Comunicazioni: frequenze, TDT, Sic. Al Convegno Isimm confronto sugli effetti della convergenza e dell’evoluzione tecnologica sul quadro regolamentare

di Raffaella Natale |

Italia


Comunicazioni

Ambiente multipiattaforma, convergenza delle comunicazioni, mercati che mutano rapidamente inseguendo la convergenza tecnologica. Questi gli argomenti sostanziali di cui si è discusso al Convengo Isimm su “Il nuovo sistema delle comunicazioni elettroniche tra competizione e convergenza” in occasione della presentazione del libro “Il nuovo ordinamento delle comunicazioni” di Fernando Bruno e Gilberto Nava.

Presenti i maggiori operatori del mercato media, tlc e Internet, ma anche addetti ai lavori, e per il governo il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni.

    

Contenuti sul telefonino, sul computer, si parla sempre più spesso della Tv declinata che si serve di diverse e plurime piattaforme per fare comunicazione.

Quadro regolamentare aperto e flessibile alla luce della radicale modifica della Direttiva Ue Tv senza Frontiere, che raccolga questi cambiamenti, e poi passaggio al digitale terrestre, questione delle frequenze, Sistema integrato delle comunicazioni (Sic); ma anche convergenza tecnologica, modelli di business, nuove strategie aziendali adeguate alle esigenze imposte dalla rivoluzione digitale.

I relatori si sono interrogati e hanno fornito suggerimenti per l’equilibrio dei mercati convergenti. È quindi necessario misurarsi con questo processo, avendo la capacità di coglierne gli aspetti essenziali e di prevedere le strategie volte a potenziarne e razionalizzarne lo sviluppo.

    

In questo contesto, il libro di Fernando Bruno e Gilberto Nava rappresenta un contributo particolarmente significativo per monitorare e seguire al meglio le dinamiche dei cambiamenti in atto.

I due autori hanno parlato di almeno tre difficoltà che si frappongono ad una ricostruzione sistematica e unitaria del nuovo quadro regolamentare

“La dicotomia tra la disciplina delle reti di comunicazione elettronica e la normativa in materia radiotelevisiva, che appare ancora lontano da un assetto organico e unitario; La seconda difficoltà chiama in causa gli scenari tecnologici e di mercato, fatalmente destinati a ricondurre entro un quadro di convergenza il diritto; La terza coinvolge l’aspetto istituzionale nell’ottica e nei limiti di ciò che si è inteso definire “un nuovo equilibrio di poteri e competenze”.

     

Mario Frullone, Direttore ricerche FUB e presidente del Consorzio Elettra2000, ha messo in luce un importante aspetto del libro di Bruno e Nava: il “deficit di coordinamento” tra gli organi preposti alla regolamentazione del settore.

Problema – ha sottolineato – che il nostro Paese deve cercare di risolvere, perché non possiamo permetterci di essere poco efficienti nella gestione dell’innovazione tecnologica”.

Frullone ha, quindi, salutato con soddisfazione l’annunciato catasto delle infrastrutture, da tempo auspicato, fondamentale per poter procedere ad una gestione più razionale ed accurata dello spettro televisivo.

  

Guido Salerno, Diretto generale FUB e membro dell’Advisory Board di key4biz, ha dato uno spaccato chiaramente tecnico del nuovo mercato delle comunicazioni all’insegna della convergenza. Illustrando i profondi cambiamenti che si sono registrati dall’arrivo della Tv a quello del telefonino.

“Quando abbiamo scoperto che era possibile combinare la radio con il telefono ed abbiamo creato la tecnologia della telefonia mobile abbiamo dato inizio a tutta una serie di attività in campo europeo e nazionale che hanno creato operatori economici e hanno creato condizioni di concorrenza. Sono nati quindi un mercato ed un ordinamento sulla base di una evoluzione tecnologica”

Guido Salerno ha evidenziato le nuove esigenze che si sono prospettate dall’arrivo della banda larga, fino al successo che stanno conoscendo i contenuti digitali e il video on demand: “…attraverso la banda larga si riesce a lavorare, attraverso il telefonino si riescono ad avere una serie di informazioni, perché abbiamo la televisione mobile quindi effettivamente negli ultimi pochi anni abbiamo avuto una esplosione dal punto di vista delle capacità tecnologiche che ha creato ulteriori spazi per la concorrenza e per i mercati”.

