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Broadcaster e operatori Tlc a Bologna per discutere del futuro della Mobile TV

Italia


(1a Parte)

Né RocK, né Lenta. E’ solo Tecno: è la Mobile TV, che per essere di successo deve essere open e personalizzata. Operatori di telefonia Mobile, Broadcasters, Vendors, tutti uniti la scorsa settimana per discutere di Mobile Tv a Bologna, in una due giorni organizzata dalla Fondazione Ugo Bordoni.

 

 

E’ il Secondo Convegno Nazionale sulla Mobile Television, che ha inteso, dopo l’edizione interlocutoria dell’anno passato, porre sul tappeto tutti i temi caldi di un settore che rappresenta, a un tempo, una nuova tecnologia, un nuovo servizio, un nuovo mercato, infine una nuova modalità di consumo.

Nel corso del dibattito sono emersi i timori, le riflessioni, le strategie che nei mesi passati erano rimasti tra le righe.

Ci riferiamo alle difficoltà degli operatori di telefonia mobile a lanciare con grandi numeri il nuovo servizio 3G su rete Umts, innanzitutto a causa della scarsezza di contenuti avanzati e dotati di potenzialità d’uso orientate alla interattività.

 

Sul versante opposto i broadcaster, tonificati dal lancio della Tv digitale terrestre, che, se non ha ancora fatto grandi numeri, dispone già di una rete di distribuzione che con ulteriori upgrade può alimentare anche il DVB-H, la modalità di Mobile TV su frequenze televisive.

E allora scontro o incontro tra operatori del mobile e broadcaster? Quello che sembra prevalere ineluttabilmente è una spinta alla cooperazione come passaggio propedeutico prima che si scateni una vera competizione tra i players del settore.

 

Va inoltre segnalato che, molto correttamente, il ministero delle Comunicazioni ha lanciato una consultazione pubblica sull’argomento, tuttora in corso e che scadrà nella prima settimana di dicembre, invitando tutti i soggetti potenzialmente interessati ad esprimere pareri e ad evidenziare tutte le possibili criticità.

 

 

Quali le finalità del Convegno di Bologna?
L’obiettivo della Fondazione Bordoni – ci ha dichiarato Mario Frullone, Direttore delle Ricerche della Fondazione Ugo Bordoni – era quello di dare a tutti gli attori del settore l’opportunità di confrontarsi su un tema che può costituire un significativo volano per il Paese, essendo i due settori industriali coinvolti, quello della emittenza televisiva e quello dei servizi mobili, entrambi strategici.

In presenza di un processo di digitalizzazione degli impianti televisivi che è fra i più avanzati in Europa, si possono creare le condizioni per lanciare la televisione mobile in modo più deciso che altrove. E’ emerso un quadro vivace in cui sembrano già affermarsi possibili modelli di integrazione tra broadcaster e mobili. Integrazione che riguarderà sia le sinergie industriali che le infrastrutture di rete. Secondo gli orientamenti affiorati – ha proseguito Mario Frullone – i contenuti saranno curati dai broadcaster, mentre il rapporto con il cliente rimarrà affidato al gestore mobile.

L’integrazione tra le infrastrutture è l’aspetto più delicato e innovativo: la rete dei broadcaster dovrà essere integrata da un elevatissimo numero di trasmettitori collocati sui siti degli operatori mobili al fine di consentire la ricezione anche in ambienti indoor, garantendo una diffusione del servizio simile a quella delle reti cellulari. La capillarità di questi trasmettitori spinge a considerare seriamente l’opportunità di una infrastruttura d’accesso condivisa. Su questo e su altri aspetti – ha concluso Mario Frullone – occorre comunque avviare valutazioni tecniche e economiche più approfondite che costituiranno l’oggetto degli studi e delle attività sperimentali che la Fondazione intende sviluppare“.

 

E’ andata dritto al cuore di uno dei problemi più cruciali Biancamaria Martinelli, responsabile delle Relazioni istituzionali di Vodafone:

“…La consultazione dedica lo spazio dovuto al problema delle frequenza. E’ auspicabile che il risultato sia tale da garantire agli operatori la piena pariteticità in rapporto alla disponibilità delle frequenze, abolendo privilegi antichi nell’assegnazione o nell’uso di porzioni di spettro…“.

Ma ha poi fatto riferimento ad altre criticità, certo non di secondo piano.

“…Vi è poi un secondo punto non toccato, questa volta, dalla consultazione pubblica, ma ugualmente importante. È quello della disponibilità e dell’accesso ai contenuti. Deve vincere un principio di non esclusività dei contenuti offerti dai content provider, per garantire all’intero sistema adeguati parametri di competitività tra gli operatori. Le esclusive condizionano lo sviluppo della domanda e si traducono in svantaggio nell’offerta…”.

