Serata EnterpriseDA: quarta edizione del Premio per la Comunicazione TMT 

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Luigi Caruso

A Milano, quest’anno, la cerimonia di consegna del Premio della Comunicazione TMT, organizzato da Enterprise Digital Architects Spa, arrivato oggi alla sua quarta edizione e dopo essere stato ospitato per tre edizioni a Roma all’Accademia dei Lincei.

Uomini di comunicazione, di tecnologie e d’impresa, uniti in modonon convenzionale, per confrontarsi su scenari legati al ruolo del giornalismo ed alla comunicazione o sugli sviluppi delle tecnologie, ma anche sul futuro del Paese e sul modo con cui rilanciare l’iniziative del sistema-Paese.

Platea ricca di presenze ed un gruppo di premiati, otto per l’esattezza, distribuiti in più settori: Gianfranco Bettetini, Antonio Calabrò, Marco Caprai, Fedele Confalonieri, Edgar Morin, Giovanni Rana, Vittorio Roidi, Giuseppe Turani.

 

Ad introdurre la serata è a far da padrone di casa è stato Luigi Caruso, Amministratore Delegato di EnterpriseDA “…Il Premio è destinato a coloro che operano con eccellenza nel campo della comunicazione, delle tecnologie dell’informazione, del multimediale – ha dichiarato Caruso ma con una visione globale che guardi non solo al mercato ma più in generale ai processi culturali, all’integrazione e alla convergenza. Enterprise ha una storia intensa in questi settori, a partire dal 2000 quando ha avviato un nuovo percorso, guardando a tutto tondo negli stessi settori nei quali operano le persone cui vogliamo dare oggi un riconoscimento concreto e un’attestazione di stima per le nuove strade intraprese..”.

“…Come Enterprise – ha proseguito Caruso – siamo oggi indirizzati a pilotare l’evoluzione del mercato, guardando alla convergenza con una visione integrata ed articolata in tutte le piattaforme attraverso le quali contenuti e servizi possono essere offerti alla pubblica amministrazione, al cittadino e alle imprese. Anzi, con un pizzico di orgoglio vorrei anche dire che Enterprise, con i suoi 200 milioni di fatturato annuo, rappresenta oggi la realtà più significativa che operi pienamente in Italia nel campo della convergenza. Siamo impegnati nel digitale terrestre, nella multicanalità, nei servizi web e in quelli informatici e siamo naturalmente attratti da ogni nuova soluzione capace di dare nuove modalità alle aspirazioni di interattività che il mercato richiede..”.

“…Con questa cultura – ha concluso Caruso – abbiamo istituito anni or sono il premio TMT, perché riteniamo utile esaltare le esperienze di coloro che nell’operare rappresentino un esempio concreto di ciò che oggi indichiamo come società dell’informazione“.

 

E’ poi intervenuto Giampio Bracchi, Presidente della Fondazione Politecnico di Milano.

“…L’occasione di questo Premio – ha esordito Bracchi – ci permette di fare qualche riflessione sui temi cui questo premio è dedicato. Ci sentiamo ripetere da un po’ di tempo che il nostro Paese è indietro negli indici di innovazione. Mi viene da chiedermi: ma come, un Paese così ricco come il nostro, con il nostro passato….È vero in un certo senso abbiamo poca innovazione strutturata, ma è anche vero che abbiamo molta produttività nel settore….…Allora cosa fare? Dobbiamo innovare facendo in modo che le nostre imprese assorbano più tecnologia. Se guardiamo alla lista delle prime 500 imprese al mondo impegnate in  R&D, rileviamo che quelle italiane sono appena 7, contro le 5 della Finlandia, le 7 della Svezia e addirittura le 127 del Giappone…”.

“…Dobbiamo puntare ad avere una industria TMT più vivace, che vada al di là della soglia delle 80 mila imprese, puntando alla crescita dimensionale di ciascuna di esse….C’è poi il problema che le nostre aziende sono sotto capitalizzate….Occorrono risorse….Da più parti si pensa al Private Equity internazionale….In effetti il nostro Venture Capitale non investe tradizionalmente in tecnologia e le iniziative di settore non vanno oltre la soglia del 5% sul totale….Si investe invece molto di più sui marchi tipici italiani, come quelli del made in Italy…”.