Il Dg della FUB ha anche parlato delle difficoltà legate all’utilizzo delle frequenze radio e alla successiva liberazione dopo il passaggio al digitale terrestre. ”

“E’ ben vero – ha concluso il Direttore generale della FUB – che l’ordinamento delle comunicazioni è una sistemazione di una convergenza di reti che consente una competizione sul mercato, ma è ben vero che questo network tutto IP nasconde tutta una serie di tecniche, di protocolli, di piattaforme tutte assolutamente proprietarie, e tutte segmentano molto di più di quanto non sia la competizione all’interno degli operatori di comunicazione”.

    

Nel proprio intervento, il Ministro delle Comunicazioni è immediatamente entrato nell’ambito della discussione, parlando dei temi più caldi che al momento riguardano il mercato media in Italia: TDT, regole antitrust e servizio pubblico, sui quali il governo interverrà prontamente, addirittura nelle prossime settimane.

Gentiloni ha quindi commentato che l’Italia può contare su un settore delle telecomunicazioni “dove è stata recepita abbastanza bene la regolamentazione europea, e dove quindi servono magari delle nuove norme mirate ad alcuni settori, e un sistema radiotelevisivo dove invece sarà necessario intervenire con provvedimenti di legge radicali”.

    

Per Gentiloni il primo passaggio fondamentale in questo settore sarà mettere ordine nel campo delle frequenze.

Abbiamo una situazione confusa e basata su situazioni di fatto e su occupazioni dell’etere che hanno creato una stratificazione poco chiara. Con un’insufficiente conoscenza della distribuzione delle frequenze – ha spiegato il ministro – non si va da nessuna parte come hanno dimostrato le vicende internazionali legate alla Conferenza di Ginevra”.

Propedeutico a tutto questo, per Gentiloni, è “portare più trasparenza nella situazione delle frequenze, è una delle basi del discorso generale. Io non nego che il sistema attuale abbia un suo equilibrio e una sua efficienza, il problema è che nessuno può negare che la situazione attuale si è determinata attraverso un accumulo di situazioni di fatto“. Insomma “lo Stato italiano ha una insufficiente conoscenza di un bene pubblico come quello delle frequenze. Averne un quadro è un obiettivo che serve alle iniziative di riforma che noi porteremo avanti, senza che ci sia necessariamente un prima e un dopo”.

    

Più precisamente, secondo il ministro, sono tre i pilastri della Legge Gasparri che sono venuti meno: transizione al digitale terrestre, utilizzo del Sic e lo schema della quotazione in Borsa della Rai. Su questi aspetti dovrà concentrarsi l’azione dell’esecutivo del centrosinistra.

Per il ministro delle Comunicazioni occorre fin da subito “una strategia seria di transizione al digitale terrestre“, che guardi agli obiettivi già previsti dall’Unione Europea.

Il ministro, su questo non ha voluto anticipare un’ipotesi di data e alla domanda se si tratterà del 2010 o del 2012, come in sede Ue, Gentiloni si è limitato a dire: “Valuteremo e poi vedremo“. Gentiloni ha poi spiegato che con le regioni pilota Sardegna e Val D’Aosta, che avevano come data già fissata per lo switch-off quella del 31 luglio, “stiamo facendo un quadro della situazione e una verifica che sarà conclusa entro la prossima settimana“, per poi eventualmente intervenire con un decreto ministeriale.

In ogni caso Gentiloni boccia, come del resto l’Ue, la via dei finanziamenti ai decoder, mentre promette che gli incentivi per il nuovo sistema tecnologico saranno “ispirati dalla neutralità tecnologica, e frutto di una riflessione su come portare avanti la transizione“.