Infine un riferimento inequivocabile al modello di business.

“…Vanno create le migliori condizioni in cui gli operatori siano liberi di scegliere il modello operativo da essi considerato come il più praticabile. In prospettiva credo sia necessario dsporre di una propria infrastruttura. In una prima fase di transizione, di non disponibilità dello spettro, è pertanto indispensabile una forma di collaborazione tra operatori e broadcaster…”.

 

Chiaro e forte l’impegno di Mediaset la valutazione sullo sviluppo della Mobile TV in Italia.

Per Valter Gottardi, Direttore Generale di Elettronica Industriale, Mediaset ha imboccato una strada nella quale crede fermamente.

“…Certamente intendiamo rafforzare il nostro ruolo come network operator. Pensiamo, in tal senso, ad una piattaforma per la mobile tv in linea con le caratteristiche del nostro paese. La tecnologia DVB si sta affermando dappertutto a livello europeo. In particolare il DVB-H appare particolarmente adatto alle trasmissioni live e gode di una piena compatibilità con il digitale terrestre. Anzi la TDT sembra essere in assoluto la piattaforma che più si adatta alle esigenze mobili…”.

“…Più in generale, la tv interattiva su mobile è un esempio concreto di convergenza tra mezzo televisivo, broadcaster e operatori di telefonia mobile…

Sperimentazioni di Mobile Tv, anche se su differenti scelte tecnologiche, sono tuttora in corso in tutti i Paesi avanzati, mentre la Corea ha già lanciato un servizio commerciale su grande scala”

“…Cosa vuol, fare Mediaset? Costruire una piattaforma DVB-H da mettere a disposizione degli operatori. Con quali contribuzioni? La tv deve conferire la produzione dei contenuti e l’infrastruttura broadcast. Il mondo delle telecomunicazioni conferirà i terminali, la gestione del canale di ritorno, il centro servizi, le relazioni con i clienti, la fatturazione…”.

“…Il DVB-H avrà applicazioni diverse in base alla tipologia dei terminali usati, alla grandezza dello schermo, all’autonomia delle batterie…In base alle varie caratteristiche ci sarà la valorizzazione di determinati contenuti o modelli di business: di certo il videotelefono manterrà il suo carattere di strumento personale, mentre il video in auto si presta meglio, per ovvie ragioni, al consumo familiare…”.

“…Un punto critico è quello della grandezza di schermo. Per la partita di calcio si rinuncia anche al grande schermo, pur di avere il real time in quei momenti in cui, per varie ragioni, non si può essere a casa….In linea con l’accordo recentemente riportato dalla stampa, Mediaset vuol lanciare con Tim il servizio a partire dal terzo quadrimestre 2006″.

“…Quale il ruolo dell’industria italiana? In questo settore le imprese italiane hanno dimostrato di occupare una posizione leader sul piano europeo. La prospettiva del DVB-H rappresenta in questo senso una grande opportunità per l’industria italiana manifatturiera, che deve accettare questa scommessa e deve entrare in modo competitivo in questo nuovo business…”.

 

Non è da meno l’impegno della Rai, che nel dibattito è stato rappresentato da Alberto Morello, del Centro Ricerche Rai di Torino.

 

“…La Mobile Tv è, nei fatti, già parte del DNA della Rai – ha sottolineato Alberto Morello – Qual’è il contesto della televisione oggi? In Italia abbiamo una pratica pluridecennale di tv analogica terrestre, un segmento satellitare in crescita significativa, la tv digitale terrestre che ha riscosso più successo che in Europa, grazie ad un ruolo attivo del Governo, a 3 milioni di decoder già nelle case degli italiani e da un’offerta prevalentemente free che da quest’anno offre anche servizi pay-per-view. In tale contesto la mobile tv è considerata dai broadcaster come un’opportunità di servizio e di business…”.

“…Da canto suo, l’offerta Rai abbraccia tutte le possibilità sopra elencate, dalla tv analogica ai canali tematici, alla radio, alla IP-TV, alla TDT e il Centro di Ricerche di Torino è molto attivo nello studio di nuove applicazioni. Naturalmente, come è noto, il DVB-H è una naturale prosecuzione della TDT. Oggi sarebbe impensabile la costruzione di una rete DVB-H ad hoc senza sinergia con le reti DTT esistenti. Considerata l’infrastruttura già disponibile, per servire l’intero Paese con la Mobile TV occorrono da 400 a 1000 siti, sfruttando l’infrastruttura attuale. Ma il costo della rete non è esorbitante, è nell’ordine di alcune centinaia di milioni di euro. Resta da vedere quale possa essere il modello pay. Perché il primo quesito da porsi è quanti soldi costa il DVB-H e quanti soldi può portare…”.

