qualcuno ha pensato che un intervento così draconiano potrebbe avere effetti diversi sulle imprese a seconda delle loro strategie?

  • Si consideri poi che, dati gli enormi investimenti, margini alti in assoluto si traducono in ritorni sul capitale per alcuni soddisfacenti, per altri molto positivi, ma non stratosferici;  una recente analisi di Credit Suisse mostrerebbe che negli ultimi due anni il ROCE (ritorno sul capitale investito) medio nei diversi paesi europei è stato inferiore al WACC (costo medio ponderato del capitale).

Insomma, la Commissione sposa l’idea che  le singole componenti dei servizi di telefonia mobile non possano dare margini “superiori alla media”, avallando così una policy di “pick and choose”. Siamo davvero sicuri che una policy siffatta sia positiva per concorrenza e consumatori?

 

2. Il rimedio  

 

Stabilito che prezzi elevati del roaming sono “il male”, la Commissione ha individuato il criterio di intervento. La scelta è giunta a conclusione di un percorso travagliato, caratterizzato da indecisioni e contrasti interni. In generale, l’aspetto che più è stato sottolineato e contestato è dato dall’intervento sui prezzi retail in un business unanimemente giudicato competitivo. Emerge inoltre un tema di “policy location” che vede contrapposti Bruxelles da un lato, le Autorità nazionali di settore dall’altro. Se anche fosse accettato che l’intervento “centrale” è il rimedio giusto al “male” individuato, un tema strettamente di impostazione regolatoria, rimangono alcuni nodi:  

 

  • la regolazione interviene in situazioni di market failure, ed in tal senso incide di norma (qui semplifico davvero molto) sui prezzi fra imprese, non sui prezzi delle imprese;

  • quando si va ai prezzi delle imprese si entra nel terreno dei price controls, tipicamente un terreno antinflazionistico;

  • è legittimo avere dubbi sulla correttezza di interventi di limitazione dei prezzi nel contesto attuale della telefonia mobile, unanimemente ritenuto competitivo?

  • è legittimo avere dubbi sul metodo proposto, ovvero l’individuazione di un Average Mobile Termination Rate (MTR): un “medione” europeo, un prezzo per tutti? Si sono valutate le implicazioni di questa scelta? Si è considerato che, ove applicato in questo modo, il prezzo unico del roaming potrebbe portare a situazioni di arbitraggio indesiderate? Le esperienze passate di interventi di controllo dei prezzi con imposizione di prezzi uguali per tutti hanno dimostrato senza ombra di dubbio che il risultato è, nel breve/medio un mix di minore efficienza, minor concorrenza, minor innovazione; e nel medio lungo, quando il cap viene rimosso, la progressiva uscita di concorrenti  che si erano adagiati in un mercato in cui veniva meno la concorrenza di prezzo (si pensi al cemento in Italia negli anni 70);

  • infine, ma in ottica aziendale è probabilmente l’aspetto più dirompente, il prezzo unico uccide la differenziazione: è questo il risultato che si vuole ottenere?

In sintesi: l’MTR costituisce un criterio dirigistico, che vincola seriamente le strategie di differenziazione e comprime lo sprone alla competizione. Non sarebbe stato più efficace imporre obblighi di trasparenza (del tipo TAN/TAEG sui servizi finanziari), finalizzati a dare ai consumatori un parametro immediato sul livello della variabile prezzo?

  

3. La policy

 

Il Commissario Reding ha voluto dare una forte impronta “consumeristica” alla proposta. E‘ possibile dare una lettura diversa?

  • Che si tratti di un intervento punitivo per l’industria delle TLC mobili è ovvio: non si guarda alla concorrenza, che c’è, ma si pone enorme enfasi, con immediato ritorno politico, sulla riduzione del prezzo del servizio di roaming per i consumatori.

  • Non si può fare a meno di notare come, al contempo, lo stesso Commissario Reding non nasconda una forte preferenza per la deregolamentazione del business fisso/dati (peraltro in un contesto di convergenza F/M) ed abbia in diverse occasioni auspicato la nascita di campioni europei (magari pensando di contrapporli a colossi extra-europei, ma questo non muta la critica di fondo: campioni europei che “emergono” dalla legacy monopolistica non fa presagire nulla di buono).

  • In termini di “scontro competitivo intra-industry” la policy UE parrebbe dunque delineare uno scenario favorevole a pochi operatori fissi dominanti, sfavorevole agli “altri” operatori fissi  ed ai mobili. Una situazione che, se confermata, potrebbe inoltre portare ad una sorta di corto circuito regolatorio con le NRAs e con le antitrust.

Come sintesi di questo terzo punto: rispetto ad una policy dichiaratamente antinflazionistica, chi si sente di escludere l’ipotesi che il benessere del consumatore sia semplicemente un paravento mediatico dietro al quale si gioca la partita della struttura dell’offerta delle TLC del futuro?

   

4. Conclusioni  

 

E’ assolutamente chiaro che, se si enuclea il singolo servizio dall’insieme (una logica, questa, che abbiamo visto essere inaccettabile nell’ottica competitivo/aziendale), il male c’e’. Le imprese hanno tenuto un comportamento miope, che ha certamente infastidito la Commissione; ancor peggio, si dice, si è comportata la loro associazione (GSM Association). E nel momento in cui il focus dei media si e’ concentrato sui prezzi gli operatori hanno, di fatto, perso la battaglia.

 

Ma il rimedio è peggio del male. E se dovessi dire “dove” è peggio, mi soffermerei, fra gli altri, su tre aspetti:

  1. il rimedio e’ sbagliato in quanto la diagnosi del male e’ sbagliata;

  2. il rimedio e’ potenzialmente (nella misura in cui dovesse aprire la strada ad interventi chirurgici su ogni servizio di elevata redditività/prezzo) catastrofico per i mobili, in quanto li indebolisce nel confronto in corso con i fissi;

  3. la policy scelta dalla Signora Reding e’ favorevole alla concorrenza? Domanda molto retorica, almeno tanto quanto il calcolo politico del Commissario.

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