    

Per quanto riguarda il Sic, Gentiloni ritiene che occorre “lavorare sulle regole di mercato in fase di transizione, risolvendo il problema degli operatori dominanti sia dal punto di vista della pubblicità sia dal punto di vista delle frequenze. E questo comporta l’analisi del problema delle posizioni dominanti, sia dal punto di vista della pubblicità sia dal punto di vista delle frequenze”.

  

In riferimento alla Rai, la linea guida enunciata da Gentiloni contempla “la massima autonomia all’azienda dalla politica e dai partiti, identificandone al tempo stesso più chiaramente la diversità e le funzioni di servizio pubblico”.

“Due i target che cercheremo di centrare: la massima autonomia possibile dalla politica e un’identificazione più precisa della diversità delle funzioni del servizio pubblico”.

Gentiloni non ha voluto precisare quale sarà l’assetto che prenderà la nuova Rai, ma ha ricordato che nel programma dell’Unione è citata una holding alla quale faranno riferimento le diverse attività della Tv pubblica.

    

Anche Corrado Calabrò, presidente dell’Agcom, nel suo intervento ha affrontato la questione del Sistema integrato delle comunicazioni.

Calabrò ha escluso che dalla valutazione delle componenti economiche del Sic emergano posizioni dominanti, sottolineando che non è stato superato dalle imprese il tetto antitrust del 20% che la Legge Gasparri pone sul Sic.

Se fosse risultata” una posizione dominante, ha detto il presidente, “sarei già intervenuto“, aggiungendo “non abbiamo rilevato sfondamenti“. Calabrò ha spiegato che “la valutazione sui singoli gruppi è già avvenuta, dobbiamo ancora formalizzarla”.

Il valore del Sic nel 2005 è ammontato a 22,144 mld di euro. “Ci sarà una valutazione sui singoli gruppi, siamo sul punto di una definizione compiuta con analisi dirette e stime calcolate – ha aggiunto Calabrò – ma la parte più difficile è stata la determinazione dell’ammontare complessivo perché le componenti sono molto eterogenee e l’insieme rischiava si sfuggire. E’ un contributo di grande chiarezza che offriamo a tutti gli interessati del settore”.

    

Calabrò ha anche sottolineato che è pronta la segnalazione per il Parlamento sul sistema sanzionatorio, che verrà presentata, più o meno, in coincidenza con la relazione annuale.

Il documento era stato annunciato dall’Autorità prima della fine della scorsa legislatura: “ora attendiamo la formazione completa delle Commissioni – ha aggiunto Calabrò – perché non vorrei che fosse una segnalazione prematura“.

In sostanza l’Autorità chiede “una ricostruzione del sistema delle sanzioni – ha spiegato il presidente – che eviti certe aporie e certe situazioni che sembrano finire sempre dall’avvio come in una sorta di gioco dell’oca”.

    

Il presidente dell’Agcom non fa il nome, ma parlando della decisione assunta nei riguardi di un ex Commissario dell’Autorità che è andato a ricoprire un incarico in una società controllata dallo stesso organismo di garanzia, è chiaro il riferimento ad Alfredo Meocci, direttore generale in aspettativa della Rai.

A volte l’Agcom assume decisioni “dolorose“, ha detto Calabrò aggiungendo, le Autorità devono agire “con fermezza” anche nei confronti dei cosiddetti poteri forti, altrimenti per il presidente dell’Agcom si perde “credibilità“.

    

Anche Carlo Rognoni, consigliere Rai, parla della necessità di rivedere la politica sul digitale terrestre, evidenziando che nella convergenza bisogna separare la figura di fornitore di contenuti da quella di operatore di rete, e a suo avviso “la Rai deve puntare sui contenuti“, mentre è stata un errore la mancata vendita alla Crown Castle del 49% di Rai Way.

Per quanto riguarda poi il digitale terrestre a suo avviso “la situazione è compromessa dallo spettro frequenziale che impedisce di fatto la crescita. Ora dopo Ginevra che il 16 giugno deciderà, vedremo cosa succede. Al momento l’80% delle frequenze sono divise tra Rai e Mediaset, e non è un problema da poco. Servono regole che ci dicano cosa fare della capacità trasmissiva”.

