Mercato delle comunicazioni: l’Agcom stima il Sic, vale 22,1 miliardi per il 2005

di Raffaella Natale |

Italia


Comunicazioni

A due anni di distanza dall’approvazione della Legge Gasparri, che ha riformato il mercato radiotelevisivo, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha completato la valutazione economica del Sic (Sistema integrato di comunicazioni) e dei singoli mercati che lo compongono.

La stima è di 21,567 miliardi di euro per il 2004 e di 22,144 miliardi per il 2005. Queste le cifre della valutazione presentata oggi, 7 giugno, a Napoli dagli uffici dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, passata poi all’attenzione al Consiglio della stessa Authority che li ha deliberati all’unanimità.

Qualche riserva è stata espressa da parte di un commissario, ma riguardava la legge Gasparri in sé, e non la sua applicazione da parte degli uffici dell’Autorità, considerata corretta.  

   

La quantificazione del Sic – informa una nota dell’Autorità – è avvenuta dopo un “processo articolato e complesso“, avviato dopo la definizione delle 7 aree di attività economica e le 12 tipologie di ricavi definiti dalla legge Gasparri. Stampa quotidiana e periodica, radio e tv, editoria annuaristica ed elettronica sono state analizzate attraverso una rilevazione diretta in oltre 300 Imprese di settore; per le Imprese di dimensioni minori, quali ad esempio le televisioni locali, le informazioni sono state acquisite attraverso l’Informativa economica di sistema che affianca il registro degli operatori di comunicazione istituito presso dall’Autorità di garanzia nelle comunicazioni.  
Per le aree economiche che tradizionalmente non rientrano nell’attività di monitoraggio dell’Agcom, spiega la nota, “sono state utilizzate fonti informative esterne, le più affidabili a disposizione in quanto elaborate dalle rispettive associazioni di categoria”. Informazioni poi verificate sempre insieme alle associazioni di categoria. 
     
L’organismo di garanzia presieduto da Corrado Calabrò, infine, puntualizza che le differenze tra le valutazioni espresse dall’informativa delle strutture interne oggi tradotta in delibera dal Consiglio rispetto altre stime (in particolare, ad esempio, per il 2004 lo scarto di 2,4 miliardi di euro tra la stima dell’Agcom e quella della Fondazione Ugo Bordoni che fissava il Sic a 23,9 miliardi di euro) si spiega “fondamentalmente con il fatto che, rispetto agli altri studi, gli uffici dell’Agcom hanno proceduto a un sostanziale censimento dei ricavi con riferimento a tutti i settori tradizionalmente sottoposti alla disciplina dell’Autorità, limitando solo ad alcuni mercati una misurazione basata su fonti esterne e procedure di stima.
    
Il settore radiotelevisivo ne rappresenta il 35%, per un valore pari a 7,742 miliardi di euro, seguito dalla stampa quotidiana e periodica che vale 6,613 miliardi di euro, e dalla pubblicità sui cosiddetti mezzi non classici (pubblicità esterna, sponsorizzazioni, iniziative di comunicazione di prodotti e servizi), il cui valore ammonta a 4,338 miliardi di euro. L’editoria annuaristica ed elettronica ha un valore di 2,019 miliardi di euro ed il cinema di 1,433 miliardi di euro. Rispetto al 2004, anno in cui il Sic ammontava a 21,567 miliardi di euro – sottolinea ancora l’organismo di garanzia – i mercati più dinamici sono stati quello della radiotelevisione (+6,7%) e della pubblicità sui canali non classici (+2,7%); a distanza la stampa quotidiana e periodica (+1,4%).
    
Anche nel 2004 a fare la parte del leone nel Sic era il settore radioTv, con 7,254 miliardi di euro (il 33,6% del sistema): 5,492 miliardi i ricavi della tv gratuita, 1,207 miliardi quelli della tv a pagamento, 555 milioni per la radio nazionale e locale.
I ricavi totali della stampa quotidiana e periodica sono stati di 6,524 milioni (il 30,3% del totale): 3,362 miliardi per quella quotidiana, 3,162 miliardi per i periodici. Al terzo posto, ancora le iniziative di comunicazione di prodotti e servizi (3,384 miliardi, pari al 15,7%); al quarto l’editoria annuaristica ed elettronica anche per il tramite di Internet (2,004 miliardi, cioè il 9,3% del totale), suddivisa tra editoria annuaristica (934 milioni), elettronica (756 milioni) e le agenzie di stampa (314 milioni).
Ultimi segmenti del Sic 2004 il cinema (1,563 miliardi, pari al 7,2%), la pubblicità esterna (570 milioni, pari al 2,6%, dati identici a quello del 2005) e le sponsorizzazioni (268 milioni, cioè l’1,2%).

    

Marco Beltrandi (Rosa nel Pugno), vicepresidente della Commissione Trasporti della Camera, ha prontamente commentato: “Finalmente, dopo due anni, con grave ritardo, è stato calcolato dall’Agcom l’ammontare del Sic, primo passo per applicare l’unico limite antitrust definito quantitativamente, presente nella Legge Gasparri”.

