Vodafone vs Telecom: svelate le ragioni alla base della richiesta del maxi risarcimento

di Alessandra Talarico |

Vimercati: 'Mentre sul mobile la concorrenza c'è, sul fisso c'è ancora strada da fare'

Italia


Vodafone

Un risarcimento danni di 525,2 milioni di euro e una serie di misure volte a inibire il prosieguo di attività illecite e lesive della concorrenza.

Queste le richieste presentate da Vodafone Italia all’indirizzo dell’ex monopolista Telecom Italia davanti alla Corte d’Appello di Milano, dopo che per diverse volte, negli ultimi mesi, la società britannica aveva lanciato l’allarme sul rischio di estensione della posizione dominante dal settore della telefonia fissa a quello mobile.

 

In sostanza, Vodafone ha chiesto l’imposizione tempestiva di misure in grado di garantire il “ripristino di condizioni di effettiva concorrenza nei mercati interessati”.

Tra queste, l’obbligo di separazione “fisica e logica” tra le banche dati relative alle attività nella telefonia fissa e quelle mobili, al fine di “impedire l’illegittima condivisione di informazioni”.

 

Secondo l’accusa di Vodafone, infatti, Telecom Italia ha sfruttato le informazioni in suo possesso come gestore di telefonia fissa per attuare una vera e propria ‘schedatura‘ dei clienti e proporre “offerte mirate di servizi di comunicazione mobile e di servizi integrati fisso-mobile”, nonché per competere nel mercato della telefonia mobile con offerte non replicabili (TIM Famiglia, One Office Solution, Unico).

 

Vodafone chiede inoltre che la Corte imponga a Telecom l’obbligo di accesso alle banche dati dei clienti di telefonia fissa, “a condizioni di parità rispetto alle condizioni applicate per l’accesso ai dati medesimi da parte della propria divisione mobile”, nonché l’obbligo di non formulare “offerte commerciali sul mobile combinate ad offerte sul fisso, o in ogni caso facenti leva su vantaggi promozionali nell’offerta di servizi di rete fissa per incentivare l’acquisto di servizi di rete mobile”.

 

La richiesta di queste misure, sottolinea Vodafone, nasce dall’esigenza di porre fine all’anomala situazione – unica nel suo genere in Europa – posta in essere in seguito alla fusione tra Telecom e la divisione mobile TIM.

 

La fusione, spiega ancora Vodafone, ha permesso a Telecom di disporre di informazioni privilegiate sulle abitudini di consumo dei 24 milioni di clienti di rete fissa ignote ai concorrenti di telefonia mobile e, di conseguenza, ha consentito all’ex monopolista – che ancora oggi controlla l’80% del mercato fisso e il 95% della banda larga – di offrire promozioni mirate dei servizi TIM, volte a sottrarre clienti alla concorrenza.

 

“Non solo – aggiunge Vodafone – Telecom è altresì in grado di sapere, attraverso l’analisi dei profili di consumo e delle direttrici di traffico, se si tratta di clienti che abbiano frequenti chiamate verso o da telefoni cellulari, per i quali risultino particolarmente appetibili offerte combinate di servizi fissi e mobili…come anche di individuare se si tratti di clienti con elevato profilo di spesa, e buoni pagatori”.

 

Le prove di queste accuse sono fornite da diverse fonti, tra cui una ricerca Eurisko che dimostra chiaramente che Telecom ha utilizzato le informazioni sul traffico dei propri clienti “per selezionare gli obiettivi delle attività di telemarketing al fine di promuovere i propri servizi mobili a danno degli operatori concorrenti”.
La ricerca mostra infatti che le attività di telemarketing di telecom sono specificamente rivolte a coloro che utilizzano per la telefonia cellulare sia TIM che Vodafone, piuttosto che a coloro che utilizzano solo TIM.

 

Per quanto riguarda invece l’offerta Teleconomy Famiglia One Office Solution, Vodafone sottolinea che “la formulazione contestuale delle due offerte di TI e TIM fa ritenere che le stesse siano state concepite contestualmente nell’ambito di una medesima strategia in virtù della condivisone di informazioni privilegiate riservate rafforzando quindi la posizione dominante di TI ed estendendola al mercato del mobile”.

 

Vodafone denuncia infine l’utilizzo del servizio 187 come canale promozionale dei servizi Telecom. Attività svolta grazie anche alle precedenti ‘profilature’ dei clienti basate sulle abitudini di traffico e che ha permesso di offrire sconti a tutte quelle aziende che avessero deciso di abbandonare Vodafone per passare a Tim.

 

Grazie a queste pratiche commerciali illecite Telecom avrebbe registrato un forte incremento – “assolutamente anomalo e fuori da qualsiasi logica di mercato”, spiega Vodafone – dei nuovi abbonamenti che si sono attestati, nel primo trimestre 2006 al 17%, contro il 10,6% dello stesso periodo del 2005.

Di conseguenza, nell’azione civile Vodafone ha chiesto l’inibitoria delle condotte abusive e un risarcimento dei danni conseguenti di 525,2 milioni di euro.

 

Non si tratta, conclude Vodafone, di una contrapposizione puramente imprenditoriale: il ripristino delle condizioni di parità concorrenziale è fondamentale per lo sviluppo del mercato dei servizi integrati fisso-mobile e di una sana competitività “a beneficio dei consumatori e della crescita complessiva del mercato”.

 

Oltre all’azione civile depositata presso il Tribunale di Milano, Vodafone ha anche denunciato nuovamente Telecom all’Antitrust per abuso di posizione dominante e in una lettera al Garante della Privacy ha stigmatizzato queste azioni come violazione della disciplina di tutela dei dati personali.

 

L’azione giudiziaria di Vodafone si inserisce in un’ampia battaglia avviata dagli operatori tlc concorrenti di Telecom Italia, tutti in prima fila a chiedere alle Autorità di garantire condizioni paritarie per una sana competizione sul mercato, proprio nel momento in cui in Italia e in Europa si dibatte sull’opportunità di allentare la presa regolamentare nel settore.

 

A questo proposito, il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni ha spesso ribadito che a suo giudizio non è questo il momento per una vacanza della legislazione in un settore in così rapida evoluzione come quello delle tlc.

“C’è ancora bisogno di regole ex ante, non ci si può solo affidare agli interventi ex post delle Autorità che pure sono preziosi”, ha spiegato il Ministro, cui ha fatto eco il sottosegretario per le Comunicazioni Luigi Vimercati, secondo cui a fronte di un mercato mobile altamente concorrenziale, “sul mercato fisso c’è ancora tanta strada da fare”.

 

Anche per Stefano Parisi, amministratore delegato di Fastweb, la proposta di deregulation avanzata dalla Commissione non può essere condivisa proprio perchè è evidente che in Italia e in Europa i vecchi monopoli delle tlc “faticano a morire”.

 

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