Murdoch preoccupato per il futuro della carta stampata. La pubblicità ha già scelto Internet

di Raffaella Natale |

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Rupert Murdoch - presidente News Corp.

Il futuro della stampa a rischio? Pare proprio di sì, almeno stando alle dichiarazioni del magnate dei media, Rupert Murdoch, che è abbastanza pessimista sul futuro della carta stampata, che si fonda su modelli economici non adatti all’innovazioni tecnologiche nel frattempo sopraggiunte.

 

Murdoch sottolinea che i giornali vivono di pubblicità e il mercato più florido è da tempo quello delle inserzioni online. Il tycoon ha poi spiegato di detestare la distribuzione dei DVD con i quotidiani perché “è costosa e fa aumentare le vendite solo nel giorno della distribuzione. E’ il Viagra dei giornali”. Questa riflessione è condivisa da altri editori: anche il Daily Telegraph la scorsa settimana ha denunciato la distribuzione gratuita di DVD durante i weekend.

 

Il Daily Telegraph arriva alla conclusione che solo un limitato numero di giornali britannici avrà la possibilità di far fronte alla “rivoluzione digitale“, grazie a una “strategia Internet coerente“.

 

Il presidente della News Corp, che in Gran Bretagna ha aperto la guerra dei prezzi, ci tiene a sottolineare quanto siano cari i giornali. La vendita è diminuita in Gran Bretagna, le nuove generazioni preferiscono informarsi direttamente su Internet, Murdoch stesso ha rivolto la propria attenzione alle web company disponibili sul mercato.

 

Il magnate, che possiede tra l’altro il New York Post, The Sun, The Times e The Sunday Times, si è detto particolarmente pessimista in merito al futuro della stampa americana, visto che anche il gruppo Knight Ridder, che pubblica 32 giornali, pensa di ritirarsi da questo mercato. Come dire, i giornali sono ottimi, ma noiosi, elitari e la tiratura è sempre più limitata. Internet sarà il futuro dell’informazione.

Bisogna quindi definire un business plan, tenendo conto delle nuove abitudini dei consumatori e approfittare del boom dell’e-pub.

 

La bolla Internet è scoppiata a cavallo tra il 2000 e il 2001, provocando la cessione di tutte le attività di Internet da parte di tante società di media e comunicazione. Ma adesso la tendenza si è invertita a seguito di una forte crescita delle spese in pubblicità sui siti Internet, grazie al successo dei motori di ricerca e all’accesso sempre più diffuso alla banda larga.

 

Murdoch ha commentato che il 44% degli americani tra i 18 e i 34 anni visitano quotidianamente un portale Internet per informarsi di ciò che accade. E solo il 19% di questi, comprano un giornale. Dato ancora più preoccupante per gli editori, tra questi giovani, che dovrebbero essere il futuro target della stampa quotidiana, il 39% prevede di utilizzare sempre di più Internet per l’informazione, mentre solo l’8% dice che si riferirà a un giornale.

 

Il tycoon australiano ha evidenziato che dietro questa tendenza non c’è il disinteresse dei giovani per ciò che avviene nel mondo, tutt’altro. E’ che si sta affermando un nuovo modo di fruire dell’informazione, che privilegia la rapidità, la varietà e la semplicità.

 

Le recenti indagini parlano chiaro e, giusto per citare il caso degli Stati Uniti, sono sempre di più gli utenti si affidino a Internet per le informazioni quotidiane, abbandonando il cartaceo.

Secondo i dati dell’Audit Bureau of Circulations, la diffusione media di quotidiani ha perso l’1,9% negli primi sei mesi del 2005, a dispetto di una forte crescita economica.

Il fenomeno si spiega con la concorrenza di altri media. La televisione via cavo, con i canali di informazione a rullo continuo, ha fatto perdere ai giornali una parte di lettori.

Ma adesso è soprattutto Internet il nemico/amico della carta stampata. L’ampia diffusione della banda larga permette ai tradizionali lettori dei giornali di passare molto più tempo online, mentre i giovani che non hanno stabilito ancora un rapporto di fidelizzazione con un quotidiano, passano più facilmente all’informazione online. E’ chiaro che i quotidiani dovranno adattarsi all’evolversi dei tempi e pensare anche alla diffusione online.