I telefonini fattore di irritazione sociale: Stoccolma li mette al bando dai mezzi pubblici

di Alessandra Talarico |

Svezia


Telefonino

Capita sempre più spesso di dover ascoltare, nostro malgrado, le conversazioni telefoniche, magari private, di chi ci sta seduto accanto in treno o sul bus e continua a informare tutti i presenti dei fatti suoi senza avere la minima idea che la cosa possa infastidire qualcuno.

Perché, ammettiamolo, sarà capitato a tutti di fare la parte dello ‘spettatore’ spazientito di fronte alle chiacchiere urlate del vicino, ma anche quella del ‘conversatore telefonico’ irrispettoso delle altrui orecchie.

 

Bene, la città di Stoccolma ha deciso di porre fine all’abuso del telefonino sui mezzi di trasporto pubblici, dando ragione a quanti insistono che i cellulari, o meglio i loro spesso maleducati proprietari, sono un fattore di ‘irritazione sociale‘, oltre che un possibile pericolo per la salute.

 

L’amministrazione della capitale svedese ha quindi pensato bene di ovviare al problema disponendo sui mezzi pubblici delle apposite aree nelle quali sarà possibile chiacchierare tranquillamente al cellulare senza dar noia nessuno.

 

Da agosto, chi non osserverà le nuove disposizioni rischierà una multa.

 

Alla base della decisione – hanno fatto sapere i rappresentanti del partito socialdemocratico e dei verdi – il fatto che molti passeggeri si sono dichiarati ipersensibili ai campi elettromagnetici e molti altri si sono lamentati delle chiacchiere a voce troppo alta del vicino di posto.

 

Uno shock per uno dei paesi europei a più alta densità di telefonini – sono numerosissimi gli svedesi che non hanno una linea fissa e usano solo il cellulare – nonché casa madre di Ericsson, uno dei più importanti marchi della telefonia mondiale.

 

I sostenitori della messa al bando dei cellulari dai mezzi pubblici sono ovviamente orgogliosi della decisione dell’amministrazione comunale e sperano che la misura venga progressivamente adottata su scala nazionale, ma non sono mancate le polemiche, soprattutto da chi pensa che l’intervento sia lesivo delle libertà personali.

 

Una mamma, ad esempio, si è lamentata del fatto di non poter proprio spegnere il cellulare durante la mezz’ora in cui si trova sul bus per tornare a casa, poiché se i suoi bambini si trovassero in una situazione di pericolo lei non potrebbe intervenire.

 

Cosa succederebbe, si chiede un altro pendolare contrario al bando, se tutti i sedili riservati alle conversazioni telefoniche fossero occupati e si dovesse rispondere a una chiamata di lavoro?

 

“E’ immorale – rincara l’esponente liberale  Maria Wallhager – introdurre un divieto che non incontra il favore dell’opinione pubblica ed è patetico impedire l’uso dei telefonini su treni composti essenzialmente da cabine elettriche”.

 

Da quale parte stare, ovviamente, non sta a noi dirlo ma certo è che non sempre i divieti riescono a fare le veci del buonsenso e dell’educazione civica: concetti che, purtroppo, non sembrano andare troppo d’accordo con l’amatissimo cellulare. E viene da chiedersi: ma prima, quando non c’era il cellulare, le mamme come facevano?

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