“…È necessario cambiare il nostro modo di operare in due modi: innovando il parco imprese di settore, perché sono esse che devono creare nuovo benessere per i prossimi 10-15 anni, infine sviluppando nuove imprese che arricchiscano ulteriormente il settore.  Premi come il TMT di Enterprise – ha concluso Bracchi – contribuiscono a creare sensibilità ed indicano i protagonisti di questo nostro settore esaltando l’attitudine delle persone che fanno, contribuiscono e sviluppano l’industria, i servizi e il mercato di riferimento”.

 

E’ stata poi la volta di Lorenzo Del Boca, Presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti: “…la comunicazione sta cambiando moltissimo. Non cambia, va detto, nelle sue finalità – ha sottolineato Del Boca – ma cambia nella tecnologia, nei vettori, nel modo in cui viene costruita e diffusa. Ho la sensazione che anche il giornale, così come oggi lo conosciamo, sia destinato ad un futuro incerto. Internet ta cambiando gli scenari di riferimento”.

“…Mi verrebbe voglia di dire – ha proseguito Del Boca – che bisogna rassegnarsi o trovare altre vie. Ma una cosa è certa, che la stampa e la comunicazione devono sempre propendere verso la qualità e l’approfondimento. E anche i giornalisti devono essere più attenti e preparati. Anzi dobbiamo fare in modo che l’intera nostra categoria si appoggi di più alle università. Se penso ai giovani colleghi, non posso non considerare che oggi per parlare di Parmalat bisogna sapere di economia. Così come non si può parlare di Iraq senza conoscere bene il mondo arabo…”.

“…Ciò di cui abbiamo bisogno – ha concluso Del Boca – è un nuovo modo di interpretare il giornalismo con capacità e competenza. E il giornalista di domani ha il dovere di aggiornarsi, di studiare, di saperne sempre di più“.

 

Dopo l’intervento di Del Boca ha preso la parola Giovanni Giovannini, presidente dell’Osservatorio Tutti Media e direttore di Media2000.

“…Il tema di cui stiamo parlando è immenso. Il mestiere di giornalista è un mestiere singolare e poliedrico, che deve sempre fondarsi su uno spirito critico. Ma bisogna considerare – ha sottolineato Giovannini –  che l’Italia è un Paese con 2 milioni di nuovi analfabeti e una decina di milioni di analfabeti di ritorno. In tale senso le competenze oggi richieste devono coniugarsi con la realtà di un Paese che deve affrontare un grande cambiamento tecnologico e sociale“…. “…Vorrei però fare una provocazione – ha precisato Giovannini – Qui stiamo parlando dei giornalisti, ma io parlerei degli industriali, dei manager e del modo con cui essi si avvicinano alla comunicazione. Sanno comunicare oggi i manager? I loro uffici stampa comunicano bene con i media? Sono in grado di rappresentare in modo compiuto alla società ciò che fanno? È un aspetto molto importante perché va considerato come per i giornalisti sia anche difficile lavorare nel mondo delle tecnologie avanzate“.

“…Vorrei suggerire all’ideatore di questo premio Luigi Caruso – ha detto provocatoriamente Giovannini – di dedicare più attenzione agli industriali, ma in modo diverso. Magari si potrebbe istituire una nuova sezione per gli industriali e i manager che sanno comunicare meglio…”.

“…Se poi penso ad alcuni dei temi trattati con un certo disfattismo nel dibattito nazionale di queste ultime settimane, vorrei dire che il nostro Paese non ha da invidiare nulla ad alcuno. Dobbiamo invece chiederci – ha concluso Giovannini –  come mobilitare la nazione e innanzitutto i giovani , per non perdere altre occasioni. Guai ad essere investiti dalla nostalgia del futuro“.

