Sistema Tv: polemica sulla legge Gasparri, per il centrosinistra tutto da rifare. Resta l’incertezza davanti a un mercato che chiede regole salde

di Raffaella Natale |

Italia


Mercato Tv

La Legge Gasparri, che ha riformato il sistema radiotelevisivo italiano, è diventato uno dei punti caldi di questa campagna elettorale. Che fine farà?

Il centrosinistra, definendola troppo a favore del premier Silvio Berlusconi, ha già fatto sapere che sarà sostituita da un nuovo quadro normativo.

E davanti a un mercato in pieno cambiamento, dove si corre veloce verso rivoluzionarie forme di broadcasting, dal digitale terrestre su Tv e telefonino, all’alta definizione, alla televisione su IP, è normale chiedersi dove andremo a finire.

Come ci si regolerà davanti al successo della TDT e allo sviluppo del DVB-H (Digital Video Broadcasting-Handheld)?

 

A riguardo è intervenuto il Ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi, che ha passato in rassegna i punti salienti della riforma del settore radiotelevisivo, e riferendosi alle dichiarazioni di Paolo Gentiloni, presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza, ha sottolineato “La legge sul riassetto radiotelevisivo è ben lontana dall’essersi abolita da sola”.

Per quanto riguarda il Sic (Sistema Integrato delle Comunicazioni), il Ministro ha ricordato che esiste già un calcolo effettuato dalla Fondazione Bordoni e a breve arriverà anche quello dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

 

Relativamente, poi, la privatizzazione della Rai ha già compiuto i primi passi con la fusione tra Rai e Rai Holding. E questo tema è oggetto di un dibattito molto approfondito tra i poli e all’interno dei poli.

“Fa piacere, comunque, notare che al presidente Gentiloni stiano particolarmente a cuore le modalità della quotazione in Borsa della Società concessionaria del Servizio pubblico radiotelevisivo“, prosegue Landolfi che sulla questione del digitale terrestre ricorda che la fase di avvio è stata finalmente regolata e disciplinata.

 

A nemmeno due anni dall’approvazione della legge sono 3 milioni 800mila i decoder acquistati dalle famiglie italiane. Un sistema che ha consentito di aprire nuovi spazi alla concorrenza e alle Tv locali che hanno saputo cogliere le opportunità della nuova tecnologia: maggiore offerta televisiva, migliore qualità del segnale e servizi interattivi.

 

“Comprendiamo le motivazioni elettoralistiche dell’on. Gentiloni che lo spingono a dire queste cose. In ogni caso – conclude Landolfi – è facile prevedere che la sinistra non riuscirà ad abrogare l’attuale normativa. In primo luogo perché‚ non vincerà le elezioni e quant’anche questo non dovesse malauguratamente accadere non riuscirà a fare una legge più equilibrata e più attenta alle esigenze di sistema“.

 

Paolo Gentiloni è più volte intervenuto sulla Legge Gasparri, lamentandone le incongruenze e asserendo che, “rispetto a quanto fatto in cinque anni di centro destra, bisogna ricominciare da capo”.

E Gentiloni ripartirebbe dalla ridefinizione del servizio pubblico, con una parziale privatizzazione, a un maggiore pluralismo sul mercato televisivo italiano. Oltre a prevedere un allungamento dei tempi dello switch-off.

 

La legge Gasparri non è da rifare o da abolire, dato che “non c’è più, si è dissolta da sola”, è stato il commento del presidente della Vigilanza ai cronisti che gli hanno chiesto se in caso di vittoria del centrosinistra saranno introdotte modifiche alla legge.

“I suoi tre pilastri principali sono già crollati – ha spiegato Gentiloni – Il Sic, di cui non è mai stata calcolata la quota limite, la quotazione in borsa della Rai, con una privatizzazione alla gattopardo, è stata messa da parte e non è mai avvenuto il passaggio delle frequenze Tv sul digitale terrestre”.

 

Dunque occorre una nuova legge di sistema, che dia “più libertà e più concorrenza, perché le posizioni dominanti non aiutano né l’economia né il pluralismo”.

 

A giudizio di Gentiloni “il sistema audiovisivo ha bisogno di una ventata di concorrenza. Bisogna ridurre le posizioni dominanti e dare più spazio alle Tv locali”. Quanto ai punti da cui partirà  la nuova Legge delle comunicazioni targata Unione, l’esponente della Margherita ha elencato tre direttive: “Una legge sul conflitto d’interessi semplice e chiara, con la separazione degli interessi familiari dalla politica, un’azione dell’Antitrust sulla limitazione della raccolta pubblicitaria, che schiaccia soprattutto le emittenti locali, dei limiti alle frequenze, anche in vista dell’avvento della Tv mobile, e il principio della neutralità tecnologica, senza cioè favorire un supporto piuttosto che un altro“.

 

Il centrosinistra intende modificare anche il sistema delle Authority. “Io non credo in un unico modello per tutte le Autorità – ha detto Gentiloni – né a una Commissione apposita e a norme comuni per le nomine dei vertici. Le disposizioni comuni per le Authority devono essere generalissime”.

Quanto alla sede dell’Autorità, ha precisato: “Non si tornerà indietro, la sede dell’Authority resterà a Napoli. Bisogna completare lo spostamento, solo alcuni uffici rimarranno a Roma”.

 

Anche l’ex Ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, firmatario della Legge di riforma, è intervenuto in merito alle dichiarazioni di Gentiloni, affermando che il presidente della Vigilanza “mente sapendo di mentire”.

“Grazie alla legge Gasparri e allo sforzo del nostro Governo – ha sottolineato – è partita, finalmente, l’Italia del digitale terrestre che la sinistra evocava, senza riuscire a trasformare un proposito in una realtà come invece noi abbiamo fatto. La Rai ha una gestione più equilibrata, ha conti risanati e un presidente di garanzia che è esponente della minoranza, proprio perché io ho voluto la norma dei due terzi che subordina a un consenso che va al di là della semplice maggioranza la designazione del presidente della Rai”.

 

Gasparri ha fatto riferimento anche alle norme antitrust, sostenendo che sono moderne e adeguate ad un mercato moderno e competitivo che vede, in Italia, operare nel campo della Tv e delle comunicazioni grandi operatori internazionali con i quali devono competere Imprese italiane di adeguate dimensioni.

“Non abbiamo fatto come la Francia  – ha detto Gasparri – che si è chiusa in modo protezionistico e ha fuso delle società per realizzare dei colossi non scalabili. Abbiamo realizzato un assetto equilibrato e c’é da augurarsi che l’Authority delle Comunicazioni riesca a vigilare sulla corretta applicazione di queste norme“.

 

Per quanto riguarda  la privatizzazione Rai, “oggi esistono delle norme mai scritte prima. C’è troppa pigrizia in alcuni settori politici, soprattutto vicini all’onorevole Gentiloni, che amano talmente tanto le pratiche lottizzatorie e che non riescono ad immaginare una Rai che allenti i legami con il mondo politico. Aprirsi al mercato, mantenendo una funzione di servizio pubblico – conclude Gasparri – farà bene alla Rai”.

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