Roaming, la GSMA insiste: nuove regole a discapito della concorrenza. Ma per Gartner ‘il mercato non è sano’

di Alessandra Talarico |

Europa


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Continua in Europa il dibattito sulla nuova regolamentazione per calmierare le tariffe del roaming, dopo la presentazione ai vari dipartimenti della Commissione Ue di una nuova proposta meno rigida che pare escluda il principio della tariffa domestica e permetterebbe agli operatori di applicare il 30% in più per le chiamate da cellulare effettuate all’estero, in modo da avere un “ritorno ragionevole” sugli investimenti.

 

Mentre la GSMA, che si è più volte scagliata contro la possibilità di un intervento regolatorio a livello europeo, è tornata sull’argomento per ribadire le sue posizioni, la società di analisi Gartner va in direzione opposta, sostenendo che l’intervento del Commissario Viviane Reding è stato provvidenziale per calmierare le tariffe di un servizio che è “sinonimo di costi imprevedibili”.

 

Le società di telecomunicazioni, sotto la minaccia di nuove regole, hanno prontamente annunciato di voler ridurre volontariamente le tariffe ma, secondo l’analista Martin Gutberlet, nessuno si sarebbe mosso se non si fosse paventato l’intervento comunitario.

 

“La competizione nel mercato del roaming non era affatto sana prima dell’annuncio della Reding”, la cui determinazione a voler creare un set di regole a beneficio degli utenti-viaggiatori, ha avuto “un profondo effetto” sui costi associati al servizio.

 

Prima dell’intervento della Reding – che ha proposto un ‘taglio’ di almeno il 50% e l’applicazione del principio della ‘tariffa domestica’ – “i prezzi al dettaglio sono scesi in Europa di meno del 5% negli ultimi quattro anni”, ha spiegato Gutberlet, sottolineando come in seguito alla decisione della Ue il dato è passato all’8%.

 

“Gli operatori dovrebbero considerare più offerte, puntando su tariffe chiare e trasparenti”, ha continuato l’analista secondo cui allo stato attuale gli utenti non hanno possibilità di scelta.

Per quanto riguarda inoltre il roaming dati, le tariffe restano “proibitive”: per inviare un file di 4Mb dalla Spagna alla Gran Bretagna, si spende infatti all’incirca 60 euro. Pura follia.

 

Tutti i recenti annunci di riduzione dei costi su base volontaria non sono altro, conclude dunque Gutberlet, che tentativi volti a scongiurare l’intervento di regolamentazione.

 

La GSMA, che non ha voluto commentare le dichiarazioni e i dati Gartner, continua piuttosto a sostenere che la proposta di uniformare i prezzi del servizio su base europea “distorcerebbe un mercato già molto competitivo, caratterizzato da alti livelli di innovazione”.

 

L’imposizione di un price cap – cosa che non esiste, ad esempio nel settore aereo dove i prezzi non sono standardizzati – “ridurrebbe la competizione e l’innovazione, danneggiando un’industria che investe circa 15 miliardi di euro all’anno in nuove reti, prodotti e servizi”, insiste l’Associazione degli operatori.

 

Per il presidente della GSMA, Robert Conway, la proposta della Reding deriva da una “ideologia politica” in base alla quale si vorrebbero uniformare i prezzi di ogni servizio a livello europeo, “imponendo per legge quale debba essere il ritorno sugli investimenti”.

 

Ma questo atteggiamento – ha continuato Conway – “non tiene conto dell’enorme diversità dei contesti di business europei”. Per questo, gli operatori dovrebbero “essere liberi di offrire tariffe innovative e differenziate in base alla domanda” nei diversi mercati.

 

Fissare le tariffe sugli stessi livelli di quelle applicate a livello nazionale è una proposta “inappropriata poiché la maggior parte delle chiamate in roaming deve essere trasmessa su lunghe distanze”.

 

“Il roaming è un servizio premium per una ragione molto valida”, ha aggiunto Tom Phillips, Government and Regulatory Affairs Officer della GSMA.

Gestire le chiamate delle persone che si trovano al di fuori del loro paese sarebbe infatti un servizio fondamentalmente molto più complesso della normale routine nazionale.

“Una telefonata effettuata in roaming deve essere trasmessa attraverso la rete che l’utente utilizza in patria, anche se si sta chiamando un’altra persona che si trova nello stesso Paese”, ha spiegato Phillips.

La proposta di legislazione della Commissione, ha spiegato ancora la GSMA, “ignora l’attuale quadro normativo, che fornisce già ai regolatori gli strumenti per intervenire dove necessario”.

 

In base alle leggi comunitarie, infatti, i regolatori nazionali possono intervenire per regolare le tariffe di roaming all’ingrosso, nel caso in cui la concorrenza non stia funzionando adeguatamente.

 

“Diverse Authority nazionali hanno condotto indagini e deciso interventi”, ha ricordato la GSMA, sottolineando come gli operatori stiano già discutendo con la Commissione diversi aspetti della regolamentazione del mercato.

 

Per Conway, dunque, bisognerebbe che la Commissione valutasse attentamente l’impatto della sua proposta prima di andare avanti, e tenesse un’altra consultazione pubblica (l’ultima si è conclusa il 12 maggio).

 

Nelle scorse settimane, diversi operatori hanno deciso di dimezzare i costi del roaming all’ingrosso ed espresso la volontà di incaricare un ente indipendente per verificare che i tagli abbiano ripercussioni sul mercato al dettaglio.

 

Ma questo non è bastato alla Commissione Ue, che negli ultimi anni ha avvertito a più riprese gli operatori di un intervento regolatorio nel caso in cui i costi ‘ingiustificatamente alti’ non fossero scesi.

Il Commissario Reding, secondo cui “è inaccettabile che i consumatori vengano puniti sulle bollette solo perché varcano un confine”, ha inoltre ridimensionato i timori di chi crede che gli operatori, per recuperare i mancati guadagni sulle telefonate internazionali, aumenteranno i prezzi di quelle locali, mentre anche l’Agcom ha più volte sottolineato che i costi finali del roaming “sono irragionevoli e costituiscono un ostacolo allo sviluppo del mercato unico europeo delle comunicazioni elettroniche”.

 

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