 

Si è poi passati alla premiazione, con gli interventi dei premiati, che hanno dialogato tra loro raccogliendo ogni spunto dagli interventi precedenti.

 

Il primo ad intervenire è stato Gianfranco Bettetini: “…Questo premio mi allieta perché mi riporta un po’ nella culla della mia formazione originaria. Come forse ad alcuni di voi è noto, nasco come ingegnere e nonostante abbia avuto un percorso professionale molto articolato, specialmente in ambito televisivo, le mie origini rimangono quelle. Un riconoscimento che ricade trasversalmente nella comunicazione e nelle tecnologie non può che allietarmi oltre misura“.

 

E’ poi toccato ad Antonio Calabrò, direttore APCOM: “…Non mi trovo molto d’accordo con il mio presidente Del Boca – ha esordito Calabrò – Non credo che i giornali siano destinati a morire perché arriva internet. Nei decenni passati si diceva la stessa cosa della radio, che sarebbe stata sopraffatta dalla TV. Com’è noto, così non è stato. Gli utenti sono cross mediali e tutti noi consumiamo comunicazione in ogni forma e su ogni mezzo. È invece vero che i giornali devono mutare e fare informazione a seconda delle caratteristiche dei mezzi, vecchi e nuovi. D’altra parte la ricchezza dei mezzi oggi disponibile può solo testimoniare in positivo un alto livello di declinazione delle modalità con le quali si può fare informazione. Le sfide che ci attendono devono però vedere assieme editori e giornalisti. Non credo affatto sia una battaglia persa – ha concluso Calabrò – giornalisti ed editori possono farcela a patto che gli editori acquisiscano a breve una visione strategica di sviluppo del settore in cui operano“.

 

Cambio di sezione e nuovo premio, questa volta a Fedele Confalonieri, Presidente Mediaset.

“…Ringrazio di cuore Luigi Caruso ed Enterprise per questo premio che non viene dato certo a me ma al mio gruppo – ha sottolineato Gonfalonieri – un grande gruppo che fa comunicazione e crea valore per il Paese. Oggi la Tv digitale terrestre apre le porte dell’innovazione al mezzo televisivo…..È in atto una grande crescita sia in termini di nuove tecnologie che di nuovi confezionamenti dei contenuti….Vorrei però fare una considerazione particolare per le regole, che possono seguire o precedere i grandi cambiamenti che stiamo vivendo, ma la cosa più importante è che non li ostacolino…“.

 

Altro riconoscimento, questa volta per un manager di un settore diverso, ma con un forte legame con la tecnologia, come Marco Caprai, amministratore delegato della Arnaldo Caprai e produttore, tra le altre cose, del Sagrantino, famoso vino ultrapremiato.

“…Dichiaro subito – ha esordito Marco Caprai –  un certo imbarazzo per un premio così importante dato ad un’azienda piccola come la nostra, considerato che sono stato preceduto dal presidente di uno dei più grandi gruppi industriali italiani….Vorrei parlarvi della nostra piccola esperienza….Abbiamo inseguito un sogno iniziato molti anni fa osservando un contesto di abbandono delle campagne e di distacco da un’antica cultura legata alla tradizione del vino. Oggi il nostro Paese ha un migliaio di differenti qualità di vino in un contesto mondiale di non meno di 20 mila qualità….Noi abbiamo fatto delle scelte, forse anche contro corrente, finché non abbiamo trovato attenzione e competenze nel Politecnico di Milano, che ci ha ascoltato e che ci ha consentito di realizzare la nostra strategia, una strategia che poggia sul principio un base al quale la qualità vince….Abbiamo sempre creduto nell’innovazione, anzi abbiamo creduto che innovazione e tradizione potessero essere ben coniugate…Oggi abbiamo lanciato il “tappo intelligente”. Le nostre bottiglie hanno dei tappi all’interno dei quali vi sono dei microchip con tecnologia RFID. Parallelamente abbiamo mappato con i TAG tutti i 150 ettari delle nostre proprietà….il risultato è che siamo capaci di seguire la tracciabilità e il percorso del nostro prodotto dal vigneto fino al punto vendita e al consumatore…”.

