Telecomunicazioni, Innovazione Tecnologica e Protezione Ambientale

di Agostilia Milita |

Italia


Elettra2000

Campi elettromagnetici, una realtà bivalente. Preziosa per le potenzialità di servizi che trasporta. Temuta per angosce collettive ancora non dissipate. Questa bivalenza è stata al centro delle riflessioni nel corso della gionata di studio dedicata a “Telecomunicazioni, Innovazione Tecnologica, Protezione Ambientale organizzata da Elettra2000, il Consorzio per lo studio e la comunicazione sui campi elettromagnetici e dall’ARPA Lombardia. 

     

Una delle aree tematiche affrontate è stata quella dell’innovazione tecnologica nelle telecomunicazioni  nel settore della radiotelevisione ed i relativi impatti.  Dopo i saluti del presidente dell’ARPA Lombardia Carlo Maria Marino, l’intervento di Domenico Iarossi dell’Assessorato ai servizi di pubblica utilità che ha presentato il quadro strategico regionale sul rapporto tra innovazione tecnologica e i servizi di pubblica utilità, Mario Frullone, presidente di Elettra2000, ha proposto una riflessione sul ruolo strategico delle infrastrutture per la trasformazione della società dell’informazione. “I più recenti dati sui trend di crescita dei servizi di telecomunicazioni – ha spiegato Frullone- mostrano con evidenza il corso di crescita dei servizi fissi e mobili e dei servizi a valore aggiunto fruibili da queste piattaforme: nel secondo semestre 2005, l’ARPU dei servizi mobili è di 32,2 euro al mese per singolo utente, rispetto ai 30,7 euro del primo semestre 2004. Se l’ARPU dei servizi voce registra una lieve flessione e passa da 26,1 euro del 1 semestre del 2004 a 26 euro del 1 semestre de 2005, l’ARPU dei servizi non voce aumenta, nello stesso periodo, da 4,65 euro a 6,2 euro e questo indica la propensione degli utenti ad un uso sempre più evoluto del telefonino e dell’insieme dei nuovi servizi possibili con le nuove tecnologie”. A fianco della crescita dell’offerta e dell’uso dei servizi di telecomunicazioni, si sta diversificando l’offerta di televisione digitale,  con le piattaforme del satellite, digitale terrestre, cavo e xDsl e si assiste sempre più ad un processo di convergenza tra media e tra piattaforme: tra le piattaforme fisse e mobili e tra la piattaforma televisiva e quelle di telecomunicazioni. Gli elementi più indicativi di convergenza tra reti fisse e mobili, spiega Frullone, possono essere che: “il 70% delle chiamate di terminali mobili sono effettuate in condizioni indoor, la gestione della mobilità richiede specifiche funzionalità di rete (VLR, HLR, ecc.), il traffico originato da mobili serviti anche da WLAN”.  La convergenza delle reti sta facendo enormi progressi con lo standard UMA, “che consente il roaming e l’handover fra reti reti wireless di tipo unlicensed cellulari e reti wireless di tipo unlicensed (Wi-Fi pubblico o Bluetooth) mantenendo l’identità su entrambe le reti e con una sicurezza equivalente a quella delle reti mobili. I lterminali dual T -mode Wi mode Wi-Fi/GSM sono basati proprio su questa tecnica Fi/GSM”. La risposta delle reti mobili è l’HSDPA che consente prestazioni elevatissime e gli operatori mobili devono scegliere fra le varie alternative, tenendo conto dei costi e della qualità dei servizi. Il recente decreto sul Wi-Fi contribuirà a colmare il digital divide in Italia e a diffondere nuovi servizi. Infatti, “il Decreto estende l’ambito di applicazione delle Wireless LAN a tutto il territorio nazionale e costituisce un’opportunità per operatori e internet provider, un’opportunità per piccoli comuni, comunità montane e per le aree che soffrono il digital divide. Le trasmissioni in radiofrequenza devono comunque rispettare i limiti di potenza stabiliti (100 mW nel 2.4 GHz, 1 W nel 5.4 , GHz. Occorrerà richiedere un’autorizzazione generale al Ministero delle  Comunicazioni e le frequenze verranno utilizzate in modalità condivisa, e potranno essere soggette ad interferenze e a degradazione del segnale. Si opererà nelle bande dei 2.4  GHz e dei 5 GHz secondo quanto previsto dal Piano nazionale di ripartizione delle frequenze”. Il Wi -Fi, il DVB H, i processi di convergenza offrono delle potenzialità elevatissime, per i nuovi servizi, ma anche modifiche nelle reti attuali e il progresso tecnologico deve saper affermarsi rispettando le attese dei consumatori, in termini di miglioramento di servizi, ma anche riuscendo a rispettare i valori sociali e civili.