Altro problema per la TDT è che “c’è una situazione di pasticcio, con una rete che si è sviluppata a macchia di leopardo. Non è vero che nel 2008 ci sarà lo switch-off, adeguiamoci all’Europa che dice che sarà nel 2010“. Anche perché per il consigliere Rai “i tempi non sono indifferenti, siamo partiti con una accelerazione selvaggia finta creata dalla politica che ha sbagliato”.

    

Non è d’accordo Gina Nieri, Direttore degli Affari regolamentari di Mediaset, che sottolinea: “Ci sono più di due milioni di persone che vedono costantemente le partite sul nostro digitale terrestre, dimostrando che un certo tipo di tecnologia è vera e c’è“.

Nieri ha spiegato poi, a proposito della discussione sulle frequenze: “…tutto quello che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto tutto in piena legalità. Ci tengo a dirlo perché non si fa che parlare di far west. Da qui in avanti non so cosa succederà ma fino ad oggi la situazione italiana è da portare come esempio perché quello che è stato fatto con quello che avevamo a disposizione non l’ha fatto nessun altro“.

Quanto all’ipotesi di “restituzione” delle frequenze da parte di Rai e Mediaset a favore di nuovi operatori dopo la messa a punto del nuovo database che le censirà, la Nieri ammonisce “…se domani restituissi metà delle frequenze che ho per metterle a disposizione di un altro soggetto, questo signore avrebbe in mano delle frequenze ‘vuote’ perchè non disporrebbe delle postazioni“.  

  

Meglio allora, a giudizio della manager di Mediaset, “parlare di capacità trasmissiva, affittando la rete agli operatori terzi“, cosa che la legge vigente prevede. Del resto, sottolinea Nieri, sui programmi in digitale “c’è già il tetto antitrust del 20%“.  

Anzi, per la Nieri l’Italia è da portare ad esempio in Europa per l’ottimizzazione dello spettro delle frequenze, la cui eventuale redistribuzione non avrebbe certo l’effetto ipotizzato di permettere l’ingresso di nuovi soggetti sul mercato.

Nieri ha anche parole di elogio per la strada “liberista” seguita con la legge del 2001 che ha permesso il trading delle frequenze e difende l’operato del gruppo televisivo.  

 

Il tema delle frequenze rimane comunque una delle priorità, tanto più in un contesto in cui si stanno affermando nuove piattaforme. E’ il warning lanciato da Biancamaria Martinelli di Vodafone Italia.

“…Tra i tanti problemi sul tappeto – ha avvertito Martinelli – due appaiono gli aspetti più cruciali in questo momento, sotto il profilo delle regole e del mercato. Allora occorre chiedersi innanzitutto, quali siano le reali dinamiche della concorrenza e quali siano i nodi strutturali su cui intervenire. Il fatto che la regolamentazione debba guardare in faccia le dinamiche della concorrenza è ancor più sottolineato dal vortice delle evoluzioni tecnologiche che stanno davanti ai nostri occhi: il fisso che entra nel mobile, il mobile nel fisso, la TV che diventa mobile…”.

“…Accompagnare una crescita coerente dei livelli di concorrenza – ha concluso la Martinelli – significa guardare agli asset che occorrono a tutti gli attori, come ad esempio quello relativo alla rotazione delle risorse frequenziali. Si tratta di un settore particolarmente delicato, che, se disciplinato può da  luogo ad un rafforzamento coerente degli elementi della concorrenza. Perché la competizione sia corretta si deve assicurare un livello di parità degli elementi della concorrenza. E in questo senso, l’indicazione del presidente Calabrò a conoscere meglio e di più i problemi, per meglio decidere, appare un requisito fondamentale per sostenere in modo corretto la crescita del mercato…”.  

  

Antongiulio Lombardi, Responsabile Affari regolamentari di 3 Italia (H3G), nel suo intervento ha affrontato le questioni legate al quadro normativo vigente, sottolineando che nel nostro Paese “si è fatto tantissimo”e lo si è fatto “in modo rapido ed efficace“.

