La calda estate del roaming: domani la decisione della Ue, mentre gli operatori creano un sito per tenere d’occhio i prezzi

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Viviane Reding

Continua a tenere banco in questa calda estate mondiale – con milioni di persone pronte a partire per le vacanze – il tema del roaming, ovvero delle tariffe praticate dagli operatori per permettere agli utenti di fare e ricevere telefonate quando viaggiano all’estero.

 

Mentre è attesa per domani la presentazione ufficiale della proposta di regolamentazione fortemente voluta dal Commissario Ue ai media e alla società dell’informazione Viviane Reding, gli operatori provano un’ultima mossa per evitare il peggio, pubblicando un sito internet che raccoglie le tariffe praticate da 75 aziende telefoniche della Ue.

 

Il sito – spiega la GSMA – “permette ai consumatori europei di trovare le tariffe migliori per fare e ricevere telefonate quando viaggiano all’estero”, sulla falsariga di quello pubblicato nell’ottobre dello scorso anno dalla Commissione, per fare chiarezza nella selva delle tariffe praticate dagli operatori quando un utente fa una chiamata da un paese che non è il suo.

 

Disponibile in sei lingue, il sito – sviluppato da GSM Europe (GSME) col sostegno dell’ERG (European Regulators Group) – mette a disposizione le tariffe praticate dagli operatori europei per fare o ricevere una telefonata di due minuti nell’ora di punta verso o da un telefono fisso e i costi per inviare o ricevere un sms all’estero “con informazioni sempre aggiornate direttamente dall’industria”.

 

Saranno anche chiare e aggiornate le informazioni sul sito, ma i prezzi restano comunque sconcertanti. Un esempio su tutti – sull’onda dei mondiali – un italiano che dalla Germania ha effettuato una chiamata di due minuti verso casa con la Tim ha pagato 1,38 euro, per inviare un sms ha pagato 0,29 euro e soltanto per ricevere una chiamata ha speso 1,28 euro.

 

Ancora, decisamente, troppo.

 

Se l’ERG, intanto, continua a caldeggiare la creazione di un ‘indice dei prezzi al dettaglio’ come rimedio principale al caro-tariffe, la Commissione si è congratulata con gli operatori per aver seguito il “buon esempio” di Bruxelles, ma ha anche ricordato che il codice di condotta della GSMA prevedeva “l’obbligo per gli operatori di pubblicare le tariffe di roaming su internet già dal 2001”.

 

Una mossa – quella di creare un indice aggiornato delle tariffe – giudicata dunque un po’ tardiva e che dimostra come, senza l’intervento minaccioso della Commissione, “il settore non avrebbe mai fatto passi avanti verso la trasparenza e il beneficio per gli utenti”, ha ricordato il portavoce del Commissario Reding, Martin Selmayr, sottolineando come le recenti iniziative degli operatori non sono state altro che “fumo negli occhi”.

 

Il mercato del roaming vale all’incirca 8,5 miliardi di euro, per un servizio utilizzato da circa 147 milioni di utenti: secondo i calcoli della Ue gli utenti pagano un prezzo ingiustificatamente alto, pari fino anche al 70% in più rispetto ai costi effettivi del servizio.

Secondo le cifre in mano alla Commissione, da marzo a giugno i costi del roaming sono rimasti invariati nell’80% dei casi, mentre sono addirittura aumentati nel 6% dei casi esaminati.

 

Si rincorrono, nel frattempo, le indiscrezioni riguardo i dettagli della proposta di regolamentazione che verrà presentata domani a Bruxelles e che dovrebbe garantire agli utenti risparmi per almeno 7 miliardi di euro, anche se gli operatori si lamentano che a loro provocherà perdite per almeno 4,3 miliardi.

Se per il Financial Times la Ue adotterà una misura molto più ‘light’ di quanto preventivato in un primo tempo, secondo ‘fonti qualificate’ riportate dalle agenzie italiane, la Commissione – risolte le controversie interne grazie all’intervento del presidente della Commissione, José Manuel Barroso – userà invece il pugno duro.

 

Tra le misure previste, come annunciato dalla Reding, un tetto del 30% per i margini di profitto delle compagnie telefoniche rispetto ai costi delle chiamate in roaming.

Il price cap dovrebbe essere applicato sia alle tariffe all’ingrosso (quelle che gli operatori praticano l’uno all’altro per l’uso delle proprie reti da parte di utenti esteri) che a quelle al dettaglio, quelle praticate agli utenti finali.

 

Ed è su questo punto che si sono avuti gli scontri maggiori in Commissione, dal momento che un gruppo di commissari – capeggiati da Peter Mandelson (commercio) e Günter Verheugen (impresa e l’industria) hanno fatto quadrato contro la decisione della Reding, sostenendo che un eccesso di regolazione potrebbe danneggiare la competitività e la capacità di innovazione degli operatori mobili europei.

 

Il tetto del 30% dovrebbe poi valere anche per le chiamate ricevute in roaming che non saranno dunque rese completamente gratuite come voleva la Reding ma dovrebbero costare pochi centesimi di euro in più rispetto al loro costo effettivo che è di 5-10 centesimi.

 

L’industria sempre secondo quanto riportato dal Financial Times, avrebbe tuttavia ottenuto un allungamento dei tempi – da sei mesi a un anno – per l’applicazione dei tagli alle tariffe al dettaglio dopo l’adozione formale del regolamento.

 

Si tratta comunque di pure ipotesi, poiché la proposta definitiva dovrebbe essere presentata domani e solo allora si saprà se in seno alla Ue avrà prevalso l’ala ‘regolazionista’ – rappresentata tra gli altri anche dal vicepresidente Franco Frattini – o quella più liberista, secondo cui il provvedimento è troppo ‘frettoloso’ e non in linea con le politiche di Bruxelles, che applica sempre con molta cautela misure regolamentari sui mercati al dettaglio.

 

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