Mercato delle comunicazioni, tutto da rifare? Per Cheli, ‘Legge Gasparri carente su Sic e inadeguata su Rai e transizione al digitale’  

di Raffaella Natale |

Italia


Comunicazioni

Si torna a parlare di Sistema integrato delle comunicazioni (Sic), e lo si fa con Enzo Cheli, ex presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, a margine del convegno Isimm su “Il nuovo sistema delle comunicazioni elettroniche tra competizione e convergenza” in occasione della presentazione del libro “Il nuovo ordinamento delle comunicazioni” di Fernando Bruno e Gilberto Nava.

 

Per Enzo Cheli, La Legge Gasparri ha fatto una buona operazione di apertura dei mercati e il suo impianto generale come legge di sistema è buono, ma è assolutamente carente sul tema della distribuzione delle risorse, e quindi sul Sic”. E aggiunge che risulta inadeguata anche “…sulla privatizzazione della Rai e anche sulla disciplina della fase di transizione dall’analogico al digitale. Queste parti della normativa andrebbero riviste”.

 

Allora ecco la soluzione dell’ex presidente dell’Authority per superare la fase attuale: “una seria disciplina Antitrust“, ovvero attraverso “indici anti-concentrazione che riguardino le risorse tecnologiche ed economiche” del settore delle telecomunicazioni.

Per quanto concerne il futuro della Rai, Cheli individua “due obiettivi fondamentali da percorrere per il legislatore, che sono fortemente interconnessi fra di loro“: da un lato “l’accentuazione dell’indipendenza del servizio pubblico dal sistema politico”; dall’altro “l’arricchimento della qualità della programmazione”. Secondo l’ex Garante delle tlc “se non si fa questa operazione, il servizio pubblico non ha ragione di esistere”.

 

Parere che non discosta molto da quanto dichiarato da Corrado Calabrò, attuale presidente Agcom, che ha sottolineato alla stampa: “L’errore più grave in cui il legislatore italiano è incorso in questi anni è quello di dettare una disciplina legislativa senza conoscere la situazione sulla quale si va a incidere“.

Calabrò ritiene che comunque sarà possibile realizzare la fotografia di tutte le frequenze sul territorio italiano.

“Già a marzo abbiamo deciso questa ricognizione della situazione delle frequenze – aggiunge Calabrò – non solo sull’assegnazione ma anche sullo stato di effettiva attivazione e sulle reali condizioni di esercizio degli impianti, e ci baseremo sulle dichiarazioni degli interessati ma faremo anche ispezioni in loco. Ci vuole chiarezza e poi determinazioni conseguenti“.

 

Quanto al calcolo del Sic e all’ipotesi di sforamento del 20% ora verificabile, il presidente dell’Agcom ha precisato: “Senza dubbio, noi scatteremo immediatamente. Abbiamo già fatto i nostri calcoli ed adesso stiamo facendo ulteriori verifiche“. L’Autorità è pronta a intervenire con i provvedimenti: “In ogni momento siamo in grado di dire, in base al calcolo del Sic se qualcuno supera la quota stabilita dalla legge Gasparri del 20% e in questo caso se c’è uno sfondamento interverremo con sanzioni”. Calabrò conferma inoltre i problemi di sconfinamento delle nostre frequenze: “In Italia sono attivi circa 23-24 mila impianti frequenza contro una situazione come quella di Francia e Germania e addirittura della Russia dove le frequenze utilizzate sono meno della metà. C’é una continua sovrapposizione e interferenza con le televisioni dei paesi confinanti”.

 

La stima del Sic, completata giusto l’8 giugno, è di 21,567 miliardi di euro per il 2004 e di 22,144 miliardi per il 2005.

La quantificazione del Sic è avvenuta dopo un “processo articolato e complesso“, avviato dopo la definizione delle 7 aree di attività economica e le 12 tipologie di ricavi definiti dalla legge Gasparri. Stampa quotidiana e periodica, radio e Tv, editoria annuaristica ed elettronica sono state analizzate attraverso una rilevazione diretta in oltre 300 Imprese di settore; per le Imprese di dimensioni minori, quali ad esempio le televisioni locali, le informazioni sono state acquisite attraverso l’Informativa economica di sistema che affianca il registro degli operatori di comunicazione istituito presso dall’Autorità di garanzia nelle comunicazioni.  

Per le aree economiche che tradizionalmente non rientrano nell’attività di monitoraggio dell’Agcom, sono state utilizzate fonti informative esterne, le più affidabili a disposizione in quanto elaborate dalle rispettive associazioni di categoria. Informazioni poi verificate sempre insieme alle associazioni di categoria. 

 

Per quel che riguarda l’iniziativa legislativa annunciata da Paolo Gentiloni, Ministro delle Comunicazioni, che introdurrà tetti antitrust al possesso delle frequenze Tv da parte dei singoli operatori, Calabrò afferma: “Noi andiamo avanti con gli strumenti a nostra disposizione, innanzitutto con il rispetto dei singoli tetti per la pubblicità, attraverso il Sic. E prima ancora con il garantire l’accesso a fornitori di contenuti indipendenti”. E conclude “Il pluralismo si attua già in questo modo”.

 

Alcuni giorni fa, Paolo Gentiloni è intervenuto sull’argomento frequenze, altro tema scottate per il mercato Tv italiano, sostenendo che “L’Italia deve fare ordine in questo mercato selvaggio, adeguandosi alle normative europee”.

“L’intenzione dell’Italia – ha detto il ministro – è di correggere la sua situazione adeguandosi alle normative Ue e rispettando criteri di trasparenza, equità e non discriminazione, criteri non rispettati negli anni passati“.

Gentiloni ha spiegato che il nuovo governo ha di fatto ereditato una situazione di frequenze Tv tale che dovrà essere corretta. Prima però “bisognerà conoscere la realtà dello stato delle frequenze che al momento crea posizioni dominanti e danneggia il sistema”.

 La situazione attuale, ha rilevato il ministro, è caratterizzata da “una mancanza di conoscenza della realtà dello stato delle frequenze, che alla fine crea posizioni dominanti e danneggia tutto il sistema”.

 

“Si discute di come gestire le frequenze radiotelevisive. Ho detto molto tranquillamente – ha riportato Gentiloni – che tra i progetti del governo c’è quello di correggere i difetti ereditati, tra cui l’accumulazione di autorizzazioni di fatto e la mancanza di conoscenza dello stato delle frequenze. Questo crea abuso di posizione dominante e danneggia il sistema”.

“Il governo italiano punta a mettere ordine in casa propria e presentarsi nel consesso europeo con una maggiore coerenza con le normative Ue esistenti“, ha sottolineato Gentiloni.

 

Per il Ministro occorre “puntare a mettere ordine in casa per presentarci nel consesso europeo con maggiore coerenza“. Ha annunciato che sono state avviate iniziative per “coprire il buco informativo“, aggiungendo: “Entro i primi dell’anno prossimo puntiamo ad avere tutte le informazioni sulla situazione esistente. Solo dopo si può fare il quadro definitivo. Per ora ci siamo limitati a far partire l’operazione trasparenza”.

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