“H3G deve alle delibere dell’AGCOM il suo ingresso nel mercato mobile (delibera 388/007CONS) e il suo attuale livello di penetrazione, reso possibile, ad esempio, delle recenti delibere sul Lock, sul DVB-H, sulla terminazione e da ultima sulla revisione delle quantità di numeri portati tra reti radiomobili. Oggi il quadro regolamentare è evidentemente in continua evoluzione e gli esempi citati dimostrano come lo stesso risponda in modo tempestivo alle esigenze del mercato, ha sottolineato Lombardi. 
“A livello di legislazione primaria manca ancora molto per assicurare la vera convergenza delle regole delle vecchie telecomunicazioni e del broadcasting: la regolamentazione dei titoli non è ancora omogenea per l’inapplicabilità dell’art.25 del Codice delle Comunicazioni elettroniche alla televisione, l’IVA è ancora differenziata al 10% per la televisione e al 20% per i servizi di telecomunicazione e, in caso di servizi integrati, prevale evidentemente il livello meno conveniente; servono nuove regole per la pubblicità sul DVB-H che consentano passaggi più frequenti e più brevi; serve, infine, una gestione organica delle nuove assegnazioni di spettro che facendo salvo quanto trasferito a titolo oneroso tra privati massimizzi l’introito per lo Stato derivante dalle nuove assegnazioni, attraverso l’utilizzo delle aste per l’assegnazione delle frequenze oggi liberate nella bande dei 900 MHz, dei 1800 MHz dei 1900 MHz e dei 2,5 GHz: è evidente che utilizzi concorrenziali di bande diverse dovranno prevedere modalità di assegnazione e oneri confrontabili: se il WIMAX sarà usato per servizi in mobilità le condizioni di assegnazioni dovranno ricalcare quelle del 2000 praticate per l’UMTS”. 

   

E’ invece ritornato al contesto del libro di Nava e Bruno, ed alle storie personali degli autori, Piero De Chiara di Telecom Italia. Lo ha fatto con un riferimento intriso di cultura dicommunity: le stesse persone, che si incontrano da anni, che si confrontano con l’Autorità e tra di loro sui grandi temi della concorrenza.

“…In un contesto difficile. Difficile per la complessità dei temi trattati, difficile perché la scelta tutta italiana, di accorpare le competenze dei settori tlc e tv in seno ad un’unica Autorità avrebbe comportato nuove complessità. Era una scelta controcorrente in Europa, ma era una scelta giusta e i fatti hanno dato ragione al legislatore italiano, tant’è che la soluzione italiana è oggi un modello. Il libro ripercorre per intero questi anni, analizzando le singole battaglie registrate su questa o quella decisione assunta. E il libro riflette un buon lavoro, un buon lavoro di regolamentazione, in un contesto difficile per le ragioni che citavo, perché l’unificazione dei due settori porta complessità…”.

“…Fu quindi una decisione a suo modo preveggente e saggia. Se consideriamo come un lavoro di qualità quanto fatto sino ad ora per il settore, allora è utile considerare quali possano essere, oggi, le direzioni del cambiamento. Qui vorrei fare riferimento a due aspetti, per me cruciali. Il primo parte dal dato che il quadro regolamentare italiano è allineato all’Europa. Certo ci saranno qua e là delle differenze, ma si tratta di piccole distanze, del tutto ragionevoli. Ora siamo però ad un punto in cui le decisioni industriali e finanziarie hanno bisogno di avere un quadro territoriale di riferimento certo. Il riferimento è l’Italia o l’Europa? Non è del tutto chiaro. E la cosa è rilevante, perché prima di investire grandi quantità di risorse un’azienda si pone questa domanda. Perché è importante sapere se si va verso un’armonizzazione o se ciascun sistema nazionale esalterà le sue differenze…”.

