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Riforma Auditel: soddisfazione generale per l’intervento Agcom, ‘Sistema ormai inadeguato alle esigenze del mercato’

Italia


Come Key4biz aveva preannunciato giusto alcuni giorni fa, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni è infine intervenuta sullo scottante tema dell’Auditel.

Soddisfazioni da più parti per questo intervento che fa un po’ d’ordine in questa spinosa questione che vede impegnati da anni operatori, consumatori, società di rilevazione, che cercano di ottenere un intervento da parte delle Autorità. In questa battaglia, è stato grande il contributo del ‘Tavolo permanente sulla questione Auditel’, che è nato con l’obiettivo di raccogliere tutte le istanze della società civile, che già da molti anni si sono espresse criticamente nei confronti dell’Auditel, chiedendone l’abolizione a frutto di un sistema di rilevamento degli ascolti televisivi veritiero e trasparente.

 

Roberta Gisotti, portavoce del Tavolo permanente, ha dichiarato a Key4biz: “Lieto fine per la favola dell’Auditel: sarà demolita la Casa di vetro per costruire un nuovo edificio fondato sul pluralismo, la trasparenza e la credibilità scientifica, in grado di ospitare un sistema di rilevamento degli ascolti televisivi degno di un Paese democratico (…). Un sistema che ha blindato per quasi 20 anni il duopolio Rai-Mediaset a tutto frutto dei grandi potentati della Pubblicità che si sono impossessati della Televisione“.

 

La Gisotti lo definisce un provvedimento ‘storico’ per la Televisione in Italia, che “…cambierà l’assetto societario dell’Auditel, affinerà e diversificherà le tecniche del rilevamento, e potrà anche regolare diversamente la diffusione e l’utilizzo dei dati, cosi come mi è stato detto durante l’audizione che ho avuto lunedì nella sede romana dell’Agcom, alla vigilia dell’approvazione ieri a Napoli del documento da parte della Commissione servizi e prodotti“.

Presenti all’incontro il segretario generale Roberto Viola e Laura Aria, responsabile della Direzione audiovisivi dell’Autorità, che ha condotto lo studio preparatorio all’Atto di indirizzo, e continuerà a seguire lo sviluppo della riforma dell’Auditel.

 

Proprio ieri la Commissione servizi e prodotti dell’Agcom, presieduta da Corrado Calabrò, ha approvato l’atto di indirizzo sulle rilevazioni degli indici di ascolto e diffusione dei mezzi di comunicazione (televisione, radio e stampa). Con questa decisione, l’Autorità, giudicando il sistema dell’Auditel inadeguato alle esigenze attuali del mercato, ha dettato principi generali che riguardano in particolare la governance delle società di rilevazione e i criteri metodologici d’indagine basati sui ‘campioni statistici’ e sulla ‘rappresentatività dei risultati’.

Apertura della compagine societaria a tutte le realtà presenti sul mercato, indipendenza effettiva dei comitati tecnici, comunicazione degli assetti societari entro sei mesi all’Autorità, sistemi di rilevazione per tutte le piattaforme e un campione di riferimento più rappresentativo: sono i punti essenziali dell’atto.

L’Autorità aggiunge che “I soggetti realizzatori delle indagini sugli indici d’ascolto, televisivi radiofonici e della stampa, devono assicurare l’effettiva apertura alla propria compagine societaria, la rappresentatività nella composizione degli organi di gestione, l’indipendenza dei comitati tecnici e la trasmissione dei dati societari all’Autorità, ai fini della vigilanza”.

 

I soggetti che realizzano le indagini sugli indici di ascolto devono assicurare “l’effettivo accesso alla propria compagine societaria, in modo da conseguire la massima rappresentatività dei rispettivi mercati, anche in relazione alla progressiva affermazione delle nuove piattaforme digitali“. Inoltre “assicurano l’equa ripartizione del capitale sociale e ispirano alla massima rappresentatività la composizione degli organi di gestione dell’impresa” e “garantiscono l’indipendenza della gestione e della metodologia dei rispettivi comitati tecnico-scientifici, attraverso il riconoscimento della più ampia autonomia deliberativa e discrezionalità tecnica”. L’Agcom si riserva di inserire propri rappresentanti nei comitati tecnici.

I soggetti devono infine comunicare all’Autorità, entro sei mesi dalla pubblicazione dell’atto di indirizzo, “…il proprio assetto proprietario, nonché l’assetto delle società che ne fanno parte”. In caso di mancata comunicazione, o non rispondente al vero, l’Agcom si riserva di applicare le sanzioni previste dalla legge Maccanico (nel primo caso, una multa compresa tra 1 milione e 200 milioni di vecchie lire; nel secondo si rimanda al Codice Civile, articolo 2621).

 

Nell’atto di indirizzo, “rivolto a migliorare le indagini sugli indici d’ascolto”, sono indicati anche i seguenti criteri metodologici:

1) Nell’ambito televisivo, la ricerca degli ascolti deve tener conto del processo di conversione dall’analogico al digitale; gli strumenti di rilevazione devono poter operare su tutte le piattaforme, indipendentemente dai codici di riconoscimento; il campione di ascoltatori deve rispecchiare il più fedelmente possibile il tasso di penetrazione delle varie piattaforme distributive, anche attraverso un maggior grado di rotazione dello stesso campione e un margine di errore statisticamente accettabile. Attualmente il turn over è del 20% all’anno: occorrono cioè cinque anni per sostituire integralmente il campione di riferimento (5.100 famiglie, pari a 14mila individui);

2) nel settore radiofonico, la ricerca degli ascolti deve prevedere un incremento della dimensione del campione e della frequenza delle rilevazioni, oltre a rigorosi criteri per l’iscrizione delle emittenti alle indagini, tenendo conto delle diverse tipologie di cui si compone il settore (nazionali, locali, comunitarie, syndacations) e del corretto uso dei canali radiofonici;

3) nel settore della carta stampata, la ricerca sulla diffusione deve rilevare anche la stampa gratuita, come del resto avviene nella maggior parte dei paesi europei.

