VoIP: gli sviluppi tecnologici minacciano il business degli incumbent. Analisi S&P’s

di Alessandra Talarico |

Europa


VoIP

Il VoIP è in circolazione da parecchi anni, ma solo negli ultimi tempi ha guadagnato trazione sul mercato di massa, grazie sostanzialmente all’evoluzione della tecnologia e all’aumento della competizione dovuto alla liberalizzazione del mercato, alla deregulation e alla liberalizzazione dell’ultimo miglio.

Il VoIP permette di scomporre la voce in pacchetti dati e di trasmettere questi pacchetti sulle reti Internet a banda larga, consentendo a utenti e aziende di combinare servizi multipli (voce e dati) con un notevole risparmio sui costi, sebbene vi siano dubbi sull’effettiva sicurezza delle trasmissioni.

 

Secondo un rapporto appena rilasciato da Standard & Poor’s, il VoIP e l’accresciuta competizione da parte di operatori alternativi e via cavo rappresentano una concreta minaccia ai profitti, alla qualità del credito e all’Ebitda degli operatori tradizionali europei.

 

Col passare del tempo, i profili di rischio degli ex monopolisti potrebbero indebolirsi e portare a un downgrade se le perdite continueranno a crescere e non verranno eliminati i costi delle reti, mentre le piattaforme su protocollo Internet diventeranno la norma.

 

Le maggiori implicazioni delle evoluzioni della tecnologia per gli operatori di rete fissa sono un significativo calo dei profitti e uno squilibrio tra il ritmo di decrescita dei profitti e la capacità di tagliare i costi. Questo potrebbe portare a una compressione dell’Ebitda e a un indebolimento dei margini, soprattutto nel caso in cui la competizione a lungo termine includerà una serie di servizi forniti dagli operatori via cavo e se gli operatori alternativi riusciranno ad affermarsi sul mercato grazie all’unbundling.

 

Standard & Poor’s ritiene, tuttavia, che la solida posizione complessiva degli ex monopolisti potrà essere mantenuta e che, a parte eventi sul credito legati alla struttura proprietaria o a cambiamenti nella politica finanziaria, i gruppi tlc ‘investment grade’ dovrebbero mantenere sul lungo periodo un solido rating, riuscendo a rielaborare i modelli di business e a operare con successo in un contesto a rapida evoluzione e sempre più competitivo.

 

Standard & Poor’s analizza diversi aspetti del futuro scenario delle tlc europee, sottolineando che gli ingenti investimenti affrontati dagli operatori nelle linee Internet ad alta velocità potrebbero rivelarsi un’arma a doppio taglio, proprio per il fatto che queste reti consentono di utilizzare la telefonia VoIP.  

Allo stesso tempo, però, le reti a banda larga sono essenziali per sostenere i profitti e scoraggiare il passaggio ad altri operatori.

 

Al momento – nota la società – la perdita dei profitti in favore degli operatori mobili e provider VoIP non è mitigata dall’aumento dei guadagni legato alla crescita degli abbonamenti a banda larga se non nei mercati europei più competitivi.

 

In tandem con gli investimenti legati alla banda larga, gli incumbent hanno bisogno di proporre offerte VoIP interessanti per evitare di dover contare, in futuro, soltanto sul canone mensile e sugli abbonamenti a banda larga e di dover abbandonare i profitti legati alla voce.

Le società telefoniche tradizionali dovranno anche ristrutturare e correggere i costi delle strutture per poter misurarsi su un mercato sempre più competitivo.

 

Per variegare il proprio portfolio, gli incumbent stanno già introducendo diverse tipologie di offerte, ‘dual play‘ (voce e Internet a banda larga), ‘triple play‘ (dual play più Tv) e ‘quadruple play‘ (triple play più telefonia mobile).

 

Sul lungo periodo, l’ago della bilancia saranno dunque gli operatori via cavo e quelli mobili, mentre gli attuali modelli carrier-select e carrier-preselect verranno messi anche loro in discussione.

 

Per Standard & Poor’s gli operatori più a rischio sono quelli che operano nei mercati dove la penetrazione della banda larga è ancora bassa e dove gli incumbent controllano solo una piccola fetta del mercato broadband.

“Questa – dice S&P’s – è la soluzione meno desiderabile in cui un incumbent vorrebbe trovarsi, soprattutto perché più in futuro gli ex monopolisti potrebbero non avere la spinta competitiva o il portfolio servizi necessari ad aggredire il mercato e questo deficit potrebbe accelerare la migrazione degli utenti verso altri service provider”.

 

L’avvento del VoIP e della banda larga ha inoltre generato una situazione in cui gli incumbent non controllano più l’intera catena di valore e gli utenti possono rivolgersi a una miriade di altri fornitori per ottenere gli stessi servizi a costi minori, riducendo gli operatori tradizionali al solo ruolo di fornitori di accesso alla rete.

 

Se a ciò si aggiunge l’incertezza regolamentare e i limiti imposti dai regolatori ai prezzi dell’ultimo miglio (che consentono agli operatori alternativi di proporre offerte molto convenienti), i margini al dettaglio degli incumbent ne usciranno sul lungo periodo, sempre più diluiti.

 

A essere esposti maggiormente al rischio di erosione dei profitti sono anche quegli incumbent operanti in mercati con un’alta penetrazione dei servizi via cavo, come i Paesi Bassi, il Belgio e in una certa misura anche la Germania, quindi KPN, Belgacom e Deutsche Telekom.

Le compagnie esposte in maniera minore alle evoluzioni tecnologiche sono France Télécom e BT Group.

La prima società è più esposta della seconda alla concorrenza del VoIP, poiché l’operatore britannico è stato più pronto a lanciare prodotti convergenti innovativi.

 

Quasi a rischio zero, conclude S&P’s, le compagnie che possiedono un operatore Tv via cavo come TDC e Portugal Telecom.