  

“…Le recenti decisioni della Commissione europea di estendere i propri poteri di veto anche ai remedies sembra indicare una prevalenza europea e questo può avere delle conseguenze sulle scelte industriali degli attori in campo in un contesto che a me pare sano e che apra una nuova prospettiva. Inutile nascondersi: alcuni Paesi potrebbero avere problemi ad accettare ciò e mi riferisco a quei Paesi come Francia e Germania dove la presenza dello Stato nel settore delle telecomunicazioni è ancora molto forte. Credo che l’Italia debba spingere in direzione di una più forte armonizzazione europea. Con attenzione a un dato, che non si può essere ancorati a tempi sincroni tra tlc e tv. Le tlc hanno problemi drammaticamente urgenti e le differenze tra i Paesi specialmente tra alcuni di essi sono molto irrisori. Al contrario in ambito televisivo le distanze da un paese e l’altro sono a tratti molto evidenti. Quindi difficile immaginare in tempi brevi un unico quadro per la tv…”.

 

Sul confronto competitivo, è intervenuta anche  Maria Luisa Cesaro di Fastweb. “Credo che per la crescita del nostro mercato di riferimento – ha dichiarato Cesaro –  valgano quanto mai alcuni dei passaggi del governatore della Banca d’Italia Draghi, in particolare quelli che riguardano alla crescita reale della concorrenza come requisito necessario per il rafforzamento del mercato. In questo, il nostro Paese è ancora indietro, esistono posizioni dell’incumbent difficili da ridimensionare e con cui non è possibile confrontarsi. La tecnologia sta evolvendo con rapidità senza precedenti. Certo, promuovere indagini conoscitive aiuta senz’altro a saperne di più, ma va considerato che il mercato va più veloce molto spesso di qualsiasi analisi e allora la scelta delle misure più idonee deve incontrare l’esigenza di tempestività per evitare che il mercato venga mortificato e che la competizione si risolva in una lotta impari…”.

   

Le dinamiche della concorrenza sono, per ovvie ragioni, il nervo scoperto nel confronto tra gli operatori, ribadisce Giuliana de Falco di BT Albacom.

“…Siamo particolarmente interessati al tema della convergenza, con specifico riferimento al mercato dei servizi integrati fisso-mobile. L’accesso a questo mercato tuttavia non è ad oggi possibile – ha sottolineato De Falco – per un operatore di telefonia fissa come BT Albacom, non esistendo nell’attuale regolamentazione un obbligo di fornitura di servizi wholesale in capo agli operatori di rete mobile ed essendo questi ultimi sostanzialmente contrari all’apertura del mercato attraverso negoziazioni commerciali…”.

“…D’altro canto la regolamentazione consente agli operatori mobili di offrire servizi integrati fisso-mobile sia attraverso accordi commerciali con operatori di rete fissa sia attraverso un’offerta diretta di servizi fissi a seguito di una semplice autorizzazione generale“.

“…Tale asimmetria delle regole va a nostro giudizio rivista – ha proseguito De Falco – Per questo BT Albacom accoglie con favore l’apertura da parte dell’Autorità di un’indagine conoscitiva sulle offerte convergenti, che si svolgerà contestualmente al monitoraggio in corso sulle negoziazioni tra MNO ed operatori sprovvisti di risorse radio, che l’Autorità stessa aveva avviato a conclusione dell’analisi del mercato 15…”. “…Come BT Albacom esprimiamo l’auspicio che le attività in corso possano condurre finalmente all’apertura della concorrenza nel mercato della convergenza fisso-mobile attraverso l’ingresso anche in Italia, come oramai in tutti gli altri paesi europei (esclusa Spagna), della figura di operatori mobili virtuali…”.

“…Per lo sviluppo di una reale concorrenza nel mercato dei servizi convergenti – ha concluso De Falco – non bisogna inoltre sottovalutare la rilevanza della disponibilità anche di servizi di accesso broadband di elevata qualità. In questo settore anche se la regolamentazione non manca, serve tuttavia ancora una forte attenzione da parte dell’Autorità perché i servizi wholesale imposti a Telecom Italia dalle recenti analisi di mercato (in particolare l’offerta bitstream orientata al costo) siano implementati in tempi rapidi…”.

   

Ma non si vive di tecnologia. E spesso gli operatori contribuiscono a spostare tutta l’attenzione sui temi di tipo infrastrutturale, a scapito dei contenuti. Sull’argomento è intervenuto Tullio Camiglieri, capo della Comunicazione di Sky Italia.