 

L’Autorità “si avvarrà della convenzione stipulata con l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) per avere un sistema di certificazione della qualità della ricerca e per la definizione degli strumenti utili a garantire la correttezza delle indagini sugli indici di ascolto e la congruità delle metodologie utilizzate“. Inoltre l’organismo di garanzia “vigilerà sul corretto recepimento dell’atto di indirizzo riservandosi di provvedere direttamente alla rilevazione degli indici di ascolto qualora la verifica condotta anche sulla base della metodologia che sta approntando l’Istat, dimostri la non rispondenza ai criteri universalistici del campionamento rispetto alla popolazione e ai mezzi interessati”.

 

Ai fini della vigilanza da parte dell’Autorità, “le società che realizzano le indagini devono trasmettere, entro sei mesi, per la pubblicazione sul sito internet dell’Agcom, tutti i dati concernenti la ricerca effettuata”.

 

Antonello Falomi, vice capogruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea alla Camera, all’approvazione dell’atto di indirizzo sul sistema di rilevazione degli ascolti ha commentato: “Si tratta di un passo avanti significativo rispetto alla gestione attuale”.

Per Falomi “…è importante, infatti, che partecipino al governo dell’Auditel non solo Rai e Mediaset, ma anche le altre emittenti e i fornitori di contenuti, indipendentemente dalle piattaforme che utilizzano”.

Così come è importante il fatto che si adottino le indicazioni dell’Istat per la definizione del campione di utenti da monitorare. “Rimane aperto – ha detto ancora Falomi – il problema della attribuzione all’Agcom delle risorse necessarie per una gestione diretta della rilevazione degli ascolti, condizione necessaria a garantire che la rilevazione sia di competenza di un soggetto terzo rispetto a quelli direttamente coinvolti”.

 

Marco Beltrandi, deputato e membro della Direzione de La Rosa nel Pugno, ha commentato “E’ indifferibile, anche per la tutela della libertà dell’informazione e del diritto dei cittadini a essere completamente e correttamente informati, oltre che per la libertà di impresa, che l’Italia si doti di un sistema di rilevamento degli ascolti indipendente dai competitori nella sua governance, e di assoluta e riconosciuta autorevolezza per le procedure di rilevazione. Altrimenti è impossibile di fatto superare il duopolio televisivo esistente nella raccolta pubblicitaria”.

 

Ha preferito restare cauto Walter Pancini, direttore generale della società di rilevazione degli ascolti, che alla pronuncia dell’Agcom ha detto “Aspetto di vedere il testo completo dell’atto di indirizzo dell’Autorità, ma mi sembra che Auditel, che ha sempre avuto un atteggiamento di collaborazione verso gli organismi di garanzia, sia già sulla buona strada”.

E ha aggiunto: “Auditel sta già facendo spontaneamente e in larga parte tutto quello che le linee di indirizzo suggeriscono”.

 

Attualmente la proprietà di Auditel è così divisa: il 33% ai rappresentanti delle Imprese di comunicazione (20% Upa, 11,5% Assap e 1,5% Unicom), il 33% alla Rai, il 33% alle emittenti private (20.22% Rti, 6.45% Mediaset, 3,33% La7 e 3% Frt), infine l’1% spetta alla Fieg.

Il Cda – che definisce le linee strategiche e approva il bilancio – è presieduto da Giulio Malgara e composto da 6 rappresentanti della Rai, 4 di Mediaset, 3 di Upa, 2 di Assap, 1 di La7 e 1 della Frt. Il comitato tecnico – composto da 15 membri nominati dal Cda con il compito di garantire i controlli sul sistema e definire gli standard di qualità e le metodologie – è coordinato da un rappresentante Upa e composto da 3 membri rispettivamente per la Rai, per Mediaset e per Assap, 1 per La7, Sky Italia, Unicom, Frt e Fieg.

 

Quanto ai sistemi di rilevazione, che per l’Authority devono essere adatti a tutte le piattaforme, “…abbiamo meter – ha ricordato il Dg di Auditel – che sono un sistema di eccellenza. E il sistema di rilevazione non è più basato sull’identificazione delle frequenze, cioè sui codici di riconoscimento trasmessi dai broadcaster, ma sul riconoscimento delle tracce audio, caso unico in Europa”. In pratica, le stazioni di raccolta registrano tutto quello che viene trasmesso e comparano la traccia audio digitalizzata con quella raccolta dal meter.

 

C’è poi la questione dell’effettiva indipendenza dei comitati tecnici: “Mi riservo di capire cosa chiede l’Agcom – commenta ancora Pancini – ma ritengo curioso che possa essere esclusa dal comitato tecnico, che ha responsabilità anche di natura civilistica, la componente televisiva”. Quanto alla trasmissione dei dati societari, “stiamo collaborando con l’Istat e fornendo sistematicamente tutti i dati necessari”.

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