Inchiesta Mediaset: il caso si gonfia. La Jowell nel mirino degli inquirenti. Ma per la stampa il vero bersaglio è Berlusconi 

di Raffaella Natale |

Italia


Silvio Berlusconi

Si inasprisce la polemica sull’inchiesta Diritti Tv che coinvolge Mediaset. Il governo britannico ha smentito di aver compromesso l’indagine della magistratura italiana sull’avvocato David Mills e la presunta mazzetta ricevuta dal premier Silvio Berlusconi. I giudici di Milano vogliono chiedere l’estradizione di Mills, marito del Ministro britannico della Cultura, Tessa Jowell, e sospettato dalla Procura milanese di avere intascato una bustarella da 600mila dollari in cambio di false testimonianze ai processi All Iberian e a quello sulle tangenti Fininvest alla Guardia di Finanza.

Il denaro sarebbe servito a saldare il mutuo contratto dai coniugi Mills per la loro casa da 700mila sterline (1 milione di euro) nel sobborgo londinese di Kentish Town.

 

Sia Mills che la moglie hanno fin qui strenuamente negato ogni comportamento scorretto, ma per Tessa Jowell si prospetta l’accusa di violazione del codice di comportamento che impone ai ministri di non accettare “regali”.

Il Telegraph in un articolo pubblicato stamani, “Mills is merely a means to an end. It’s Berlusconi they want”, parla di una registrazione nelle mani degli inquirenti, in cui Mills parlando con il proprio commercialista, David Barker, gli dice d’aver ricevuto questo “regalo” da Carlo Bernasconi (un socio in affari di Berlusconi, oggi scomparso), per i problemi che aveva subito per via di Horizon, una società off-shore creata per aggirare le restrizioni della legge italiana. Mills nella registrazione appare anche preoccupato per un’indagine dell’Erario sui propri conti, visto anche l’incarico governativo ricoperto dalla moglie.

 

Dalla sua il Times rivela che Mills sarebbe “impegnato in colloqui segreti” per un possibile accordo con i magistrati. Il legale, che da sempre respinge le accuse, potrebbe evitare il carcere e ricevere una “condanna simbolica” in cambio della “completa verità” sulla vicenda. Questo a dimostrazione che, come giustamente sottolinea il titolo dell’articolo apparso sul Telegraph, il vero bersaglio è Berlusconi. E’ proprio il premier italiano che i magistrati vogliono inchiodare.   

Gli avvocati di Mills hanno detto ieri che il loro cliente si trova in Svizzera, dove sta discutendo con loro sul da farsi. Il Times, scrive che i magistrati Fabio de Pasquale e Alfredo Robledo hanno detto che si sta discutendo di patteggiamento. Federico Cecconi, il capo degli avvocati di Mills a Milano, ha confermato che il patteggiamento “è un’opzione”.

 

Secondo il Ministero degli Interni britannico, la giustizia italiana ha presentato nel dicembre 2004 una richiesta di informazioni su un’eventuale estradizione di Mills. Londra ha risposto nel maggio 2005 attraverso l’ambasciata d’Italia nel Regno Unito, al ministero della Giustizia italiano. Un comportamento che, stando a quanto riporta il Times, ha mandato su tutte le furie i Pm milanesi, perché l’inchiesta sarebbe stata compromessa mettendone al corrente il governo Berlusconi.

Il Times cita una lettera “dai toni furibondi” inviata dai Pm di Milano direttamente a Whitehall, sede del ministero dell’Interno britannico. Nella letetra si legge che, passando al ministero della Giustizia italiano alcune informazioni scritte anche in relazione alla “proposta estradizione” di Mills, l’Home Office ha “diffuso informazioni riservate a un gran numero di funzionari e persone (…) il danno alla segretezza dell’indagine è vistoso”.

Queste informazioni, dice il Times citando la lettera, furono inviate dal Serious Fraud Office (l’agenzia del governo che indaga sui casi di truffa e frode più gravi) non direttamente ai Pm di Milano, ma in “pacchi non sigillati” attraverso il governo italiano.

