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Tassa sugli sms: l’Adoc minaccia di portare in piazza il popolo del ‘tvb’

Italia


L’Associazione consumatori, dopo lo sciopero dei cellulari indetto dall’Intesa che coinvolse 8 milioni di cittadini nel luglio 2004, promette battaglia sulla nuova tassazione creativa della Finanziaria

“La stagione della ‘tassazione creativa’ prosegue senza soste, colpendo i soliti noti: famiglie monoreddito, pensionati, giovani e stringendo in una morsa sempre più soffocante la nostra economia. Se la stessa solerzia nello spremere i cittadini, colpisse i membri del Governo nel momento in cui bisogna proporre soluzioni strutturali alla crisi, oggi in Italia sarebbe già partita la ripresa”.

Così il Presidente dell’Adoc Carlo Pileri reagisce alla notizia di una possibile tassazione dei messaggini telefonici, ipotizzata dal governo per destinare fondi a favore delle università e per dare libri di testo gratis agli alunni delle scuole.

“Dopo la stramba e antitecnologica proposta di tassare il possesso del cellulare – commenta Pileri – dopo che non si riesce a far breccia nei tariffari delle compagnie italiane, che praticano prezzi tra i più alti d’Europa per le chiamate e gli sms, dopo anni di opaca comunicazioni delle tariffe che regolano il roaming internazionale, siamo infine giunti alla tassa sugli sms, un’opportunità che la tecnologia offre ai meno abbienti, per comunicare in modo rapido ed efficace”.

Ed è proprio contro il chirurgico accanimento del Governo contro alcune categorie che l’Adoc alza la voce.

“Per garantire il diritto allo studio – conclude Pileri – non si possono tassare direttamente i giovani, tra i più colpiti da un provvedimento del genere. Ci aspettiamo che questa idea balzana venga immediatamente abbandonata dal Governo, al quale promettiamo in caso contrario, una forte mobilitazione e una serie di iniziative del popolo del ‘tvb’, per far sentire la voce, visto che le parole vengono ormai tassate, di coloro che subiscono un torto ingiustificato, specie se si considera che gli sms oggi hanno un prezzo di 15 centesimi l’uno ma non costano nulla alle compagnie telefoniche”.

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