Antitrust: riguardi per nessuno. Il Tribunale Ue incalza, ma Microsoft mantiene alta la difesa   

di Raffaella Natale |

Unione Europea


Steve Ballmer - CEO Microsoft

Al via oggi l’offensiva di Microsoft contro le accuse formulate dall’Antitrust Ue, nel corso del terzo giorno di udienze del processo, che oppone il gruppo di Bill Gates alla Commissione europea.

Ian Forrester, legale di Microsoft, ha riferito a una giuria composta da 13 magistrati della Corte di prima istanza, il secondo tribunale più importante dell’Unione, che le azioni condotte dal Gruppo americano erano perfettamente legali e ha accusato la Commissione europea di interferire con il mercato.

Alle accuse della Commissione, Forrester ha risposto: “Noi sosteniamo che la decisione è un tentativo di riconfigurare il funzionamento del mercato, penalizzando l’attore principale per sempre“.

La Commissione ha accusato nel 2004 Microsoft di violare le norme europee antitrust e nel 2004 ha comminato una multa di 497 milioni di euro, intimando alla società di modificare la propria condotta.

Microsoft si difende, sostenendo di non aver mai disincentivato i consumatori a comprare il software di altre aziende e di essere emerso come leader di mercato includendo il proprio lettore multimediale al sistema operativo Windows, che è usato dal 95% degli utenti.

La società americana ha fatto appello contro la decisione del 2004 e questa settimana il suo caso è stato affrontato con una serie di udienze pubbliche.

Microsoft e la Commissione discuteranno per due giorni se l’azienda statunitense abbia evitato di fornire le informazioni necessarie per i concorrenti per creare dei software compatibili con Windows allo stesso modo dei prodotti Microsoft.

La questione del “bundling” dei vari programmi applicativi (come Windows Media Player) nel sistema operativo Windows resta al centro dell’accusa.

E’ difficile dire come le risposte plasmeranno il verdetto finale, ma una cosa è certa: i giudici non hanno usato riguardi nei confronti dell’esecutivo comunitario. Dopo le presentazioni fatte dalle parti in causa, i giudici hanno rivolto molti quesiti ai diretti interessati, spesso andando direttamente al cuore della questione.

Come ha fatto il giudice John Cooke, il quale ha subito messo sulle difensive il legale della Commissione europea, Per Hellstrom, al quale ha chiesto: ‘E’ corretto dire che il comportamento di Microsoft è stato necessariamente abusivo?”.

Vista la multa record inflitta a Microsoft, è parso subito chiaro che l’interrogativo era di importanza cruciale per i 13 giudici del Lussemburgo.

Hellstrom non ha risposto in modo diretto, ma ha ribadito la posizione della Commissione europea al riguardo: Microsoft avrebbe dovuto vendere il programma multimediale Windows Media Player separatamente dal suo sistema operativo, in modo da competere ad armi pari con i suoi concorrenti che offrivano software basati sulla stessa tecnologia, come il Real Player della società RealNetworks.

Ma il tribunale non si è fermato qui: “La Commissione europea sembra aver preso una posizione politica al riguardo, come se volesse separare il mercato dei sistemi operativi da quello degli applicativi”, ha insistito Cooke.

Da parte sua Hellstrom ha ricordato ai giudici che comunque i rimedi imposti dalla Commissione europea a Microsoft permettono a quest’ultima di commercializzare ancora il sistema operativo Windows, che include il software WMP, a patto che – come è stato concordato – Microsoft offra sul mercato anche la versione del sistema operativo priva del WMP (denominata Windors XP-N). In questo modo, ha osservato il legale della Commissione, i consumatori hanno la possibilità di scelta.

Con altrettanta meticolosità, i giudici hanno chiesto al rappresentante legale della società americana: “Microsoft avrebbe potuto evitare di legare il software multimediale WMP al suo sistema operativo Windows?”.

L’avvocato Jean-Francois Bellis ha risposto in modo molto chiaro che sarebbe stato tecnicamente possibile non integrare i due prodotti, così come i costruttori di automobili “possono vendere vetture senza aria condizionata, né radio”. Tuttavia, ha proseguito Microsoft, in quel caso il sistema operativo “non sarebbe stato un prodotto integrato e funzionale come chiedono i consumatori”.

Questo, commentano alcuni legali impegnati sul caso, dimostra che la decisione del “bundling” presa da Microsoft riflette in realtà la strategia commerciale seguita da anni in tutti i mercati del mondo, che consiste appunto nell’offrire un prodotto unico e integrato a scapito della concorrenza nel settore degli applicativi. E questa pratica, secondo la Commissione europea, non solo danneggia la concorrenza e costituisce un abuso di posizione dominante, ma soffoca l’innovazione dei software che vengono offerti in collegamento con il sistema operativo di Windows.

“Questo caso è di importanza vitale per l’innovazione – ha infatti dichiarato Hellstrom – che Microsoft tende a congelare“. Ma i giudici hanno anche voluto cercato di chiarire in modo inconfutabile se in realtà la grande crescita registrata dal software WMP è stata di fatto legata al suo abbinamento al sistema operativo Windows. Ed è a questo punto che il tribunale ha chiesto informazioni su un altro applicativo di Microsoft, cioè il programma di scrittura Word, che non viene offerto assieme al sistema operativo, ma che viene aggiunto soltanto in un secondo momento da parte dei produttori di pc. E a questo riguardo è emerso che Microsoft Word ha una quota di mercato del 92%.

“E questo risultato è stato ottenuto senza il bundling?”, ha chiesto Cooke a Bellis, il quale ha risposto in modo affermativo. Probabilmente un punto a favore di Microsoft, questo, accusata da tempo dalla Commissione di avere raggiunto l’85% di quota di mercato per WMP solo grazie alla sua integrazione nel sistema operativo del gruppo.

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