    

Tonio Di Stefano, della Direzione Strategie e Tecnologie della Rai ha ripercorso le tappe delle sperimentazioni Rai delle nuove tecnologie ed ha spiegato i perchè del passaggio al digitale: ” La conversione dei segnali analogici in formato digitale comporta vantaggi nelle fasi di elaborazione del segnale mediante apparecchiature basate sul computing e nella fase di trasmissione del segnale, con segnali di provenienza diversa (audio, video, telefonia ecc. che possono essere trasmessi sullo stesso supporto fisico come un’unica seguenza di bit. Nel 1949 è stata avviata la televisione sperimentale in Italia, con un formato televisivo che prevedeva 25 immagini riprese al secondo. Nel 1964 è stato introdotto il colore nei formati analogici- PAL, nel 1982 il formato numerico 4:2:2. e negli annl 1990 la compressione, con una quantità di dati da trasmettere o da memorizzare superiore rispetto al canale”. La Rai è riuscita a seguire i progressi tecnologici e nel 1990 è stato il primo broadcaster al mondo ad effettuare la prima sperimentazione di trasmissione in alta definizione via satellite negli anni ’90, in occasione dei mondiali di calcio Italia ’90, anche se è stata poi tralasciata ed è ora impegnata nel percorso verso la completa digitalizzazione delle trasmissioni, compresa la Mobile Tv, che la Rai sta sperimentando dal mese di gennaio di quest’anno.

    

Un accento particolare sull’evoluzione dei sistemi delle telecomunicazioni e le prospettive strategiche generate dalle nuove tecnologie è stato posto da Valerio Zingarelli, esperto in strategie nelle telecomunicazioni, che ha soltotlineato che “le trasmissioni radio hanno un ruolo  importantissimo nello sviluppo delle Tlc, rispetto alle reti di cavo e Adsl, perché sono molto più veloci, ma occorre verificare se ci sono servizi di interesse per il consumatore. Le Lesson Learned dopo 11 annidi GSM e 2 anni di UMTS e cioè che il terminale è “personale”per il cliente e al centro della rete, l’uso deve essere facile,  l’affidabilità e la qualità del servizio deve essere altissima. L’accettazione dei nuovi servizi è molto più lenta e complessa. In effetti, l’analisi dei ricavi della telefonia rivela che il grosso delle esigenze di Tlc viene dalla comunicazione voce e SMS: l’80% dei ricavi proviene dal traffico voce, il 15% da SMS e solo il 5% da VAS. La voce rimane dunque la killer application della telefonia mobile anche se l’evoluzione tecnologica porta alla convergenza fisso/PC/Tv/cellulare, e le nuove tecnologie portano alla convergenza delle reti:  il protocolloIP, le architettureIP, IPv6, VoIP su portanti fisichee radio-HSDPA, WiMAX, WiFi-xDSL su doppino in rame, architetture orizzontali con separazione di accesso, trasporto, controllo, serviziapplicazioni, IMS, SIP“.  Le nuove tecniche di codifica digitale delle reti in rame permettono di portare anche il segnale televisivo sulla rete in rame. In effetti, continua Zingarelli, “dalle reti verticali si sta passando alle reti orizzontali con un sistema di ineterconnessione”. Cosa succede ai terminali mobili in questa realtà di cambiamenti, evoluzione e convergenza? “I terminali mobili devono adattarsi all’ambiente fisso-nomadico. Devono avere un menù facile, una memora elevata e il display ad alta definizione”.

    

Convergenza, nuovi servizi, ma anche il potenziamento della rete mobile e aumento dei campi elettromagnetici. E i controlli di questi campi elettromagnetici?  A questo ha risposto Marina Boumis, della Fondazione Ugo Bordoni, che ha illustrato i sistemi di monitoraggio e la rete nazionale di controllo dei campi elettromagnetici curata dalla FUB. “L’Italia, ci ha spiegato Marina Boumis, è il Paese con la più alta percezione di rischio da campi elettromagnetici e ciò crea problemi non indifferenti agli operatori. Così l’Italia ha definito un quadron normativo tale da dare una normativa restrittiva sui controlli e ha istituito gli strumenti di controllo a partire dal 2002, finanziando il progetto con una parte di proventi derivanti dalla vendita delle licenze UMTS” . La rete nazionale di monitoraggio è stata realizzata dalla FUB in collaborazione con le ARPA. “Gli obiettivi del progetto sono di realizzare una rete nazionale per il monitoraggio dei livelli di campo elettromagnetico  generati da sorgenti a radiofrequenza, di  informare correttamente i cittadini, di fornire dati alla comunità scientifica e di favorire il corretto sviluppo delle reti di Tlc” .

