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Intercettazioni: università e aziende Usa cercano di bloccare l’estensione del Calea Act alle comunicazioni Internet

Stati Uniti


Le università, le biblioteche e le aziende hi-tech americane hanno chiesto alla Corte d’Appello di Washington di bloccare il controverso pacchetto di regole sulle intercettazioni delle comunicazioni su Internet.

 

In un documento di 71 pagine, viene chiesto alla Corte di bloccare l’estensione del CALEA Act ai servizi Internet a banda larga e ai servizi di telefonia via Web.

 

La FCC, infatti, non perde occasione per rilanciare la proposta di sottoporre i network telefonici via Internet ai controlli previsti dalla legge varata nel 1994, e che obbliga gli operatori a lasciare delle backdoor di sorveglianza per consentire all’FBI di mettere sotto controllo una determinata linea telefonica a pochi minuti dall’approvazione delle autorità preposte.

 

Il CALEA (Communications Assistance for Law Enforcement Act) però, non sarebbe estensibile alle chiamate via Web, poiché un rapporto della Camera dei Rappresentanti già nel 1994 definiva la legge non applicabile “ai servizi di informazione come le email, ai servizi online quali CompuServe, Prodigy, America Online o Mead Data o agli ISP”.

 

Secondo il documento presentato alla corte, dunque, l’amministrazione starebbe cercando di far passare per buona un’interpretazione del CALEA “arbitraria e contraria al pieno significato dello statuto, e quindi in contraddizione con la legge stessa”.

 

In base a questa interpretazione,  i fornitori di accesso ai servizi Internet tradizionali, a banda larga, via satellite e via cavo nonché i fornitori come Vonage, dovrebbero assumere un atteggiamento definito “wiretap friendly” (favorevole alle intercettazioni).

 

L’amministrazione Bush difende le regole varate lo scorso anno dalla FCC, ritenendole necessarie per catturare “criminali, terroristi e spie” che potrebbero altrimenti sfuggire alle indagini.

Il Congresso, inoltre, non avrebbe mai costretto i fornitori di servizi Internet e i network privati di aziende e università a costruire sistemi di sorveglianza per scopi inquisitori.

 

“Il documento dimostra le lacune delle argomentazioni della FCC e sfata la validità delle sue analisi legali”, ha spiegato il coautore del rapporto Albert Gidari.

 

Le regole della FCC dovrebbero entrare in vigore nella primavera del 2007, ma nel frattempo le forze dell’ordine hanno comunque facoltà di intercettare le comunicazioni su Internet grazie a sistemi come il “Carnivore” DCS-1000, un sistema passivo denominato “sniffer”, capace di filtrare i pacchetti di dati che transitano tra l’utente ed il provider e di ricostruire i messaggi scambiati: posta elettronica, pagine Web visitate, e conversazioni in diretta.

 

Questi strumenti, però, non sono abbastanza e l’FBI sostiene l’urgente bisogno “di sistemi di intercettazione standardizzati, alla luce delle crescenti minacce alla sicurezza nazionale e della nuova abitudine dei criminali di usare metodi di comunicazione sempre più clandestini”.

 

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