 

Dall’Italia, il Ministro degli Interni ha spiegato di aver agito secondo la prassi.

 

L’Home Office si è difeso dalle accuse, sostenendo di aver seguito nel caso tutte le corrette procedure: “Qualsiasi informazione su estradizioni prima del 28 luglio del 2005, quando è stato introdotto il mandato d’arresto europeo, doveva avvenire attraverso canali diplomatici piuttosto che diretti tra  la Gran Bretagna e i magistrati italiani”.

Durante questa fase – ha detto una portavoce del ministero degli Interni citata dal Guardiangestita secondo la routine a livello di funzionari dell’Home Office, non ci sono stati contatti tra l’Home Office e il dipartimento della Cultura, dei Media e dello Sport a qualsiasi livello, e neanche con David Mills. Il mese scorso, separatamente, l’Home Office ha autorizzato due mandati della polizia per perquisire la proprietà di Mills per conto della procura di Milano, nel rispetto della legge britannica e degli obblighi internazionali. Né David Mills né Tessa Jowell sono stati informati prima dell’esecuzione dei mandati. Una volta eseguiti, funzionari del ministero degli Interni hanno informato il Dcms della situazione”.

 

“Le insinuazioni della magistratura italiana sono completamente false. Il fatto è che c’è una procedura d’estradizione ben stabilita che funziona con l’Italia come con altri Paesi e noi abbiamo seguito le procedure normali”, ha dichiarato il Ministro degli Interni, Charles Clarke, “Nessuna richiesta di estradizione è finora giunta dall’Italia, nemmeno in passato”.

 Penso che la cosa sarebbe stata criticabile se fosse stata gestita in altro modo – ha affermato un portavoce di Blair – E’ stato trattato da funzionario a funzionario. Nessun ministro è stato consultato. Il Ministero dell’Interno non poteva essere più chiaro nel dire che le normali procedure sono state seguite. Sono procedure accettate a livello internazionale”.

Il segretario di gabinetto britannico, Gus O’Donnell, che guida l’inchiesta, sta ancora indagando su un’ipoteca accesa da Jowell e suo marito, come ha riferito ai Comuni lo stesso premier Tony Blair. Secondo i magistrati italiani il prestito era “parte del piano teso a mascherare la tangente ricevuta dal premier Silvio Berlusconi”.

 

La Jowell è, intanto, sotto indagine da parte del segretario di gabinetto, che sta verificando se le transazioni del marito cui ha preso parte (la signora Jowell co-firmò la richiesta di un mutuo che si sospetta sia stato usato per far entrare in Gran Bretagna i 600.000 dollari) costituiscano una violazione del codice di comportamento ministeriale. Oggi, dice il Guardian, si dovrebbe sapere quale sarà la sorte di Jowell. Blair ha promesso che O’Donnell indagherà anche su possibili atti impropri o interferenze del ministero dell’Interno britannico nell’inchiesta dei Pm milanesi su David Mills, accanto all’indagine sul ministro della Cultura Jowell. Secondo il quotidiano, la Jowell potrebbe ottenere oggi un rinvio temporaneo, visto che “non avrebbe violato in modo grave il codice ministeriale”.

 

Ma la stampa britannica no la pensa così. In un articolo intitolato Jowell, correttezza e italian job, il Telegraph sottolinea come, “mentre la saga di David Mills continua e aumenta la curiosità (…) una cosa è chiara:  la signora Jowell è nei guai e sta danneggiando il governo”.

 

“Credo che l’inchiesta vada approfondita per coprire alcune accuse pubblicate dalla stampa sul tentativo di bloccare l’estradizione da parte del Ministero dell’Interno e cose simili – ha dichiarato il leader dell’opposizione, il conservatore David Cameron, in un’intervista alla BBC, aggiungendo – Mills è inquisito dai magistrati di Milano i quali hanno detto di voler cercare l’atto d’accusa nei confronti di Berlusconi per corruzione”.

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