Tlc: regolazione meno estesa e più efficace. Ma le proposte della Ue non convincono tutti

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Comunicazioni unificate

È partita ieri la consultazione pubblica sulle alternative strategiche per l’aggiornamento del quadro normativo per le comunicazioni elettroniche, risalente al 2002.

 

Dopo aver presentato la relazione sul funzionamento delle norme comunitarie, la Commissione ha segnalato i progressi ottenuti dall’apertura dei mercati nazionali delle telecomunicazioni alla concorrenza e ha proposto di abrogare gradualmente la regolamentazione ex ante in almeno 6 dei 18 segmenti di mercato delle telecomunicazioni esistenti, compresi quelli delle chiamate nazionali e internazionali.

 

Per quanto riguarda in particolare l’Italia, Bruxelles ha riscontrato effettiva concorrenza in due mercati su diciotto: quello dell’accesso e origine della chiamata dalle reti telefoniche pubbliche mobili e del settore all’ingrosso per il roaming internazionale su reti pubbliche mobili.

 

I mercati nei quali c’e’ più concorrenza sono quelli di Svezia (in 6 segmenti su 18), Finlandia, Austria (5) e Olanda (4). Situazione simile a quella italiana, invece, in Germania, Francia, Regno Unito e Spagna.

 

Il Commissario Viviane Reding, ha quindi espresso il suo parere sull’operato dell’Autorità italiana per le tlc, a cui dal prossimo anno spetterà la presidenza dell’Erg (European Regulator Group).

Secondo la Reding, l’Agcom sta svolgendo un buon lavoro per garantire la concorrenza nel settore, ed è “piuttosto veloce nell’applicazione dei rimedi”.

 

Questa celerità, tuttavia, rende la situazione “non molto equa” per le società italiane rispetto a quelle di altri paesi confinanti, “dove i rimedi non vengono applicati”, tanto che la Reding parla addirittura di “concorrenza sleale” e auspica che i rimedi “siano applicabili e comparabili ‘de facto’ per non avere questa distorsione della concorrenza che abbiamo oggi tra i vari mercati”.

 

La cosa positiva riscontrata in Italia, ha spiegato comunque il Commissario, “è che i mercati esaminati sono stati regolamentati”.

 

Non si sono fatte attendere le reazioni dell’industria a queste dichiarazioni, come quella dell’ad di Fastweb Stefano Parisi, secondo cui la valutazione della Reding è alquanto “singolare”, poiché sembra invitare l’Agcom “a rallentare l’attività di applicazione delle regole del mercato per non penalizzare l’incumbent”.

Sarebbe auspicabile – ha spiegato ancora Parisi – “che l’Autorità europea si concentrasse sulla effettiva apertura di tutti i mercati europei” e cercasse di spingere le altre Autorità a prendere esempio dall’efficienza dell’Agcom, “non il contrario”, anche perché è la stessa Reding a sottolineare che la mancanza di coerenza nella determinazione dei regolatori nazionali a porre rapidamente rimedio ai problemi relativi alla concorrenza “rischia di ripercuotersi gravemente sul mercato unico europeo. I ritardi rischiano di mettere gli operatori di altri paesi dell’UE in condizione di svantaggio”.

 

“Le norme comunitarie in materia di telecomunicazioni resteranno in vigore sono fino a quando non sarà stata conseguita un’effettiva concorrenza in tutti i mercati”, ha osservato la Reding, puntualizzando che “la concorrenza è già effettiva in un terzo di questi mercati, mentre nei restanti mercati occorre ora un’applicazione più efficiente, puntuale e coerente delle norme comunitarie”.

 

Secondo Parisi, tuttavia, il mercato europeo è molto lontano dal poter essere definito concorrenziale, poiché sussiste ancora una fortissima posizione dominante degli incumbent: “Telecom Italia – ha spiegato – detiene l’84% della quota di mercato nazionale della banda larga e il 95% degli accessi al servizio telefonia, analogamente a quanto avviene nella gran parte dei paesi europei. E’ pertanto importante mantenere una forte regolazione ex ante sia sul mercato all’ingrosso sia in quei mercati retail dove la posizione dominante ancora permane”.

 

Un giudizio, dunque, fortemente critico, quello di Parisi, secondo cui la proposta di revisione presentata dalla Commissione “non sembra guardare alle nuove frontiere del mercato delle telecomunicazioni, cioè alla convergenza fisso-mobile e a quella tra televisioni e telecomunicazioni”.

