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Oltre Lisbona: quale futuro per l’Europa? Gli esperti Ue sulle linee strategiche della ricerca

Europa


Un gruppo di esperti, costituito dalla Commissione europea, si è riunito recentemente per discutere delle linee strategiche della ricerca europea in un orizzonte temporale di lungo periodo che guardi oltre la Strategia di Lisbona ed oltre l’Ottavo Programma Quadro.

I risultati della conferenza sono stati la redazione di sei raccomandazioni di indirizzo e una serie di approfondimenti sui temi caldi della ricerca e società.

 

Secondo il gruppo, l’Ue deve innanzitutto pianificare una “visione globale” che includa gli attori emergenti nell’ambito delle tecnologie chiave, sostenere le strategie di ricerca elaborate dalle regioni limitrofe all’Unione; agevolare un approccio verso la “creative destruction” (rottura creativa dei sistemi) che individui i settori emergenti e che investa nelle tecnologie chiave come fattori critici di successo dei cambiamenti sociali, un orientamento ad una bioeconomia, capitalizzare sulla tecnologia dell’informazione e promuovere il passaggio verso stili di vita sostenibili.

Bisogna poi pensare a una nuova agenda per la ricerca di lungo periodo che si focalizzi su: ricerca di base, sviluppo delle infrastrutture, collaborazione tra gruppi di ricerca e multidisciplinari, approfondimento delle tematiche relative alla divisione tra scienziati e cittadini ed i rischi legati alle nuove tecnologie e impegnarsi in approcci previsionali volti ad analizzare i percorsi evolutivi, garantire continuità tra i diversi programmi quadro, definire delle priorità dal basso verso l’alto attraverso piattaforme tecnologiche. valorizzare la creazione di conoscenza.

Allo stesso tempo, è essenziale individuare soluzioni relative a problemi di trasferimento di conoscenza, stimolare ed utilizzare le capacità delle imprese, investire nella proprietà intellettuale e tutelarla.

 

Infine, investire nell’apprendimento sociale, coinvolgere i cittadini, risolvere i vincoli culturali che limitano gli investimenti e riducono l’accettazione delle tecnologie chiave.

 

In generale, il gruppo di lavoro suggerisce due linee strategiche: una improntata alla flessibilità come elemento necessario per lavorare sulle esigenze di breve e medio termine, l’altra caratterizzata dalla capacità di operare in contesti di lungo periodo per la politica della ricerca. Inoltre, è necessario che l’Europa risolva le barriere ed i vincoli relativi ai sistemi innovativi, “adottare un approccio di differenziazione basato sui punti di forza” dell’Europa, anziché adottare strategie imitative degli Stati Uniti e del Giappone.

 

La conferenza “Tecnologie chiave per l’Europa” è stata caratterizzata non solo dalla redazione di sei pilastri-raccomandazioni sulle strategie future per la ricerca, ma anche da alcuni temi caldi emersi dal dibattito che si è sviluppato.

 

Gli esperti hanno messo in evidenza temi chiave legati al futuro della ricerca e alle sue implicazioni nell’ambito degli aspetti della società.

E’ stato, innanzitutto, osservato che nel rapporto economia-tecnologia, allontanandosi da un approccio prodotti-consumatori, l’economia si sarebbe basata di più sulla coesistenza con la tecnologia, stimolando in misura maggiore i processi di trasformazione e i sistemi. In questi termini un’economia “guidata dal contesto” si orienterebbe oltre “la produttività come base della prosperità” indirizzandosi verso “la sostenibilità”.

 

La “diffusione della conoscenza” è un ulteriore concetto critico per indicare che è necessario che le teorie e le scienze cognitive debbano offrire un contributo per una migliore comprensione dei sistemi della conoscenza e ridurre il “divario scienza-tecnologia”. In questo senso, l’Europa ha tra i suoi punti di forza la diversità linguistica, culturale e socio-economica come potenziale da cui attingere e un patrimonio scientifico in termini di applicazioni, sfide tecnologiche e approcci di ricerca.

 

Alcuni ricercatori hanno sottolineato che ci si avvierà verso una nuova fase: la “Bioeconomia basata sulla conoscenza“, successiva a quella attuale della economia della conoscenza. Per supportare la nuova fase ritengono che sia importante sviluppare un approccio proattivo che permetta di coinvolgere cittadini, dialogare con la società civile, i politici, i decision-makers.

 

Nell’ambito dei nuovi settori emergenti, come la sicurezza e i servizi, gli esperti hanno individuato le “nuove professioni di ingegnerizzazione” ed è stato posto l’accento sul problema energetico: nonostante la disponibilità di tecnologie per l’efficienza energetica, non è certo che le tecnologie necessarie per il fabbisogno energetico nel 2040 siano disponibili al momento opportuno. Si rende dunque necessario, attivare una cooperazione tra ricercatori e promuovere delle azioni di sensibilizzazione.

 

Il dibattito si è concluso sollecitando un impegno nell’ambito delle collaborazioni in tema di scienza e tecnologia, su strutture efficienti di ricerca, progettazione di sistemi sociotecnici. Le previsioni e le scienze sociali devono tentare di coprire il divario tra ambiti tecnologici guidati dalla domanda (quali il settore manifatturiero, l’agroalimentare, l’ambientale) e le aree basate sull’offerta tecnologica (biotecnologie, nanotecnologie, IT e scienze cognitive). Proprio in questa seconda area, secondo i risultati del dibattito, la dimensione europea ed internazionale della cooperazione svolgerà un ruolo fondamentale per l’Europa.

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