“…Varie indagini indicano che gli utenti europei sono disposti a pagare almeno 50 euro all’anno per un servizio Basic, accompagnato da servizi Premium, da pubblicità e servizi interattivi a valore aggiunto (telefoto, chat, e-commerce, ecc…)….I ricavi possono venire dal modello pay, articolato anche in pubblicità e interattività. I costi sono quelli della produzione dei contenuti, della gestione della rete, del customer care, ecc….”.

“…La posizione della Rai in relazione al nuovo servizio è chiara – ha concluso Morello – la Mobile tv è un’evoluzione naturale delle attività tradizionali del broadcaster, finalizzata al raggiungimento dell’utente in mobilità. L’orientamento è quello di garantire l’offerta Rai a tutti gli utenti del nuovo servizio, indipendentemente dall’operatore. I costi devono essere condivisi tra operatori e broadcaster…“.

 

Sin qui le posizioni dei broadcaster più o meno puri. Vi sono però i broadcaster convergenti, a cavallo tra Tv e Tlc. La7, rete televisiva del gruppo Telecom Italia era rappresentata da Piero De Chiara.

“…Le imprese tv hanno dovuto investire nella TDT perché, come è a tutti voi noto, tra un anno, un mese ed una settimana si dovrà andare allo spegnimento dell’analogico. Non è una provocazione, perché quanto dico è ancora legge, anzi è prevista da una legge approvata dal precedente Parlamento e rinnovata dalla normativa tuttora vigente…”.

“…Guardiamo tutti alla Mobile TV come un naturale prosieguo della TDT, ma dobbiamo essere consapevoli che l’offerta multicanale non ha ancora dato risultati esaltanti. Ad esempio, non sono arrivati a frotte i nuovi editori, come si era evidentemente immaginato. Vi sono poi alcune radicate resistenze dei consumatori ad usare l’interattività in banda stretta e questo sottolinea perché sia necessario passare definitivamente alla banda larga, al mobile e all’always-on. Questo anno ha tuttavia segnato risultati significativi. Mi riferisco al lancio dei servizi pay per view, che rappresentano nuovi ricavi per gli operatori e anche per i fornitori dei contenuti, registrando anche una coabitazione in attesa tra i diversi sistemi di acceso incondizionato…”.

“…Negli ultimi mesi si è poi assistito ad un’esplosione di attenzione e di iniziative nei confronti della Mobile TV. L’accelerazione è provenuta dai broadcaster, mentre gli operatori mobili si sono dimostrati inizialmente più cauti. Per i broadcaster è un dovere entrare, innanzitutto perchè essi sono titolari delle frequenze. Che poi la Mobile TV si posa fare anche su altre frequenze (MPMS, DVB-S, DAB) nulla togli ell’esigenza di coinvolgere in prima fila i broadcaster…”.

 

Il convegno di oggi è, a mio parere, un punto avanzato nel dibattito mondiale. In questo settore non può esistere il pensiero unico. Le variabili sono tante e prevedibilmente vi saranno nel mobile nuovi operatori, in aggiunta agli oepratori televisivi e agli operatori di telefonia mobile….La consultazione pubblica promossa dal Ministero appare estremamente opportuna….In questa fase appare inoltre molto importante lasciare le strade aperte, non dare modelli rigidi operativi: ovvero terminali aperti, uso efficiente delle frequenze, contenuti circolanti di tutte le piattaforme, industria degli apparati e dei servizi in prima fila…”.

 

Di fronte a tanto impegno non è sfuggita a nessuno dei presenti la valutazione, in un certo senso consapevole di una certa marginalità, delle emittenti televisive private, rappresentate da Stefano Selli, Segretario Generale di FRT.

“…Le emittenti locali subiscono un po’ l’intero processo di avanzamento della Mobile TV perché sono deboli per capacità di investimento e gestione di strutture complesse, pur avendo disponibilità di frequenze, conoscenze e radicamento sul territorio…”.