“…Devo purtroppo registrare come, quando si fanno i confronti tra addetti ai lavori ci si fermi molto spesso all’analisi sulle varie modalità di competizione tra tecnologie e ci si dimentica spesso di un altro livello di confronto, ancora più strategico, che è la competizione tra contenuti – ha dichiarato Caviglieri – Possiamo avere tutte le forme tecnologiche multimediali possibili, ma cosa ci mettiamo dentro? Cosa offriamo di nuovo allo spettatore? E questa è una domanda che ci pone un problema ancor più ampio: quello sull’esigenza di creare nuove professionalità per fare nuovi contenuti. E’ un argomento importante ed allarmante nello stesso tempo – ha proseguito Camiglieri – Come possiamo aggredire i mercati internazionali? Come possiamo fare sistema nazionale nei confronti dell’estero, per promuovere le nostre produzioni e i nostri contenuti? Il rischio è quello di un arroccamento in uno solo dei tanti ambiti operativi degli addetti ai lavori…”.

“…E’ necessario fare uno sforzo perché il tema della produzione dei contenuti divenga un tema più generale, capace di investire l’intera catena del valore, perché la componente dei contenuti è proprio quella che da più valore all’offerta. Parallelamente occorre fare una riflessione sul tema parallelo della tutela dei diritti: tutela dalla pirateria, tutela degli autori, perché non vengano disincentivati. A volte affiora una malintesa interpretazione del tema dei diritti come di un qualcosa che non debba essere tutelato, un qualcosa che debba essere offerto sempre e comunque gratis. Il tema invece è molto articolato e riguarda anche i diritti acquisiti o i diritti in esclusiva. Se un sistema non ha contenuti premium, è difficile immaginare su cosa possa poggiare la propria offerta. L’altra faccia della medaglia è che – ha concluso Camiglieri – se si guarda solo alle tecnologie, l’altro rischio è che, in assenza di una prospettiva d’introiti vinca la tecnologia che ha avuto meno investimenti. Dobbiamo quindi cambiare passo di marcia e avviare una nuova riflessione che tuteli tutta l’industria della produzione…”.

 

Francesco De Leo, Responsabile della Direzione Strategy & Business Development di Wind, nel suo intervento pone l’attenzione sul Digital Right Management, ovvero la gestione dei Diritti di proprietà.
Secondo De Leo, il Digital Right Management è “l’elemento chiave per far decollare questo mercato” ma quando si parla di DRM si deve tener conto non solo
dei diritti di proprietà per quanto riguarda i grandi network televisivi, ma anche i contenuti autoprodotti dagli utilizzatori finali. “…La Rete sta diventando sempre più un soggetto articolato, per cui diventa oggettivamente molto difficile fare una previsione di modelli di utilizzo delle  Reti. Sicuramente ci troviamo in una fase nuova, dinanzi a un settore che è in profonda evoluzione. (…) Ecco perchè è necessaria una riflessione sui diritti di proprietà e sulla distribuzione della ricchezza in base agli investimenti“, conclude De Leo. 

 

Altri interventi hanno invece affrontato gli effetti della convergenza e dell’evoluzione tecnologica sul quadro regolamentare dell’ICT.

Vincenzo Visco Comandini, responsabile area economica ISIMM, ha dichiarato: “L’evoluzione tecnologica digitale spinge gli operatori del mondo ICT a rivedere in modo continuo le loro strategie di business, che nascono sempre dall’analisi di come sono attualmente, o potrebbero essere in futuro, distribuite le risorse e i benefici nell’offerta di prodotti e servizi, ovvero come ‘girano’ i soldi lungo la catena del valore. La regolamentazione cerca solo di dare un po’ di ordine a questi tumultuosi mutamenti, ma viene sempre superata dalla realtà”.

    

E’ oggi, ha detto il responsabile Isimm, con il nuovo tema della ‘Neutralità della rete’, che nasce dalla possibilità tecnica, per i fornitori di servizi di rete, di controllare le provenienza dei servizi richiesti dai consumatori di banda larga, e di chiedere ai loro fornitori (es. Google, Yahoo!, Microsoft, tutte le IPTV) una compartecipazione ai ricavi.

