Innovazione: dal CIPE 565 mln di euro per tecnologie e distretti digitali

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In arrivo uno stanziamento senza precedenti, sia a livello comunitario che nazionale, per l’introduzione di tecnologie informatiche nel sistema produttivo. Su proposta di Lucio Stanca, Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, il CIPE ha infatti dato il via libera ad oltre 565 milioni di euro per l’innovazione digitale nel Paese e nelle imprese.

 

Di questo importo, 515 milioni di euro sono destinati a incrementare la dotazione finanziaria per la costituzione 36 nuovi Poli tecnologici altamente avanzati, l’aggregazione di soggetti imprenditoriali, PMI e centri di ricerca per lo sviluppo di “distretti tecnologici” (la cui attuazione del bando è prevista entro le prossime settimane) che prevede agevolazioni per programmi di sviluppo per l’innovazione di processi strategici aziendali e il rafforzamento dell’aggregazione in distretti e filiere industriali; e 50 milioni di euro per la lotta al divario digitale nelle regioni del Mezzogiorno.

 

In particolare, ha spiegato il ministro Stanca, “i 515 milioni di euro si aggiungono ai 630 milioni di euro già stanziati per i bandi relativi all’innovazione sia di processo che di prodotto, che porteranno rispettivamente alla costituzione di 36 nuovi Poli tecnologici e di nuovi Distretti tecnologici. I restanti 50 milioni di euro (provenienti dal Fondo aree sottoutilizzate 2006) saranno utilizzati per contrastare il divario digitale nelle regioni del Sud”, ha concluso il ministro per l’Innovazione e le Tecnologie.

 

Nel dettaglio, per quanto riguarda il superamento del digital divide nel Meridione, il Governo ha individuato cinque priorità su cui concentrare le proprie iniziative:

 

  • Sviluppo di azioni per la promozione di una cultura dell’Innovazione Digitale per la creazione ed erogazione di applicazioni e servizi on-line per le imprese – compresi i servizi e l’eLearning – per aiutare le imprese a “reinventare” il loro business alla luce della competizione mondiale e delle nuove opportunità che si stanno creando; e per la formazione dei dipendenti finalizzata all’utilizzo delle tecnologie digitali per la riqualificazione delle risorse umane;

 

  • Sviluppo delle infrastrutture immateriali (con la compartecipazione del Ministero delle Comunicazioni) per la promozione della domanda di connettività per l’introduzione di servizi ed applicazioni innovative nel campo della produzione, logistica, marketing, promozione di bandi per la predisposizione di piattaforme di telecomunicazioni avanzate [broadband su wireless] per aggregazioni di imprese e enti locali;

 

  • Applicazione del Codice dell’Amministrazione Digitale per la sua diffusione soprattutto sul territorio, cioè laddove i cittadini potranno effettivamente “toccare” e misurare il cambiamento. Il progetto prevede di coinvolgere gli Uffici Territoriali di Governo come promotori in grado di diffondere la cultura del cambiamento e l’introduzione di tecnologie avanzate nei processi di back-office e di front-end e, soprattutto, proporre e facilitare una maggiore integrazione tra tutti gli uffici pubblici sia centrali che locali evitando che sia il cittadino ” l’integratore ” delle diverse competenze.

 

  • Sviluppo di piattaforme tecnologiche a supporto dei processi produttivi per nuovi distretti per promuovere bandi mirati a distretti o raggruppamenti di aziende che, in collaborazione con università o centri di ricerca pubblici, realizzino piattaforme digitali in grado di sostenere in modo innovativo e competitivo il business di queste aziende/distretti al fine di renderle più produttive e concorrenziali sia sui mercati europei che internazionali;

 

  • Finanza per l’innovazione per promuovere un “fondo dei fondi” per idee innovative e per la creazione di imprese innovative attraverso la condivisone del rischio con imprese specificatamente attrezzate a questo tipo di business (creando parallelamente un mercato del genere, oggi assente nel nostro Paese). L’operazione è, quindi, non solo di natura finanziaria ma anche di creazione di un nuovo mercato, di cui il nostro Paese non può più farne a meno, a rischio di declassamento progressivo.

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