Scripta manent, ma solo se sul web. Internet più longevo della carta, 36 ore la vita media di una notizia

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Quanto ci mette una notizia a invecchiare sul Web? Molto più di quanto si pensava. Chi lavora nel mondo dell’informazione, da sempre preoccupato per il ciclo di vita di una notizia, apprende a sorpresa che la vita media di una notizia pubblicata su internet è di 36 ore, molto di più di quanto fino ad ora ritenuto.

 

La natura del Web avrebbe fatto presagire altri risultati, con una media molto più bassa per notizia, intorno alle 2-4 ore, ma uno Studio pubblicato sul numero di giugno della Physical Review, rivista dell’American Physical Society e ripreso dal New York Times, smentisce questa convinzione e asserisce che ci vuole molto più tempo prima che i lettori di notizie sul Web perdano interesse per una storia.

 

Più precisamente, 36 ore è il periodo di tempo che impiega la metà dei lettori totali di un articolo online per leggere il testo. Ovvero, il tempo che intercorre tra il clic del primo lettore di una notizia appena comparsa su internet e il clic del lettore che si trova a metà della catena degli utenti totali, dopo il quale la notizia viene considerata ‘in scadenza’.

 

Trentasei ore di vita è un intervallo di tempo di proporzioni bibliche per il frenetico mondo dell’informazione, e soprattutto dell’informazione online. Basti pensare che il quotidiano cartaceo, che per le esigenze pratiche legate alla stampa e alla distribuzione è il pachiderma dei mezzi di informazione, già dal mattino al pomeriggio viene considerato vecchio. A chi interessa il giornale del giorno prima? Si diceva un tempo che serviva solo a incartare il pesce, ma se la notizia è in internet interessa a molti, secondo lo Studio.

 

La Ricerca è stata condotta da Albert-Laszlo Barabasi, della University of Notre Dame in Indiana, e ha per titolo The Dynamics of Information Access on the Web. Il dottor Barabasi ha monitorato per un mese ogni clic su un importante sito ungherese di notizie e intrattenimento, origo.hu.

 

Secondo Barabasi molto spesso i visitatori tendono a leggere solo i titoli, per tenersi informati e solo successivamente si dedicano all’approfondimento della notizia leggendo l’articolo.

Osservando il comportamento di un singolo internauta – ha spiegato – notavamo brevi periodi con molti clic, seguiti da lunghi periodi senza alcun accesso“.

 

La Ricerca suggerisce nuovi modi di “riciclare” articoli vecchi per la stampa tradizionale, ma che possono trovare nuova vita in rete.

In base ai risultati della Ricerca, Barabasi suggerisce di promuovere più a lungo le notizie sul web, rendendo più facile il recupero delle news scomparse dalle homepage.

Secondo il ricercatore, una peculiarità della lettura di notizie su internet è proprio l’intermittenza che alterna alla gran parte della giornata in cui si sta lontani dalla rete, momenti di esplosione di interesse quando ci si trova di fronte allo schermo. Sarebbe questa abitudine a garantire la maggiore tenuta delle notizie online.

 

“E’ interessante osservare come i lettori trovino ciò che gli interessa sul web“, commenta Jennifer Sizemore del portale MSNBC.com: “Sulle notizie principali c’è sempre parecchio traffico, ma capita che una storia di secondo piano improvvisamente interessi a molte persone. A volte anche per una settimana intera”.

Può succedere che, nel gran numero di informazioni presenti sui siti online, il singolo visitatore impieghi parecchio tempo per trovare ciò che gli interessa.

 

Neil Budde, direttore generale di Yahoo News, sostiene che il suo sito deve fare i conti con diverse tipologie di utenti: i visitatori frequenti, sempre in cerca di novità e i visitatori meno frequenti che spesso hanno bisogno di avere un maggiore controllo delle news anche a giorni di distanza.

“Per fornire un servizio personalizzato – dice Budde – l’ideale sarebbe ricostruire un tracciato delle precedenti visite di un lettore e proporgli un pacchetto informativo appositamente selezionato”. (r.n.)

 

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