Prima Indagine conoscitiva sul mercato del documentario. Necessario il supporto di Istituzioni, sistema Tv, ma soprattutto una politica culturale 

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Italia


Angelo Zaccone Teodosi

Si è svolto a Roma, presso il Complesso monumentale San Michele a Ripa, il Convegno nazionale per la presentazione della prima Indagine conoscitiva sul mercato del documentario in Italia, realizzata dall’Istituto italiano per l’Industria Culturale (IsICult).
Il convegno si è diviso in due fasi: al mattino si sono svolti gli interventi istituzionali sui
valori economici, produttivi, culturali del documentario italiano (oltre che sull’illustrazione dei risultati della ricerca); al pomeriggio una tavola rotonda tra i responsabili dei palinsesti televisivi del Servizio Pubblico (con l’aggiunta di Fox Channels).

La necessità di realizzare una Ricerca descrittiva del settore del documentario in Italia, che ne esplorasse la dimensione economica e portasse alla luce potenzialità e criticità è sempre stata una delle priorità annunciate da Doc/it ( Associazione Documentaristi Italiani), che raccoglie sia gli autori sia i produttori e distributori indipendenti operanti nel nostro Paese.
Infatti la dimensione creativa, produttiva, economica e professionale del documentario nel nostro Paese, fin qui praticamente inesplorata, non offriva alcun tipo di rilevazioni statistiche e tendenziali.

Da qui è nata l’idea di realizzare l’indagine di settore grazie al primario sostegno del Ministero per le Attività Produttive e dell’ICE-Istituto italiano per il Commercio Estero che, per la prima volta in Italia, hanno firmato un Accordo di Settore biennale con un’associazione di categoria del settore audiovisivo, e alla partecipazione di sponsor privati e pubblici interessati al settore: Rai, attraverso il contributo di Rai Radiotelevisione Italiana (Direzione Palinsesto TV e Marketing), RaiTrade e RaiSat, Sky Italia, Fox International Channels Italy e Istituto Luce.

Gli obiettivi della ricerca erano da un lato la descrizione del processo di realizzazione e del ciclo di vita del documentario, dalla nascita dell’idea alla distribuzione del prodotto; dall’altro l’analisi del mercato nazionale nelle sue componenti strutturali (cinema, televisione, festival, distribuzione video e online), e la definizione dei volumi economici e delle caratteristiche della filiera produttiva e distributiva, al fine di individuarne le criticità e disegnare le potenzialità di sviluppo e internazionalizzazione dell’intero settore.

La realizzazione della ricerca è stata affidata a IsICult, istituto specializzato in studi e consulenze per importanti committenti istituzionali, presieduto da Angelo Zaccone Teodosi.

Nel corso del Convegno di presentazione della Ricerca, che si può considerare non ancora conclusa in merito alla definizione precisa di dati e volumi numerici e all’individuazione di linee chiare di sviluppo che stentano a manifestarsi (correttamente essa si definisce come “work in progress”), sono stati illustrati i principali elementi del quadro nazionale che si è delineato.

Il principale elemento positivo e contingente è la volontà espressa dal Servizio Pubblico radiotelevisivo, che ha partecipato in qualità di coproduttore al finanziamento della ricerca, di utilizzare le risultanze di questo notevole impegno per collocare al centro di un dibattito interno nuove linee a favore del documentario italiano ed europeo, per la produzione e coproduzione con i produttori indipendenti e per la diffusione del prodotto all’interno dei palinsesti di programmazione.

Un aumento a 21 milioni di euro da parte della Rai dei fondi riservati ai documentari, di cui 8 milioni da destinare alla coproduzioni con gli autori indipendenti, è la proposta rivolta alla Tv pubblica.

L’aumento è parametrato alla quota del 15% dei ricavi complessivi annui, prevista dalla legge Gasparri, che l’azienda pubblica deve investire in opere europee, e rappresenterebbe un 5% della cifra totale. Secondo i dati della Ricerca, realizzata in 7 mesi sotto la direzione di Francesca Medolago Albani, la Rai, intorno alla quale si muove circa 1/3 dell’economia del settore, ha investito nel 2004 per i documentari circa 13 milioni di euro, di cui l’84% destinato agli acquisti e il 16% alle coproduzioni.

