DMP conclude la IX Assemblea. Approvata la prima Piattaforma DRM pienamente interoperabile

di Raffaella Natale |

Mondo


Leonardo Chiariglione

Il Digital Media Project (DMP) ha concluso la sua IX Assemblea generale (GA09), con l’approvazione della prima Piattaforma DRM (Digital Rights Management) completamente interoperabile, il prossimo aprile verrà rilasciata la specifica della Phase II (IDP-2).

Con IDP-2 si intende sfidare la predominanza sui mercati dei sistemi DRM di grosse società come Apple, Microsoft, e RealNetworks.

In questa occasione, il DMP ha prontamente pubblicato un invito a contribuire alla specifica Phase III (IDP-3), invitando programmatori ed altri esperti del settore di tutto il mondo a lavorare intorno a eventuali e ulteriori modifiche che potrebbero essere apportate all’IDP-2.

 

Il Consiglio d’amministrazione del DMP ha inoltre dato il benvenuto ai nuovi membri provenienti da BBC e Telecom Italia, che contribuiranno a dare maggiore visibilità al Progetto, confermandone la missione che punta a coinvolgere i maggiori operatori della catena valore di distribuzione digitale.

 

Gli sforzi dell’industria mirano a risolvere la contraddizione generata dalle più recenti tecnologie media digitali che hanno sicuramente arricchito la tanto corteggiata user-experience – fornendo audio e video di alta qualità e trasferibili su supporti difficilmente deperibili e sviluppato in modo significativo il potenziale di distribuzione dei contenuti media sui network digitali.

Ma d’altro canto bisogna evidenziare che gli strumenti tradizionali per la gestione della catena di valore hanno perso il loro significato tradizionale e questo stato di cose ha creato diverse difficoltà ed è la causa principale dello scarso profitto di questo enorme potenziale.

 

Le tecnologie DRM sono state indicate da più parti come la migliore via d’uscita da questa impasse, per la loro capacità di combinare i vantaggi delle tecnologie digitali con la necessità di un “circolo virtuoso” che spinga i creatori di contenuti a continuare a lavorare, stimolati dai profitti generati, appunto, dai sistemi di gestione dei diritti digitali.

 

Un sistema DRM può essere descritto come un sistema di comunicazione “controllata” tra due o più entità. Data la particolarità della forma di comunicazione, però, l’implementazione di un sistema DRM può richiedere una vasta gamma di tecnologie e, se queste non possono “comunicare” tra loro, il sistema diventa allora un ostacolo per gli attori coinvolti nella catena di valore, in particolare per gli utenti finali.

 

L’applicazione di standard condivisi universalmente potrebbe permettere di sbloccare la situazione, ma anche in questo caso ci sono ferree regole da rispettare dal momento che il DRM è strettamente connesso alle business practice rese possibili dall’introduzione delle tecnologie digitali.

Dal momento che queste pratiche stanno effettivamente costringendo l’industria a modificare le proprie strategie, è difficile stabilire quali standard siano necessari in questo preciso momento e quali nel prossimo futuro: tutto ciò che si sa per certo è che il business della distribuzione Media cambia rapidamente e che altrettanto rapidamente va trovata una soluzione per evitare l’allontanamento del pubblico, confuso dall’incapacità di comunicazione nell’era della comunicazione anytime, anywhere.

 

Da sottolineare che la specifica IDP-2 risulta più interoperabile e scalabile rispetto alla precedente IDP-1, rilasciata nell’aprile 2005, e fornisce un framework aperto che consente agli utenti di utilizzate un mix di tecnologie DRM, in modo da rispondere alle diverse esigenze e conservare l’interoperabilità dei media digitali.

 

Nel caso della trasmissione televisiva, in casa diventa possibile avere un ambiente DRM totalmente interoperabile per usare media digitali.

Per esempio, fino a oggi, i sistemi d’accesso utilizzati per la distribuzione televisiva sono stati limitati in modo da assicurare i contenuti a un unico dispositivo. 

L’IDP-2 rende possibile l’estensione all’intera casa, lasciando agli operatori – broadcaster e fornitori di Mobile Tv e IPTV (Internet Protocol Television)  – e ai produttori di elettronica di consumo la libertà di scegliere la tecnologia nell’ambito di quest’ultima specifica.

 

Thomas Curran, CEO di Enterprise of the Future, ha dichiarato che “Le opportunità offerte dal mercato dei media digitali rischiano d’essere sprecate. Il timore della pirateria ha paralizzato la catena di distribuzione. Gli operatori devomo raccogliere la sfida all’unisono e adottare standard DRM affidabili”.

 

L’Assemblea generale ha eletto i nuovi consiglieri Domenico Di Martino (Telecom Italia) e Nigel Earnshaw (BBC).

Il DMP ha ringraziato gli uscenti, Richard Nicol (BT Group) e Ikuo Minakata (Matsushita), per il contributo fornito nei due anni passati.

 

La prossima Assemblea generale del DMP (GA10) si terrà il prossimo aprile a Losanna e prevedrà la presentazione e selezione delle proposte di tecnologie IDP-3 e la progettazione della specifica iniziale.

I lavori che riguardano l’IDP-3 dovrebbero essere terminati per ottobre 2006.

 

Il DMP è un’organizzazione non-profit nata ne 2003, che si pone come obiettivo la promozione dello sviluppo, della diffusione e dell’utilizzo dei “media digitali”, che includono la Tv digitale, il Digital Audio Broadcasting, i compact disc, i DVD e tutto l’ecosistema di prodotti e servizi a essi legati.

 

Il Cda è composto da Marina Bosi (MPEG LA, Usa ), Leonardo Chiariglione (CEDEO, Italia), Thomas Aidan Curran (Enterprise of the Future, Usa), Domenico Di Martino (Telecom Italia, Italia), Nigel Earnshaw (BBC, UK), José Neri (Sociedad Digital de Autores y Editores, Spagna), e Hiroshi Yasuda (Università di Tokio, Giappone).

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