“Ora però – aggiunge Beltrandi in una nota – credo sia necessario che il legislatore provveda al più presto a definire e a quantificare limiti antitrust per impedire posizioni dominanti anche nei singoli mercati di cui si compone il Sic, quale appunto il mercato televisivo italiano, e particolarmente quello pubblicitario. Non si tratta di adottare misure punitive verso alcuno, ma al contrario si tratta di rispondere alla necessità di porre limiti ad un duopolio sempre più sbilanciato”.

“Un duopolio – ha concluso Beltrandi – che sta allungando i suoi tentacoli anche nell’era della Tv digitale, e che alla lunga non può che danneggiare la competitività stessa dei gruppi italiani maggiori sui mercati internazionali”.

  

L’ex Ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, firmatario della Legge che ha introdotto il Sic, ha sottolineato con ironia “quindi si poteva calcolare”.

“Apprendo con soddisfazione – continua Gasparri – che l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni è riuscita a calcolare il Sic. In tanti, direi in troppi, avevano sostenuto che quel paniere non poteva essere in alcun modo definito, e che quindi si trattava di un pretesto per evitare misure credibili antitrust”.

Gasparri ha detto anche “I profeti di sventura sono stati smentiti e credo che non solo il Sic, ma tutto l’impianto della Legge potrà assicurare all’Italia uno sviluppo moderno delle comunicazioni insieme a norme antitrust che, impedendo posizioni dominanti, possano anche evitare quel nanismo imprenditoriale che renderebbe facile preda di multinazionali, tutto il nostro sistema delle telecomunicazioni. Non vogliamo un’Italia colonizzata – ha concluso Gasparri – ma un’Italia dove la libera impresa sia garantita“.

  

Secondo quanto stabilito dalla Legge Gasparri, il Sic è il paniere in base al quale si calcola il limite antitrust del 20% che nessun soggetto può superare, fermo restando il divieto di posizioni dominanti nei singoli mercati che compongono il sistema, elencati all’articolo 15 della Legge.

  

Si tratta dei ricavi derivanti dal canone Rai al netto dei diritti dell’erario, da pubblicità nazionale e locale anche in forma diretta, da televendite, da sponsorizzazioni, da attività di diffusione del prodotto realizzata al punto vendita, da convenzioni con soggetti pubblici a carattere continuativo e da provvidenze pubbliche erogate direttamente ai soggetti esercenti, stampa quotidiana e periodica, editoria annuaristica ed elettronica anche per tramite di Internet, radio e Tv, cinema, pubblicità esterna, iniziative di comunicazioni di prodotti e servizi, sponsorizzazioni.

E ancora i ricavi che compongono il Sic derivano dagli abbonamenti e dalla vendita di quotidiani e periodici inclusi i prodotti librari e fonografici commercializzati in allegato, nonché dalle agenzie di stampa, dall’editoria elettronica e annuaristica anche attraverso Internet e dalle utilizzazione delle opere cinematografiche nelle diverse forme di fruizione del pubblico.

  

Il tetto del 20% calcolato sulle risorse del Sic scende al 10% per le società di tlc i cui ricavi sono “superiori al 40% dei ricavi complessivi” dello stesso settore delle telecomunicazioni. Le altre norme antitrust riguardano il numero dei programmi televisivi e radiofonici irradiabili al momento della completa attuazione del piano nazionale di assegnazione delle frequenze radio e Tv in tecnica digitale: anche in questo caso uno stesso soggetto non può diffondere più del 20% dei programmi.

  

La prima stima ufficiale del Sic, relativa al 2004, era stata diffusa a fine gennaio dal ministero delle Comunicazioni, in base alle cifre elaborate dal Centro Studi della Fondazione Bordoni: 23,9 miliardi di euro.

Secondo i calcoli del ministero, il segmento più solido del Sic è rappresentato da radio e televisione (7.782 milioni), seguite da stampa quotidiana e periodica (7.477 milioni). Poi le iniziative di comunicazione di prodotti e servizi (3.061 milioni); l’editoria annuaristica e elettronica, anche via Internet (2.299 milioni); il cinema (1.550 milioni); sponsorizzazioni (1.187 milioni); infine la pubblicità esterna (628 milioni). Il totale era dunque di 23.984 milioni di euro.

  

La Tv digitale – stando alle cifre elaborate dalla Fub – ha raggiunto nel 2005 una diffusione del 32% (nel 2003 era al 13,6%). Il 23,6% delle famiglie ha un’antenna parabolica, il 16% un decoder per il digitale terrestre, il 15,5% un abbonamento satellitare.

La Fub ha fatto il punto su banda larga, digitale terrestre e telefonia mobile di terza generazione, ed è emersa una crescita per i consumi delle famiglie nel settore comunicazioni: +7,9% nel 2004, a 26,026 miliardi.

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