“…La nostra viva preoccupazione è determinata dal fatto che le frequenze sono dei broadcaster ed il sistema televisivo è sempre stato visto come un sistema “chiuso” anche sotto il profilo delle regole….Ora pare che tutto cambi. Noi operatori televisivi privati e locali siamo in un certo senso vasi di coccio rispetto agli operatori tlc….E’ indubbio che siamo interessati alla regolazione, alla definizione dei ruoli, ma con molti timori. Riteniamo indispensabile salvaguardare il mercato nella sua dimensione di consumo locale e di rapporti con il territorio…”.

 

Valutazioni strategiche invece dal segmento mobile di Telecom Italia. A rappresentarlo Roberto Vannini, manager della ex TIM:

“…Il tema centrale è l’innovazione, la banda larga, l’UMTS, le nuove modalità di consumo….Il messaggio più importante che emerge oggi qui è che tutti siamo coinvolti per creare le condizioni di mercato. Quanto ascoltato fino ad ora indica che la Mobile TV si sta configurando come un mezzo di comunicazione un po’ “anfibio”, ibrido, un po’ Tv ed un po’ Tlc….Sono d’accordo sul fatto che vi debba essere competizione nei confronti dei content provider, ovvero debba essere bandito il principio dei contratti di esclusiva dei contenuti….Il nostro accordo con Mediaste ad esempio crea, in questa logica, le condizioni di raffronto per altri accordi con altri operatori da parte dello stesso gruppo televisivo…..Come Telecom Italia abbiamo numerose società che operano nella convergenza…stiamo costruendo fattivamente uno scenario di convergenza tecnologia a favore del Paese, ma sotto il profilo regolamentare, non ci possono essere lacci e laccioli, ma semmai un quadro di garanzie che consenta al mercato di esprimersi compiutamente attraverso dinamiche competitive…”.

“…Si avverte una forte spinta da parte delle industrie di settore per la creazione di un mercato di Mobile TV. Ciò indica la consapevolezza della necessaria sinergia tra operatori tlc e operatori tv….Ma occorre avere molta attenzione sulla tutela del consumatore finale, condizione senza la quale difficilmente si creeranno le condizioni per lo sviluppo di un mercato di massa. Tutti noi dobbiamo accettare tale sfida e declinarla secondo i nostri parametri aziendali e le nostre strategie…”.

“…Vi è infine un problema di cultura del nuovo mezzo. Da questo punto di vista siamo ancora indietro e dobbiamo imparare molto. Rimango aperti, ad esempio enormi problemi dal punto di vista del packaging dei nuovi prodotti….Non esiste una ricetta predefinita ed è certo che una pluralità di cuochi, per rimanere nell’eufemismo, produrrà una numerosità di piatti prevedibilmente elevata…“.

“…Si dice spesso che la dimensione del mercato sarà modesta. Non lo sappiamo, ma è un mercato che dobbiamo costruire facendo in modo che sia un mercato sano, corretto nel rapporto tra domanda e offerta, coerente nel confronto tra standard e compatibilità tra operatori. Sarà in ultima analisi il consumatore che farà forte la Mobile TV, quel consumatore che sarà disposto a pagare per la qualità a patto che il prodotto soddisfi le sue aspettative. L’appuntamento di oggi indica con questo convegno la volontà di tutti nel perseguire questa strada, il che rappresenta una condizione necessaria, anche se insufficiente, per individuare un percorso condiviso…”.

“Dopo le molte e qualificanti esperienze vissute sul campo nazionale e internazionale in tema di TV digitale terrestre, DMT non poteva non assecondare e supportare con la sua tecnologia gli operatori che hanno deciso di intraprendere la strada della Mobile TV, mettendo a loro disposizione trasmettitori, ripetitori, ponti radio, sistemi di head end e quant’altro necessario per la trasmissione del segnale”, ha spiegato Pier Giuseppe Mantica. “L’aggiornamento della nostra tecnologia digitale a contemplare anche il DVB-H è stato gestito agevolmente, grazie alla competenza acquisita dalle risorse aziendali, specificamente in tema di TV digitale, e ad una struttura di prodotto particolarmente flessibile. Siamo stati quindi ben presto coinvolta nella sperimentazione dei servizi di Mobile TV con operatori di primaria importanza”, ha aggiunto Mantica. “Anche per la Mobile TV, confermiamo la nostra sua formula, basata su completezza di offerta, flessibilità e competenza, che le ha consentito di aggiudicarsi quote di tutto rispetto sul mercato mondiale. Per quanto riguarda specificamente lo scenario italiano, infine, la disponibilità di un consistente parco di postazioni per la copertura del territorio nazionale, la competenza maturata nell’ingegneria e nella gestione delle reti consentono a DMT di supportare i propri clienti anche per quanto riguarda allestimento e gestione dell’infrastruttura”, ha concluso Mantica.

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