Da qui la richiesta che le due percentuali passino rispettivamente al 66% per gli acquisti e il 33% per le coproduzioni. Un cambiamento di atteggiamento considerato necessario in prospettiva alla situazione di arretratezza del nostro mercato rispetto agli altri Paesi europei, fotografata dall’indagine “work in progress”, e comunque parziale, sul settore (ha risposto ai questionari il 15,5% dei circa 755 soggetti attivi, fra autori, produttori, distributori e broadcaster).

Il principale elemento negativo, che rende il caso italiano unico tra tutti i grandi Paesi europei ed extraeuropei, è la mancanza di un sistema complessivo e integrato di interventi di supporto da parte dei pubblici poteri (nazionali e regionali) e del sistema televisivo nazionale (anche se negli ultimi anni si manifestano comunque delle novità positive ed incoraggianti, come l’accoglimento di istanze di finanziamento all’interno della nuova Legge Cinema, o la politica innovativa dei canali satellitari tematici); ma soprattutto manca ancora una politica culturale che veda in questo genere un asse importante dell’economia audiovisiva nazionale e della diffusione dei valori e simboli della cultura del nostro Paese, delle sue genti e delle sue storie.

Per farsi un’idea basta guardare alle cifre: il fatturato italiano dell’universo documentario si aggira sui 50 milioni di euro e occupa 3000 persone, in un tessuto imprenditoriale molto frammentato con circa 250 società di produzione, molte delle quali microaziende, definite “poco più di botteghe artigianali” con fatturati che in molti casi aggiungono appena i 100.000 euro, rispetto a realtà come quella della Francia, dove i finanziamenti per la produzione di documentari nel 2004 sono stati di 308 milioni di euro (di cui 145 dalle tv pubbliche e private, e 65 dai fondi statali).

La distribuzione al cinema resta una chimera, per quanto si sia registrato un sostanziale aumento di opere in sala: da un unico documentario nel 1994 ai 16 del 2005, con 17.810.830 euro di incassi totali. Molto complesso il rapporto con la Tv, dove le opere non fiction sono seguite soprattutto da un pubblico femminile, residente nel Nord, di età maggiore ai 45 anni e istruzione bassa. Nell’offerta all’interno della programmazione domina la Rai, con 1200 ore, ma viene sottolineata la scarsa presenza di ‘cinema’ o ‘televisione del reale’ in prima serata e la scelta di presentarli frammentati in programmi contenitore come ‘Quark’, nei quali, secondo molti osservatori ‘il prodotto originale rischia di perdere la sua identità e il senso sulla base del quale era stato costruito’.

Dalle pagine del rapporto esce anche una carta d’identità del documentario “made in Italy”: prevalgono i temi sociali (46,8%), rispetto a scienza (38,3%), arte e cultura (31,5), antropologia (29,2%), natura e animali (25,7%), storia e archeologia (22,3%). Nel trattare i diversi argomenti si predilige una chiave fortemente autoriale, e per la durata delle opere si pensa soprattutto ai formati più utilizzati dal mercato estero, dove il prodotto italiano è paradossalmente più visto, rispetto al mercato nazionale.

Angelo Zaccone Teodosi, illustrando i dati della ricerca, ha sottolineato che Mediaset “dimostra un sostanziale disinteresse con 450 ore di programmazione nel 2003, scese alla metà nel 2004, mentre è in trend di crescita La7, in gran parte grazie all’accordo della rete per l’acquisto di opere da Discovery Channel”.

Fra gli altri canali distributivi, la maggiore visibilità è data dall’homevideo, e fra le note più positive, c’è il crescente successo registrato dai documentari in edicola, sia allegato a testate di varia natura, e soprattutto venduto con pubblicazioni ad hoc.

Il convegno che ha avuto fra i tanti relatori Giulia Rodano, Assessore alla Cultura Spettacolo e Sport Regione Lazio, e Gaetano Blandini, Direttore Generale Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Vincenzo Vita, assessore alle Politiche Culturali Comunicazione e Sistemi Provincia di Roma, è solo una delle iniziative promosse per rilanciare il settore nel 2006: fra le altre, dal 9 al 12 marzo a Venezia, sarà il Discovery Campus, workshop con autori produttori e commissioning editors da tutto il mondo. (r.n.)

Sintesi dell’Indagine sul settore del Documentario in Italia