RFID: la Ue lancia una consultazione pubblica online

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


RFID

In che modo le tecnologie di identificazione a radiofrequenza (RFID) possono stimolare la competitività europea e migliorare la vita dei cittadini tutelando allo stesso i loro diritti fondamentali come quello alla privacy?

Per rispondere a queste domande coinvolgendo direttamente i cittadini, la Commissione europea ha lanciato sul sito internet “La vostra voce in Europa” una consultazione pubblica sul modo in cui essa può contribuire a garantire che l’utilizzo crescente dei dispositivi RFID si sviluppi nella maniera più trasparente e coerente possibile.

 

I dispositivi di identificazione a radiofrequenza sono comparsi sulla scena più di dieci lustri fa e sono destinati a sostituire a breve i codici a barre nei supermercati, offrendo grandissime opportunità alle imprese e alla società. Tuttavia la loro efficacia in materia di localizzazione, identificazione e tracciabilità solleva seri interrogativi sulla sicurezza e la privacy oltre che sulla loro interoperabilità tecnica e compatibilità a livello internazionale.

 

Una etichetta RFID memorizza infatti una vastità di informazioni che, via radio, vengono riversate ad un ricevitore, posto su un apparato, un palmare o su un telefonino. E, viceversa, un dispositivo portatile “dialoga” con persone e cose su cui è stata applicata la “tag”.

 

La Commissione – si legge in una nota – “intende evitare uno sviluppo frammentario della tecnologia e ha fissato un ambizioso calendario per la creazione di un ambiente politico che incoraggi l’utilizzo di questa tecnologia” annullando al contempo i dubbi dei cittadini, che temono una nuova intrusione tecnologica nelle loro vite.

 

Per dibattere questi temi, ma anche questioni relative alle norme e all’interoperabilità, alla compatibilità internazionale, all’assegnazione delle frequenze dello spettro radio e al futuro della tecnologia RFID, la Ue ha tenuto da marzo a giugno cinque seminari che hanno riscosso un grande interesse sia presso i cittadini e le associazioni di categoria che presso i rappresentanti delle imprese.

La partecipazione di vari gruppi di lavoro, di numerosi esperti di alto livello e di responsabili politici di paesi terzi, ha garantito ai seminari il riconoscimento a livello internazionale.

 

L’avvio della consultazione pubblica in linea segna l’inizio della seconda fase del dibattito aperto che permetterà – spiega la Commissione – “di conseguire un vasto consenso per stabilire se, e in quale misura, l’Europa abbia bisogno di un ambiente politico favorevole e stabile in grado di stimolare tutte le imprese a investire nella tecnologia RFID e di armonizzare sia le norme tecnologiche che l’assegnazione delle frequenze dello spettro radio, tutelando al tempo stesso il diritto alla riservatezza e alla sicurezza di ciascuno”.

 

Nell’ottica della Ue, le etichette RFID sono i precursori di un mondo in cui miliardi di oggetti e sensori interconnessi forniranno indicazioni sulla loro ubicazione, la loro identità e il loro passato.

 

“Dobbiamo cercare, con l’insieme della società, un consenso sul futuro della tecnologia RFID e fare in modo che tale tecnologia sia all’altezza del suo potenziale economico”, ha spiegato il Commissario per i media e la  società dell’informazione Viviane Reding, sottolineando come sia necessario “creare condizioni che favoriscano il suo utilizzo nell’interesse generale, permettendo ai cittadini di conservare il controllo dei loro dati”.

 

Per quanto riguarda il dopo-consultazione, per ottobre 2006 è prevista una conferenza durante la quale la Commissione presenterà a un pubblico di esperti e di responsabili politici i principali risultati delle sue iniziative e raccoglierà i pareri definitivi delle parti interessate in vista della preparazione della comunicazione al Parlamento europeo e al Consiglio.

 

Contestualmente, la Commissione sta intensificando gli scambi in materia di tecnologie RFID con gli Stati Uniti e i Paesi asiatici allo scopo di definire norme e pratiche di interoperabilità globalmente accettate in materia di riservatezza dei dati e di rispetto dei principi etici nell’applicazione della tecnologia e prevede infine finanziare, nell’ambito del prossimo Settimo programma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico, le tecnologie e le applicazioni innovative che permettano all’Europa di avvicinarsi ulteriormente alla “società dell’intelligenza ambiente“.

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