“In tal modo un mercato fino ad oggi ‘semplice’ perché era solo l’utente finale a pagare, si trasforma in un ‘mercato a due lati’ in cui i ricavi provengono da versanti diversi (come quello delle carte di credito, dei servizi medici, dei centri media pubblicitari) che pone nuovi e delicati problemi regolamentari e di rispetto della privacy. Sta alla regolazione adeguarsi a questo nuovo scenario, proponendo quelle soluzioni che meglio tutelano l’interesse del mercato e dei consumatori”.

  

Franco Sircana, Area Strategie e Comunicazioni Isimm, ha evidenziato: “Nell’ICT, l’Italia è allineata con i maggiori paesi europei per quanto riguarda le dimensioni di mercato delle telecomunicazioni; denuncia invece un forte divario nell’Information Technology.

È un indicatore drammatico dell’arretratezza italiana e dello scarso livello di produttività del sistema: anche nel campo delle PMI, quelle italiane hanno, a parità dimensionale, un tasso di informatizzazione nettamente inferiore a quello delle PMI francesi e tedesche. Insomma, l’IT (versante beni di investimento) è un mercato da sollecitare e incentivare. Oggi siamo alla vigilia di una nuova ondata di innovazioni e di lancio di nuovi prodotti e applicazioni, sotto il segno della convergenza, delle multipiattaforme, di nuovi contenuti”. 

        

Ha parlato di software, come elemento centrale della rivoluzione della comunicazione nell’era della convergenza digitale, Marco Comastri, Amministratore Delegato di Microsoft Italia, durante il suo intervento.

Secondo Comastri, “…gli ultimi 30 anni sono stati segnati da ondate di innovazione a intervalli di 3-4 anni una dall’altra, quali quella di Internet, quella della comunicazione mobile e quella della comunicazione pervasiva del nuovo web intelligente che sta appena iniziando”.

   

Le direttrici di innovazione, ha indicato, sono tre: “economie di scala, grazie alla quale le industrie che impattano maggiormente la società sono quelle che riescono a innescare positive economie di volume, sorretti dalla semplicità; la connettività, favorita dai milioni di fibra ottica lasciateci in eredità dal boom delle dot.com e che si arricchisce rapidamente di nuovi apporti tecnologici (es. lo Zigbee) che consentono di passare dalla collaborazione tra le persone alla comunicazione ubiqua facilitata da miliardi di ‘cose intelligenti’; la protezione della proprietà intellettuale, assicurazione necessaria per la futura economia digitale”.

   

“Il software di domani è disegnato per gli utenti, non i dispositivi“, ha affermato Marco Comastri. “…I dispositivi aprono nuove frontiere di utilizzo, come gli ultra-mobile devices che concentrano video, musica, web e le altre applicazioni in un fattore di forma semplice da usare e compatto.”

Tuttavia il cammino verso le grandi opportunità offerte dalla comunicazione digitale non è senza rischi. “La sicurezza dei dati e dei sistemi – continua Comastri – e la salvaguardia da intrusioni e mascheramenti fraudolenti richiederanno sensibilizzazione e preparazione. Così come è importante evitare che la mancanza di una legislazione moderna di protezione dei diritti di proprietà sui contenuti digitali costituisca un disincentivo alla creatività, e che chi ha idee possa essere aiutato ad andare sul mercato per finanziare i propri sforzi”.

Comastri ha concluso sottolineando che la “religione” del 21esimo secolo è Internet: “ritengo che essa debba essere la nostra BUSSOLA, se vogliamo costruire un futuro della comunicazione che usi tutti i suoi vantaggi e nello stesso tempo operi su una scala globale. Dobbiamo insieme contribuire a costruire le premesse perchè nella nuova comunicazione digitale ci siano le economie di volume e la semplicità d’uso che sono la premessa per attirare ricche collezioni di contenuti di qualità“.

“E’ l’uomo a dover essere AL CENTRO, non la tecnologia. I contenuti, il software, le caratteristiche di distribuzione, dovranno guardare al benessere, alla libertà di espressione, all’arricchimento culturale e umano degli individui”.

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