Ancora bufera per i Mac di Apple. Huger (Symantec): ‘Gli attacchi segnano l’inizio di un’erosione graduale’

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Non c’è pace per la Apple di Steve Jobs. Dopo settimane di fuoco incrociato, frutto della notizia clamorosa dei primi attacchi hacker ai sistemi operativi Mac, non si placa la polemica all’indomani dell’annuncio dell’ultima versione di ‘Anti-Virus per Mac OS X’ realizzata da Sophos a seguito della diffusione dei malware avvenuta nei giorni scorsi.

Dopo le numerose dichiarazioni degli esperti della sicurezza, da Symantec a Sophos, da Plc a McAfee, anche la stampa mondiale si è  schierata fra coloro che reputano i recenti attacchi virus per Mac un segnale d’allarme che va a confermare quanto già dichiarato nei giorni scorsi da Vincent Weafer, direttore Symantec, secondo cui “Questa prima minaccia per il Macintosh OS X è un esempio della continua diffusione di codici maliziosi su altre piattaforme. E’ una prova della diffusione dei virus in sistemi operativi diversi da Windows”.

Rincara la dose il Wall Street Journal, che riportando la notizia degli attachi al Mac Os X di Apple – attraverso il sistema software di messaggistica di Apple l’iChat e tramite il programma di comunicazione wireless Bluetooth – fa il punto sulla situazione: per quanto siano tutti d’accordi nell’affermare che i due troyan riscontrati non siano particolarmente minacciosi, sono ugualmente tutti unanimi nel sostenere come sia solo una questione di tempo prima che si assista al dilagare di attacchi hacker di massa anche per i computer Mac di Apple, procedendo ad una ‘erosione graduale‘ – così la definisce Alfred Huger, dirigente senior engineering security operations di Symantec.

E intanto il titolo Apple è stato scambiato ieri sui mercati in ribasso dello 0,15%, a quota 71,35 dollari. 

Se finora i computer Mac della Apple si erano distinti per la presunta invulnerabilità nei confronti degli attacchi virus è anche vero che ciò era determinato da una semplice questione di numeri e probabilità: con una quota di mercato non superiore al 4-5%, gli hacker avevano sempre preferito puntare a software più comuni e diffusi. Ma la crescente notorietà di casa Apple, frutto del lancio sul mercato del lettore iPoD, ha attirato l’attenzione degli autori di malware: peccato che secondo molti esperti sarebbe stato proprio l’iPod il tramite per carpire importanti informazioni dal network Apple.

E nonostante dalla società giungano rassicurazioni ai timori sulla sicurezza dei propri sistemi informatici, attraverso una nota stampa secondo cui la società “prende i problemi inerenti alla sicurezza in modo molto serio…stiamo lavorando per risolvere questi problemi in maniera tale da impedire che danneggino i clienti”, tuttavia, come precisato da Symantec, rispetto alle 18 criticità riscontrate nel 2001 nei computer Mac in materia di sicurezza, nel 2005 tale cifra è giunta addirittura a 185, fino alla notizia esplosiva dei due worm OSX/Leap-A e OSX.Inqtana.A.

Intanto, da AVERT Labs, la divisione di ricerca di McAfee, giungono nuove protezioni per le vulnerabilità ‘Mac OS X Command Execution’ nel sistema operativo di Apple, dopo aver già diffuso gli aggiornamenti per difendersi dai nuovi worm indirizzati contro la piattaforma Mac OS X, compresi OSX/Inqtana.a e OSX/Leap.

Clima non proprio sereno per Apple in questi giorni, anche in seguito alle crescenti polemiche levatesi in seno alla web community dopo la decisione di Apple di restringere l’accesso al codice sorgente di Mac OS X, in un apparente tentativo di contrastare gli sviluppatori che stanno tentando il  porting su PC, cioè di far girare il sistema operativo Apple per Intel anche su comuni PC.

Alcuni sviluppatori hanno sottolineato come “con la pubblicazione di Mac OS X per processori x86 la Apple ha scelto di non concedere il sorgente di componenti fondamentali dell’OS, come il kernel e tutti i driver…La loro idea è di restringere la disponibilità di codice a coloro che stanno cercando di rubare Mac OS X e di usarlo su sistemi non costruiti o non approvati dalla Applescrive Peter O’Gorman. “Posso capire e approvare il fine, ma non i mezzi”.

Ciò significa che molti progetti software non potranno essere portati a termine, conclude O’Gorman, e che le azioni della Apple, di fatto, vanno contro il fair play dello sviluppo open source.