 

Di altro tenore l’intervento successivo, quello di Giuseppe Turani, direttore Affari & Finanza di Repubblica.

“…Non è per fare la voce fuori dal coro – ha esordito Turani – ma oggi non vedo in giro niente di quello che ho sentito qui stasera. Mi pare che il Paese sia in brache di tela e non vedo grandi possibilità di recupero…..Il digitale terrestre non è un progresso nonostante il modo con cui è spacciato…..Andate nelle facoltà di chimica e fisica e vedrete che le aule sono vuote….Per far le cose bene bisogna prima deciderle e il problema è che qui non decide nessuno….Il vero problema è che stiamo diventando un Paese progressivamente più ignorante“.

Quando si dice una ventata di ottimismo….

 

Subito dopo, il turno di un santone della comunicazione come Edgar Morin, icona della sociologia dell’industria culturale, con 19 lauree honoris causa in giro per il mondo.

“…Sono felice ed onorato di questo premio e vorrei fare alcune considerazioni. Proviamo a chiederci cosa c’è in una società….una società necessità di un territorio, di un’organizzazione, di un’economia, di media, di un sentimento della popolazione….La comunicazione è un requisito necessario per la comprensione e per fare in modo che tutti questi ingredienti si coniughino tra di loto….Ma la comunicazione non basta….C’è bisogno della comprensione, della voglia di capire e di accettare le identità diverse degli altri. È questo che fa comunità, che fa senso comune del vivere. Se la comunicazione non aiuta a creare questo requisito viene meno ad un suo dovere…”.

 

Una pausa nelle premiazioni ed il repentino inserimento di Mario Landolfi, ministro delle Comunicazioni.

“…Questa cerimonia di premiazione mi fa pensare che una serata del genere può valere più di qualunque convegno per discutere di comunicazione e di capacità innovativa del nostro Paese….Il ruolo più diffuso sembra essere in questi giorni quello delle Cassandre….Ma vendere pessimismo è la cosa più facile da fare. È vero il nostro Paese ha delle difficoltà, ma la situazione non è così sotto il profilo dell’innovazione….L’intero settore dell’ICT italiano è guardato all’estero con rispetto e attenzione, perché siamo cresciuti di più rispetto agli altri. Basti penare alla sola banda larga e considerare che le 300 mila connessioni del 2001 sono oggi diventate oltre 6 milioni. E il risultato di un’azione di governo e di politiche di incentivi“.

“…Stiamo combattendo il digital divide, anzi i vari digital divide. Riconosciamo pienamente all’ICT un ruolo preciso come fattore abilitante per lo sviluppo, ma anche mobilitante di intelligenze e creatività e siamo contrari a qualunque azione debilitante, come quella che le cassandre dei nostri giorni sembrano voler accreditare. La strategia che stiamo perseguendo è quella di mettere in rete il Paese, di far partire una sana competizione tra i sistemi territoriali, perché l’impresa ha bisogno della rete e fuori della rete non c’è futuro per nessuno….Il mio non è un ottimismo di maniera, ma un invito a guardare i dati di un’azione che ha coinvolto e sta coinvolgendo le istituzioni, le imprese, le famiglie….Stiamo lavorando per realizzare un Paese migliore, il che non è un obiettivo né di centro-destra né di centro sinistra, è un obiettivo che riguarda l’intera nazione

“…Vorrei infine fare anche io qualche cenno al giornalismo, per dire che a volte la politica diventa vittima del sistema dell’informazione e non viceversa. Alcune settimane fa ho partecipato ad un convegno in Confindustria per parlare di larga banda, telecomunicazioni e digitale terrestre. Sono stato subito circondato da un esercito di giornalisti e telecamere che facevano a gara per chiedermi cosa pensassi di Celentano. Li ho invitati  a ragionare sui temi del convegno, molto importanti per il futuro del Paese, quindi sono salito sul palco per fare il mio intervento. Alla fine di tutto, quando stavo per andare via, sono stato nuovamente circondato e bombardato con le stesse domande su Celentano. E allora mi chiedo, perché insistere su queste cose?…Anche i giornalisti credo debbano riflettere sul loro ruolo“.

