La Cambogia mette al bando la tecnologia 3G, incoraggia la pornografia

di Alessandra Talarico |

Mondo


Pornografia mobile

Fin dal lancio dei primi servizi di terza generazione – che includono l’accesso a internet e il download di immagini e video – si è molto parlato di come gestire la trasmissione sulle reti mobili dei contenuti pornografici, da più parti definiti come la vera – se non unica – killer application delle comunicazioni multimediali.

Gli operatori sono subito corsi ai ripari, organizzando gruppi di auto-regolamentazione o lanciando tecnologie di blocco che però non hanno sortito gli effetti sperati, ed ecco che per la prima volta contro i ‘porno-fonini’ scende in campo addirittura un Primo ministro.

 

Si tratta di Hun Sen, Primo ministro della Cambogia che – spinto dalle pressioni della moglie e delle consorti di diversi suoi colleghi – ha deciso di mettere al bando i telefonini 3G, accusati di diffondere la pornografia e di “distruggere la tradizione e la moralità” del Paese.

 

E così le agguerrite mogli dei leader cambogiani si sono fatte promotrici di una petizione per sensibilizzare il governo e i cittadini sulla possibilità che “gente cattiva possa usare nel modo sbagliato le moderne tecnologie dell’informazione e della comunicazione, influenzando negativamente la moralità e lo stato sociale”.

 

Nella petizione viene anche chiesto al governo di “punire seriamente” chiunque usi i telefonini per attirare sessualmente un’altra persona, attraverso l’invio di foto o video espliciti.

 

“Vorremmo tutte chiedere al governo di adottare una legge che proibisca l’uso individuale di questi moderni telefonini”, si legge ancora nella petizione, mentre il Primo ministro ha già dichiarato di voler aspettare 10 anni prima di permettere l’uso dei telefonini 3G: “Non sarà troppo tardi e nel frattempo potremo rafforzare la nostra moralità sociale”.

 

Verrebbe da chiedere a Hun Sen quale ricetta userà per rafforzare la moralità del suo paese e da ricordargli che nessuna tecnologia in sé avvilisce l’etica e l’integrità di un individuo, tranne quando dietro la tecnologia si nascondono evidenti strategie di business: il vero problema infatti è che fino a qualche anno fa se si cercava materiale pornografico o delle prostitute bisognava veramente andarle a cercare. Adesso bisogna invece fare degli sforzi per evitare di imbattersi in queste cose.

 

Del resto, business is business e la pornografia – intesa come mero ‘scambio di dati’ – non può non essere sostenuta dagli operatori mobili, anche se nessuno è proprio pronto ad ammetterlo.

La pornografia, del resto, ha invaso la televisione, la posta e ora anche i telefonini e ha permeato così subdolamente il nostro quotidiano che anche il vocabolario oggi sembra averla accettata e liberalizzata: la pornografia diventa sempre più spesso “erotismo”, mentre la prostituzione è diventata “lavoro sessuale” e gli sfruttatori “impresari dell’eros”.

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