Tlc: l’erba del vicino è sempre più verde? Pro e contro delle strategie di espansione degli incumbent

di Alessandra Talarico |

Europa


Telecomunicazioni

Il famoso proverbio ‘l’erba del vicino è sempre più verde’ sembra adattarsi bene alla situazione di molti incumbent della telefonia europea che, di fronte alla saturazione e alla pressione regolatoria sui rispettivi mercati domestici, sembra non abbiano altra strada che l’espansione oltre confine.

 

Non tutto, però, è così semplice, poiché se investire all’estero può rappresentare una buona cura per contrastare il declino dei profitti sui mercati domestici, ci sono anche molte incognite da tenere in considerazione.

Gli incumbent europei somigliano ormai veramente poco ai monopoli statali che erano fino a poco più di dieci anni fa e si sono ormai trasformati in player regionali se on globali.

 

La scelta è stata a dir poco obbligata poiché a causa di un mix di fattori – declino dei profitti legati alla rete fissa, rallentamento della crescita nel mobile, guerra dei prezzi nella banda larga, impatto regolamentare – la maggior parte degli incumbent trova ormai sempre più difficile generare crescita sui mercati domestici.

Nel 2005, ad esempio, la crescita dei ricavi si è fermata allo 0,1% su base annua, mentre un ambiente sempre più competitivo ha anche portato a un aumento consistente delle spese di marketing.

 

Se le cose sui mercati domestici non vanno benissimo, gli incumbent hanno registrato lo scorso un aumento medio del 22% nei ricavi internazionali, che hanno rappresentato nel 2005 il 38% del totale, rispetto a un’incidenza del 33% l’anno precedente.

 

Si potrebbe dunque ben dire che i mercati internazionali – in particolare le economie emergenti – rappresentino ormai un driver di crescita essenziale per gli operatori storici che possono approfittare di una pressione regolatoria minore rispetto ai loro mercati domestici.

Rispetto ai player locali, gli incumbent possono inoltre sfruttare il vantaggio competitivo guadagnato dall’esperienza maturata ‘a casa’, proponendo piattaforme e servizi già ben rodati in un nuovo contesto meno competitivo e regolamentato.

 

La norvegese Telenor, ad esempio, ha messo a punto la strategia ‘Mobile Way’ per massimizzare le sinergie delle sue disparate operazioni internazionali, mentre la spagnola Telefonica si è concentrata essenzialmente sull’America Latina, che ha legami storico-culturali con la Spagna molto forti e ha dunque offerto terreno fertile per le sue attività.

 

Queste operazioni hanno permesso ai due operatori europei di crescere all’estero in maniera significativa e di raggiungere una portata globale che non avrebbero potuto raggiungere altrimenti.

 

Ma niente di tutto questo arriva senza rischio.

Come avviene per tutti gli investimenti, un alto potenziale di successo implica anche maggiori incognite, rappresentate nella fattispecie dall’incertezza politica ed economica associata con le fluttuazioni dei tassi di cambio che – ha spiegato l’analista Ovum Cesar Bachelet – “possono trasformare un aumento dei ricavi nella valuta locale in una perdita, appena convertito nella valuta della compagnia”.

 

I rischi sono rappresentati anche dalla definizione meno precisa delle regole di corporate governance: lo hanno sperimentato, ad esempio, Telenor e Deutsche Telekom rispettivamente in Russia e Polonia, dove sono state coinvolte in dispute legali con i player locali.

 

Quando un operatore decide di espandersi all’estero diventa poi cruciale l’approccio con il nuovo mercato: partire da zero, come ha fatto TIM in Brasile può richiedere meno costi nella fase iniziale ma rivelarsi un’arma a doppio taglio sul lungo periodo, alla luce degli alti investimenti richiesti per guadagnare terreno e raggiungere una dimensione adeguata.

 

L’acquisto di un asset già ben impiantato nella dimensione locale, d’altro canto, può rivelarsi una mossa vincente, ma bisogna fare attenzione a non pagare una cifra eccessiva per aggiudicarselo.

 

Non è, dunque, una decisione semplice da prendere e, ha concluso Bachelet, “ogni incumbent deve valutare attentamente pro e contro alla luce della sua situazione individuale: la soluzione ideale per uno, infatti, potrebbe rivelarsi totalmente infruttuosa per un altro”.

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