 

Penultimo premiato della serata, Vittorio Roidi, professore di etica del giornalismo.

“…Sì credo anche io che i giornalisti debbano riflettere molto sul fatto che mai come oggi il lavoro giornalistico è legato alle tecnologie. Ma ciò non toglie nulla al fatto che debbano essere anche preparati, molto preparati….Credo sia però importante anche evidenziare come vi sia un problema etico della loro missione….Non sono in ballo i doveri del giornalista. Bisogna chiedersi non perché lo fanno, ma per chi lo fanno. È la risposta è che l’informazione si fa solo al servizio del cittadino….Credo che alcuni insuccessi nel campo dell’informazione dipendano proprio da questo, anzi dalla violazione di questo principio, perché i cittadini avvertono che il lavoro non sempre è fatto a loro beneficio”.

 

Chiusura di serata con la prorompente personalità di Giovanni Rana, l’uomo che entra ogni sera nelle nostre case con gli spot sui tortellini e che rappresenta oggi un marchio al primo posto sul mercato, con un indice di notorietà del 95%.

“…In vita mia ho fatto tanti mestieri – ha raccontato Rana – sono nato come fornaio, poi ho imparato a fare la pasta, poi ho imparato a fare i tortellini, poi ho imparato a fare l’attore, poi abbiamo cominciato a vendere in Francia, Spagna, Inghilterra e allora ho imparato un po’ di francese, di spagnolo e di inglese. Poi ho imparato a fare il cambio generazionale. Mio figlio è diventato amministratore delegato del nostro gruppo. Lui governa, ma io regno. Ora faccio quello che più mi piace fare. Mi piace inventare e allora seguo l’impiantistica e il marketing e ho imparato  che bisogna sempre continuare ad imparare, anzi bisogno imparare ad imparare“.

 

A fine cerimonia intervento conclusivo di Luigi Caruso: “…Come abbiamo visto la consegna di questi premi ci ha permesso di mettere assieme culture diverse, anche molto diverse tra loro. Eppure esse sono lo specchio delle diversità, anzi della ricchezza di questo Paese. L’Italia ha oggi delle difficoltà, che vanno però interpretate con soluzioni non prive di creatività. Il pessimismo eccessivo non ci giova e credo fermamente che il Paese nel suo complesso abbia la forza per rilanciare la crescita dell’intero sistema“.

 

Sulla stessa linea peraltro del ministro Lucio Stanca, che è intervenuto con una breve prolusione a inizio del dinner che ha chiuso convivialmente l’intera manifestazione

“…Stiamo lavorando per cambiare nella qualità il rapporto tra Stato, Pubblica Amministrazione, cittadino ed impresa….appena fino a pochissimo tempo fa sarebbe stato impensabile credere come il personal computer si potesse trasformare di fatto in uno sportello pubblico per accedere a informazioni e servizi con una varietà di offerta alta e pronta crescere in quantità e qualità…In questo modo la Pubblica Amministrazione diventa più semplice, trasparente, efficiente. Sono buoni risultati, ma tanta strada va ancora fatta…Nei giorni scorsi a Manchester la III Conferenza sull’eGovernment ha riconosciuto all’Italia un avanzato livello di realizzazioni…E’ un riconoscimento alle 4.000 pubbliche amministrazioni italiane che in alcuni casi vantano eccellenze internazionali…eppure di questo non vi è traccia sui mezzi d’informazione…credo sia fortemente sbagliato non dare conto di questo grande sforzo di modernizzazione che l’intero Paese nel suo complesso sta facendo….il mio vuole essere pertanto un appello all’ottimismo e un invito a guardare più in profondità a ciò che accade nel Paese….diversamente sembra che in Italia stia accadendo qualcosa ma se ne accorgono solo all’estero…abbiamo sfide importanti da portare avanti nei prossimi anni….dobbiamo cambiare mentalità e guardare in modo nuovo alle sfide del Paese…”

 

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