 

D’accordo sulla separazione strutturale tra rete e servizi, Stefano Quintarelli, presidente dell’Associazione Italiana Internet Provider, che indica la misura proposta dalla Reding per favorire la concorrenza come un “percorso obbligatorio su cui portare il neo monopolista, per poter dare, finalmente anche in Italia, una risposta adeguata ai problemi  legati alla concorrenza nel mercato delle telecomunicazioni”.

 

L’Italia, ha aggiunto Quintarelli, “è tristemente nota per essere agli ultimi posti per concorrenza su rete fissa”,situazione che non permette di allentare i nodi della regolamentazione, “proposta che può trovare terreno fertile solo in quei paesi dove si è già creata una effettiva concorrenza tra gli operatori”.

 

“Laddove si verifichi una mancata applicazione delle norme – ha concluso Quintarelli – ci aspettiamo che seguano adeguate procedure di infrazione per il trasgressore”.

Pietro Guindani, amministratore delegato di Vodafone Italia, si è invece pronunciato sull’inclusione dei servizi di terminazione su rete mobile e dunque anche i servizi Sms nei mercati soggetti a regolamentazione ex ante.

Per Guindani, “l’apertura alla competizione del mercato mobile in Italia è ormai una realtà” mentre le tariffe per i messaggi di testo sono scese in Europa del 10% dal 2005.

Ora, dunque, è piuttosto il momento di guardare con attenzione all’integrazione fisso-mobile “che al momento in Italia favorisce l’incumbent”.

 

Nelle sue valutazioni, la Commissione ha riscontrato che negli ultimi anni si è assistito nella maggior parte degli Stati membri alla comparsa di una forte concorrenza nella fornitura di servizi di chiamata nazionali e internazionali, ma in alcuni mercati – come quello della banda larga all’ingrosso – “la condizione complessiva della concorrenza è ancora troppo precaria per giustificare l’abrogazione della regolamentazione specifica”.

 

Per questo mercato, e per gli altri in cui si è riscontrata una situazione concorrenziale non soddisfacente, la Commissione chiede un’applicazione più efficace delle norme comunitarie, al fine di rafforzare la concorrenza in tutto il mercato unico.

In aggiunta, la Commissione chiede che le parti interessate esprimano il loro parere circa la possibilità di togliere altri due mercati dall’elenco di quelli per i quali si ritiene giustificata la regolamentazione: i mercati all’ingrosso dell’accesso e raccolta delle chiamate nelle reti telefoniche pubbliche mobili e il mercato dei servizi di radiodiffusione.

 

Positiva, per Viviane Reding, la valutazione complessiva delle norme in vigore in Europa che “costituiscono un chiaro esempio di successo nel campo della concorrenza, degli investimenti e degli interessi dei consumatori”.

“Ora – ha aggiunto – dobbiamo avere il coraggio di completare il processo d’apertura del mercato avviato negli anni ‘ 90″ , in un contesto in cui i confini nazionali sono diventati “superflui”, mentre gli operatori, gli innovatori in campo tecnologico, i prestatori di servizi e i cittadini “possono tutti trarre vantaggio dall’esistenza di un unico pacchetto di norme comunitarie attuate correttamente”.

 

Per sostenere il vantaggio competitivo dell’Europa nel settore delle telecomunicazioni, ha quindi concluso il commissario, sono indispensabili “una più forte concorrenza a livello transfrontaliero e un migliore accesso allo spettro radio, la materia prima della società dell’informazione”.

 

Tutte le proposte di riforma presentate oggi dalla Commissione saranno oggetto di una consultazione pubblica fino alla fine di ottobre 2006. In base alle osservazioni ricevute, la Commissione intende proporre misure legislative al Parlamento e al Consiglio alla fine del 2006, per adottare una raccomandazione rivista sui mercati rilevanti nel primo trimestre del 2007.

 

Entro il 19 luglio, ha confermato infine Bruxelles, verranno varate le nuove misure volte alla riduzione delle tariffe del roaming internazionale, visto che le iniziative portate avanti dagli operatori per scongiurare un intervento normativo non sono state ritenute sufficienti.

La Commissione ha spiegato di non voler definire “astrattamente” un prezzo ideale europeo, pur ribadendo la necessità di una regolazione sia all’ingrosso che al dettaglio.

“Alcuni operatori stanno rimuovendo i carichi alle tariffe per le chiamate ricevute all’estero – ha detto Reding – stiamo esaminando tali mosse che sono benvenute, ma credo che il mercato generalmente non ha fatto abbastanza”.

 

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