La pubblicità punta ai cellulari: business da 1 mld di dollari nel 2009

di Alessandra Talarico |

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mobile advertising

La crescente disponibilità di contenuti mobili multimediali sta aprendo nuove opportunità per un advertising mobile più sofisticato e mirato.

Nel momento in cui i contenuti che già includono la pubblicità – come i programmi televisivi – si fanno largo sui cellulari, i brand e i fornitori di contenuti di intrattenimento stanno infatti cominciando a intravedere e valutare le opportunità legate all’advertising multimediale.

 

Come conferma anche l’appena pubblicato rapporto di KPMG, il 2006 sarà un anno cruciale per i modelli di business mobili e lo sarà anche per quegli attori che, sfruttando la convergenza, vorranno imporsi sul mercato.

Tra questi, in prima fila vi sono gli inserzionisti che, nei prossimi 5 anni, dovrebbero trasformare il loro business per passare dai semplici sms pubblicitari a un advertising multimediale più sofisticato.

 

Secondo uno studio di VisionGain, infatti, l’advertising entrerà con forza nel mercato della telefonia mobile generando – in Europa e negli Usa – profitti per oltre 1 miliardo di dollari nel 2009, contro i 255 milioni del 2005.

 

I diversi player stanno già sviluppando strategie ad hoc e stanno cercando di posizionarsi in questo nuovo spazio, testando diverse forme di inserzioni sia attraverso i servizi 3G sia sui portali mobili, mentre l’ingresso dei motori di ricerca nel settore apre a nuove opportunità sotto forma di ricerche mobili basate sui contenuti.

 

“I telefonini sono strumenti molto personali che molta gente porta con sé 24 ore al giorno. Essi rappresentano, per gli advertiser, un’opportunità per diffondere informazioni mirate e tempestive nell’interesse degli utenti”, ha spiegato l’analista Marcia Kaplan, sottolineando come, con il permesso degli utenti gli inserzionisti possono “collezionare informazioni demografiche e comportamentali per perfezionare il loro messaggio”.

 

Come sottolinea anche il rapporto KPMG, “il 3G permette di arricchire l’offerta di contenuti, ma c’è un limite rappresentato dall’effettiva propensione degli utenti a pagare per questi extra”.

A questo punto entra in scena la pubblicità, con contenuti sponsorizzati interamente o parzialmente dagli inserzionisti: “vediamo anche l’emergere di operatori virtuali sponsorizzati, che offrono chiamate gratuite in cambio di spot mirati”, ha concluso la Kaplan.

 

Prima che il mobile advertising possa affermarsi come medium pratico, bisogna però risolvere alcuni aspetti fondamentali, tra cui i modelli di business, la condivisione dei profitti, oltre a questioni prettamente tecniche come il tipo, la lunghezza e la frequenza degli spot, l’atteggiamento degli utenti e via dicendo.

 

Si tratta di un passaggio molto delicato, durante quale gli operatori dovranno massimizzare il potenziale dell’advertising e, allo stesso tempo, evitare di alienare i clienti per evitare un effetto boomerang.

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