Roaming: verso un mercato unico europeo. La proposta della Ue per regolamentare le tariffe all’ingrosso e al dettaglio

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Roaming

“La Commissione non può permettere che le tariffe di roaming restino ingiustificatamente alte rispetto a quelle pagate nel proprio Paese. Perciò presenteremo a luglio una proposta imparziale, completa ed equilibrata che permetterà agli operatori mobili di definire le loro offerte in un contesto competitivo e agli utenti di non doversi più confrontare con bollette spropositate”.

 

Il Commissario Ue per i media e la società dell’informazione Viviane Reding è tornata sull’argomento roaming – che le sta a cuore come forse nessun altro – nel corso della Conference EVUA – Enterprise Virtual Private Networks Users Association – svoltasi a Bruxelles il 29 giugno.

 

In occasione dei mondiali di calcio è stato calcolato che il tipico ‘roamer’ spenderà circa 36 euro per l’invio di almeno 8 messaggi di testo, per fare una media di 10 telefonate, inviare magari anche qualche mms e ricevere 6 chiamate durante la sua permanenza in Germania.

 

Un servizio, quello del roaming, che rappresenta una vera e propria miniera d’oro per gli operatori mobili i cui costi non sono un salasso solo per gli appassionati di calcio, ma anche per tutti i turisti che si apprestano a partire per le vacanze estive e per le aziende, che devono sostenere i costi della mobilità dei propri dipendenti.

 

La Commissione è nella fase finale della preparazione di una nuova regolamentazione del settore che ha lo scopo di fare del mercato interno europeo un vero e proprio mercato domestico.

Una presa di posizione dettata dalla convenzione che i confini tra uno Stato e l’altro non debbano più rappresentare un costo esorbitante per privati cittadini e aziende.

 

“Il mio obiettivo – ha spiegato la Reding – è quello di promuovere lo sviluppo di un mercato unico europeo per i servizi di roaming. I prezzi del servizio non dovrebbero essere ingiustificatamente più alti di quelli pagati dagli utenti nel proprio Paese”.

 

Il mercato del roaming vale all’incirca 8,5 miliardi di euro: una buona notizia per gli operatori, un po’ meno bella per i circa 147 milioni di utenti – business e privati – che utilizzano il servizio.

 

Il problema dei costi del roaming non è certo nuovo: da diversi anni la Commissione esorta gli operatori ad abbassare i costi, ma questi ultimi hanno deciso di prendere provvedimenti solo negli ultimi mesi, sperando così di scongiurare una regolamentazione del settore.

 

Già nel 1999 la Commissione aveva avviato un’ampia inchiesta antitrust sui prezzi di roaming al dettaglio e all’ingrosso praticati in Europa, che ha portato all’apertura di vari procedimenti antitrust – in base alle disposizioni del trattato CE in materia di sfruttamento abusivo di posizione dominante (articolo 82) – contro gli operatori mobili di Germania e Regno Unito accusati di praticare tariffe di roaming internazionale all’ingrosso eccessive.

 

Inoltre, a partire dal 2004 la Commissione tiene sotto osservazione le due alleanze strategiche create per migliorare i servizi di roaming internazionale (“Starmap” e “Freemove”) per accertarsi che rispettino le disposizioni del trattato CE in materia di pratiche commerciali restrittive.

 

Parallelamente a questi procedimenti, dal dicembre 2004 – data in cui il gruppo dei regolatori nazionali del settore delle telecomunicazioni ha avviato un’inchiesta coordinata sui prezzi all’ingrosso del roaming internazionale che gli operatori mobili si praticano a vicenda – la Commissione tiene d’occhio anche i prezzi al dettaglio praticati per il roaming internazionale.

 

A ottobre del 2005, poi, la Commissione ha inaugurato un sito web per aiutare i consumatori a destreggiarsi nella selva dei prezzi.  

 

Il sito, ha dichiarato la Reding, “è stato per molte settimane il più visitato tra quelli della Ue”, ma è anche servito a evidenziare che i prezzi di roaming non sono affatto calati negli ultimi anni, anzi in alcuni casi sono perfino aumentati.

 

Il roaming internazionale differisce dagli altri servizi tlc per il fatto che l’utente compra il servizio di un operatore nel suo Paese, ma quando viaggia si connette alla rete di un operatore straniero che garantisce la possibilità di fare e ricevere chiamate con tariffe stabilite in base agli accordi stipulati all’ingrosso tra le società stesse.

La natura cross-border del servizio, in cui i fornitori del servizio sono situati in altro Stato rispetto agli utenti, spiega in parte la difficoltà per i regolatori nazionali di risolvere la questione delle tariffe.

 

A causa di queste difficoltà strutturali, la Ue ha deciso di avviare un processo di regolamentazione a livello comunitario, lanciando una consultazione in due fasi che ha dimostrato il supporto degli Stati membri, dei regolatori nazionali, delle associazioni dei consumatori e anche di alcuni operatori.

 

L’obiettivo di Bruxelles – battezzato “European Home Market Principle” – è quello di ‘livellare’ le tariffe praticate all’estero a quelle pagate nel proprio Paese.

 

“Il metodo per raggiungerlo – ha dichiarato la Reding – non è quello di fissare astrattamente un prezzo ideale a livello europeo, quanto quello di assimilare le tariffe del roaming internazionale a quelle nazionali con caratteristiche simili”.

 

In condizioni normali, ha aggiunto la Reding, “sarebbe sufficiente limitarsi a un intervento all’ingrosso, tuttavia a causa della complessità e della non trasparenza del mercato, i normali meccanismi non bastano”: ci sarà dunque anche un intervento al dettaglio, per garantire che i rimedi applicati a monte si riflettano anche a livello consumer.

 

La proposta avanzata dalla Reding prevede anche l’abolizione delle tariffe applicate a un consumatore che riceve una chiamata all’estero. Con margini del 300-400%, queste tariffe “sono a dir poco esorbitanti, nonché irragionevoli”.

 

Nelle scorse settimane molti operatori hanno deciso di tagliare le tariffe di roaming all’ingrosso e al dettaglio. Misure “benvenute”, ma che non sono ancora abbastanza.

“E’ chiaro che dopo molti anni in cui non si è ricevuta alcuna risposta, il mercato ha cominciato a muoversi solo dopo la minaccia di regolamentazione”, ha spiegato la Reding.

Convinzione suffragata dal fatto che molti degli annunci non sono stati seguiti da una chiara implementazione: “la maggioranza dei consumatori continueranno a pagare tariffe molto alte quest’estate in vacanza”, dal momento che gli operatori faranno partire i tagli, molto furbamente, dal prossimo autunno se non addirittura dal prossimo anno.

 

La misura proposta dalla Ue dovrebbe contribuire a far scendere le tariffe per un minuto di conversazione da 1 euro a 50 centesimi per i privati e al di sotto dei 33 centesimi per i clienti business.

 

“Introdurre il principio della tariffa domestica nella nuova regolamentazione Ue potrebbe essere un buon incentivo per l’industria mobile. Capisco che molti operatori siano contrariati ma alla lunga abbassare i costi farà alzare il livello d’uso” di un servizio che finora si è dimostrato solo un’esperienza frustrante, utilizzato solo da chi non può farne a meno, ha concluso la Reding.

 

La proposta formale della Ue sarà presentata il prossimo 19 luglio per poi essere inviata al Parlamento e al Consiglio ed avviarsi verso l’adozione entro la prima parte del prossimo anno.

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