ICT: da Doha rilanciata l’urgenza di un fronte comune contro il cybercrime

di Alessandra Talarico |

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Si è chiusa a Doha, in Qatar,  la Conferenza Mondiale per lo sviluppo delle Telecomunicazioni organizzata dall’ITU per rilanciare il Millenium Goal, il progetto dell’Onu che si pone come obiettivo, tra i molti altri, quello di collegare alla Rete tutte le comunità mondiali entro il 2015.

La conferenza organizzata dall’ITU ha riunito oltre un migliaio di responsabili ed esperti dell’ICT, invitati a proporre azioni concrete in vista dell’implementazione della road-map tracciata al WSIS di Tunisi, per assicurare l’accesso alle tecnologie ICT a tutte le scuole, le biblioteche e i governi locali dei quattro angoli del pianeta entro i prossimi nove anni.

 

Nella loro dichiarazione finale, i partecipanti hanno affermato di aver “raggiunto alcuni obiettivi” che l’ITU si era fissato già dal 1994 “per assicurare l’accesso universale alle telecomunicazioni”, sottolineando come le tecnologie ICT “offrano la possibilità di colmare il digital divide” tra il nord e il sud del mondo.

 

Malgrado i progressi raggiunti negli ultimi anni, infatti, circa 1 miliardo di persone sono ancora tagliate fuori dalla rivoluzione digitale e oltre la metà di queste vivono Africa.

 

“La società dell’Informazione sta cambiando e dovrebbe prepararsi a rispondere alle necessità di tutte le nazioni, ma soprattutto a quelle dei Paesi emergenti”, per creare le basi di uno “sviluppo durevole e un transfert di tecnologie compatibile con le legislazioni nazionali”.

 

Presentando l’accesso universale alle tecnologie ICT come “una delle chiavi della prosperità socio-economica”, nel documento finale i partecipanti hanno esortato i governi a offrire a tutti “un accesso equo e abbordabile”, a definire “un quadro normativo stabile e trasparente” e a “facilitare una concorrenza equa proteggendo l’integrità delle reti e i diritti degli utenti, degli operatori e degli investitori”.

 

L’ITU è inoltre chiamato a continuare a svolgere un ruolo di primo piano “nella concezione e la messa in opera di tecnologie a costo accessibile, nell’elaborazione di strategie che facilitino l’utilizzo delle tecnologie ICT in caso di catastrofi e nell’assistenza ai disabili”.

Tra gli obiettivi fissati nel corso della conferenza, la stipula di un memorandum d’intesa per combattere il cybercrime. Un’iniziativa che sarà al centro della concertazione con gli Stati membri nel corso dei prossimi appuntamenti istituzionali, durante i quali verrà stilato un programma “giuridico, legale e politico” per approcciare il tema della criminalità informatica, un problema che minaccia il mondo e cresce di pari passo con lo sviluppo dell’ICT.

 

“I paesi hanno compreso che il problema è serio e che bisogna lavorare insieme e mettere sul piatto molte risorse” per combattere non solo la criminalità e il terrorismo digitale ma anche lo spam, ha spiegato Alexander Ntoko direttore dell’unità cyberstrategie dell’ITU.

 

Quello che si è fatto finora, infatti, è insufficiente, soprattutto perché “le tecnologie si evolvono e i costi di utilizzo si abbassano per tutti e quindi anche per i criminali”, ha aggiunto Ntoko.

 

“La criminalità, che essa sia organizzata o no si è largamente appropriata delle tecnologie ICT, provocando serie ripercussioni sia sugli utenti che sulle aziende e i governi” ha stimato per parte sua l’esperta internazionale Solange Ghernaouti-Hélie, sottolineando come Internet abbia “facilitato ogni sorta di infrazione”, dal furto al sabotaggio di informazioni allo spionaggio industriale.

 

“La dimensione virtuale del Web può occultare la nocività degli attacchi, soprattutto a un pubblico giovane o non proprio esperto di cyberspazio”, ha dunque avvertito la Ghernaouti-Hélie, puntando anche il dito contro lo spam che rappresenta il 60% della posta scambiata in Rete.

 

Un problema complesso che richiederebbe misure drastiche: un esperto, che ha preferito mantenere l’anonimato ha spiegato che la soluzione migliore sarebbe quella di “abolire la posta elettronica gratuita e dar prova di fermezza nella sorveglianza della Rete”.

 

Il programma di sei punti stilato a Doha copre anche la riforma della regolamentazione, lo sviluppo delle infrastrutture e la questione dei costi e delle tariffe delle telecomunicazioni, fattori fondamentali per favorire la concorrenza e ridurre i costi di accesso alle tecnologie.

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