Pressochè tutte le centraline per il monitoraggio dei campi elettromagnetici sono state consegnate alle regioni ed il 40% sono già operative. I risultati delle rilevazioni sono disponibili sul sito www.monitoraggio.fub.it.

     

La collaborazione delle ARPA è importantissima nello sviluppo della rete regionale di rilevamento dei campi elettromagnetici per la tutela ambientale e Maria Teresa Cazzaniga  dell’ARPA Lombardia ha illustrato l’attività dell’ARPA in Lombardia, che, in collaborazione della FUB sta installando 200 centaraline di monitoraggio nel territorio lombardo.  

    

“La complessità delle reti di Tlc è enorme e tende ad aumentare perché è una conseguenza giustificata dell’evoluzione sociale”. Ha aggiunto Mario Frullone a commento di questi interventi, aggiungendo che è necessario monitorare ciò che avviene sul territorio a garanzia del cittadino e permette al tempo stesso agli operatori di continuare nei loro piani di sviluppo e di innovazione.

 

La seconda sessione  della giornata di studio ha affrontato le tematiche della gestione del rischio, della cittadinanza e della comunicazione, con interventi che hanno affrontato il problema dal punto di vista politico, con la presenza di Domenico Zambetti, Assessore alla Qualità Ambiente della Regione Lombardia, secondo il quale “la politica deve essere comunicazione tra scienza e conoscenza, e nel caso delle onde elettromagnetiche ad alta frequenza la scienza deve dare un indirizzo reale alla politica  per poter prendere le decisioni in merito”.

Paolo Vecchia, dell’Istituto Superiore di Sanità,  ha poi illustrato le risposte della scienza e le posizioni di molti Stati che si sono pronunciati sull’irrilevanza dei rischi derivanti dai campi elettromagnetici. ” l’OMS ha persino abbandonato il concetto di ipersensibilità ai campi elettromagnetici perché non esiste alcuna base scientifica per collegare i sintomi all’esposizione elettromagnetica” Nel complesso, ha spiegato Vecchia, gli studi epidemiologici condotti hanno escluso  con ragionevole grado di certezza che i telefoni cellulari provochino il cancro, almeno per durate d’uso fino a 5 anni”. Insomma, sono nocive le stazioni radiobase? La risposta è negativa perché le radiazioni sono molto basse. I Pesi Bassi, la Svezia, la Francia, la Spagna, l’Australia e il Perù hanno preso delle posizioni ufficiali sulla non nocività dei campi elettromagnetici provenienti dalle stazioni radio base, mentre purtroppo in Italia permane inspiegabilmente una percezione del rischio alta.

    

Interessante il punto di vista dei consumatori presentato da Lucia Moreschi, del Comitato Regionale Utenti Consumatori della Lombardia che ha affermato che “i consumatori hanno, a volte, un atteggiamento ambiguo: da una parte vogliono il servizio, dall’altra si preoccupano e chiedono risposte sui rischi. In Italia, del resto, ci sono leggi che sembrano garantire l’utente, ma non ci sono controlli. I dati esposti da Vecchia sono sicuramente rincuoranti e occorre aprire il dialogo e lavorare insieme per il futuro”.

 

Mario Giussoni, del CORECOM della Lombardia, Elisabetta Gicigoi, avvocato in diritto amministrativo e Giuseppe Bruno, della Direzione Generale della Qualità dell’Ambiente della Lombardia hanno portato contributi specifici su elementi di diritto ed esperienze di casi reali.

 

Giuseppe Sgorbati, Direttore del Dipartimento Provinciale di Milano ha concluso i lavori, sottolineando quanto sia importante la capacità di combinare gli interventi tecnici con la politica di comunicazione al cittadino e la collaborazione tra istituzioni, scienza e consumatori per rassicurare i cittadini e garantire loro servizi sempre migliori.

 

La Convergenza e i Terminali Mobili 

di Valerio Zingarelli
Telecommunications Studies & Consulting

 

Aspetti sanitari dell’esposizione a campi elettromagnetici

di Paolo Vecchia

Istituto Superiore di Sanità

 

La trasformazione della società dell’informazione: il ruolo strategico delle infrastrutture 
di Mario Frullone 

Elettra2000

 

Le tecnologie digitali
di Tonio Di Stefano

Direzione Strategie e Tecnologie, Rai

 

Il contesto ambientale e lo sviluppo della rete regionale di rilevamento dei campi elettromagnetici 
di Maria Teresa Cazzaniga
ARPA Lombardia

 

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