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Tlc mobili: Guindani, ‘crescita del fatturato vicina allo zero’. Non c’è posto per altri operatori 

Italia


Il mercato italiano della telefonia mobile ha un grado di competitività nettamente superiore a quello che si registra negli altri Paesi europei, come dimostrano “i 10 punti percentuali di mercato che in due anni sono passati da Tim e Vodafone verso Wind e 3, un fatto che non ha eguali in nessun altro settore della nostra economia”.

 

A tratteggiare questo scenario, l’amministratore delegato di Vodafone Italia, Pietro Guindani, secondo cui però, nei prossimi anni la crescita del fatturato sarà prossima allo zero e gli operatori si batteranno esclusivamente sul terreno delle quote di mercato.

 

Nel corso di un’audizione alla commissione Trasporti della Camera, Guindani ha snocciolato dati e cifre che confermano la verosimiglianza delle sue affermazioni e ha posto l’accento sulle conseguenze delle misure adottate dall’Authority che, nel  2005, ha dato una sforbiciata ai costi di terminazione delle chiamate fisso-mobile e mobile-mobile e sugli effetti della portabilità del numero, che sta portando a risultati “senza eguali” e anche alla dura competizione sui prezzi che “mette l’Italia ai primi posti in Europa, con prezzi medi inferiori anche alla Gran Bretagna” .

 

Guindani ha definito la misura dell’Autorità “Un atto dovuto, per il quale i tempi erano maturi” ma che è arrivato “in modo molto forte concentrato nel 2005 , forse anche per recuperare il tempo perduto”.

 

Il provvedimento, ha spiegato Guindani, ha inciso per il 5% sul fatturato di Vodafone nel 2005 e nel 2006 ma il suo effetto diluirà nei successivi tre anni.

Il taglio sui costi di terminazione ha provocato nell’ultimo trimestre dello scorso anno, per la prima volta, un calo del fatturato dell’1,7%, nonostante la crescita reale dell’attività avesse registrato un aumento del 4%.

 

Entrando nel merito della concorrenzialità del mercato, Guindani ha sottolineato la necessità di garantire condizioni di reale competizione tra gli operatori e di evitare “lo sfruttamento di posizioni dominanti nei nuovi mercati da parte di operatori già in posizione dominante nel loro mercato di origine”, oltre all’esigenza di applicare norme che impediscano l’attuazione di offerte che non siano replicabili da altri operatori.

 

Tali norme esistono, sottolinea Guindani: “chiediamo solo che le regole siano rispettate e pertanto è necessaria una verifica da parte dell’Autorità”.

 

Un contesto, quello italiano della telefonia mobile, che per Guindani non ha spazio per altri operatori, alla luce del fatto che l’ultimo arrivato – H3G – “non ha ancora assestato i suoi conti”, né tanto meno c’è posto per eventuali operatori virtuali che, secondo la delibera dell’Autorità, non potranno comunque entrare nel mercato prima del 2011, cioè a 8 anni dall’assegnazione delle licenze Umts.

L’Agcom, comunque, ha appena avviato un’attività di monitoraggio sull’evoluzione del mercato dei servizi all’ingrosso di accesso e raccolta, con particolare attenzione all’effettivo ingresso di operatori virtuali.
“Se dovessimo verificare una situazione d’impossibilità di evoluzione del mercato, sicuramente interverremo, e se sarà necessario, naturalmente, lo faremo prima della fine dell’anno”, ha sottolineato il presidente Corrado Calabrò.

 

Per quanto riguarda poi il mancato accordo tra i quattro operatori mobili (TIM, Vodafone, Wind e H3G) e Ipse per rilevare le frequenze di quest’ultimo, le cui attività non sono mai partite, non si è trattato per Guindani di una faccenda economica, quanto “al fatto che si trattava di una realtà molto complessa dal punto di vista dei rapporti interni societari, da quello giuridico e nel rapporto con le Autorità”.

 

A questo proposito, il numero uno di Vodafone Italia ha anche spiegato che le frequenze lasciate libere dal ritiro della licenza di Ipse e dallo spegnimento del sistema Tacs, “dovranno essere riassegnate in modo equo e non discriminatorio agli operatori già attivi”, ma “a prezzi decisamente differenti” rispetto a quanto pagato ai tempi della gara per l’Umts. “Credo che le indicazioni emerse durante e la trattativa per Ipse, circa 70 milioni di euro per 5 megahertz, possano rappresentare una base di prezzo per un’eventuale asta, se così deciderà l’Autorità”, ha proseguito Guindani.

 

Le frequenze sono infatti una risorsa indispensabile per lo sviluppo del mercato visto che la loro disponibilità riduce la necessità di investimenti, abbatte i costi e quindi in ultima analisi incide sull’abbassamento dei prezzi.

 

Infine un annuncio relativo nello specifico alle attività del gruppo: entro la prima metà del 2006, Vodafone lancerà i primi prodotti basati sulla tecnologia Hdspa, meglio nota come Super Umts.

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