Telefonia ultra low-cost: c’è ancora molto da fare per colmare il digital divide

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I telefonini hanno tutto il potenziale per abbattere gli ostacoli che impediscono a miliardi di persone nei Paesi in via di sviluppo di accedere alle tecnologie della comunicazione e dell’informazione.

Esattamente, sono circa 3 miliardi le persone che pur vivendo nel raggio di una rete mobile, non ha la possibilità economica di acquistare un telefonino.

Negli ultimi tempi, si è molto parlato di telefonini low-cost, con la presa di posizione delle associazioni e degli operatori mobili: all’inizio di quest¿anno, la GSM Association, ha lanciato un¿iniziativa per incoraggiare i costruttori a produrre telefonini a basso costo per i mercati in via di sviluppo. Il prezzo di questi cellulari dovrebbe aggirarsi sui 30 dollari, ma in alcuni Paesi il prezzo al dettaglio sarà più alto a causa delle tasse di importazione e di vendita.

Questo programma è stato il risultato diretto di una ricerca secondo cui il costo del telefonino e le tasse troppo elevate hanno reso le comunicazioni mobili inaccessibili per milioni di persone, provocando un grave ritardo nello sviluppo economico e sociale di questi paesi.

¿c’è una grande incongruità nel modo in cui i governi affrontano il digital divide¿, dice Rob Conway, Ceo della GSMA.

¿Dicono di volere che più gente abbia accesso alle comunicazioni, eppure impongono alte tasse sui telefonini e sul loro uso¿.

l’appalto per la produzione di questi telefonini a basso costo è andato a Motorola che venderà circa 6 milioni di apparecchi a dieci operatori nei mercati in via di sviluppo hanno già preso impegno di comprare i due modelli C113a (in esclusiva per il programma) e C113.

Il settore dei telefonini low-cost, però, non sembra destinato al successo, spiega l’analista di ABI Research Alan Varghese.

La prima domanda che ogni produttore di semiconduttori o di telefonini si pone è: ¿Perché entrare nel settore low-cost, quando è chiaro che i profitti saranno decisamente compressi¿?.

In secondo luogo, nella fascia bassa del mercato, tutto si gioca sui prezzi, il che vuol dire che lo spazio per differenziarsi è molto poco.

Infine, anche se i telefonini venissero effettivamente costruiti, chi ne assicurerà le vendite?

Forse questo spiega come mai molti dei grandi vendor di cellulari e di semiconduttori sono assenti dalle discussioni sull’ultra low-cost e si stanno focalizzando esclusivamente sulla fascia alta del mercato.

Questa indifferenza, spiega Varghese, si potrebbe rivelare come un¿arma a doppio taglio, dal momento che, per i produttori di telefonini potrebbero far leva sui grandi volumi del mercato ULC per ammortizzare i costi di innovazione sui livelli di produzione high end, dove i profitti sono più alti.

Stesso discorso vale per i produttori di chip, che potrebbero sfruttare le tecnologie messe in atto per l’ultra low-cost anche per le fasce di prodotti più sofisticate e quindi recuperare i costi della Ricerca e Sviluppo.

Dimostrare il proprio impegno per i Paesi emergenti potrebbe rivelarsi anche utile per fidelizzare i clienti, che in futuro opteranno magari per modelli più costosi.

Al World Summit on Information Society (WSIS) del 2003, 175 Paesi si sono impegnati a fare in modo che nel 2015 almeno la metà degli abitanti del Pianeta abbia accesso alle tecnologie mobili.

Se i governi prenderanno sul serio questo impegno, l’obiettivo potrebbe essere raggiunto già nei prossimi 5 anni, portando enormi benefici sia alle popolazioni che alle economie dei Paesi in via di sviluppo.

È ovviamente quello che ci auguriamo tutti, e cioè che le nuove tecnologie si facciano davvero volano di crescita per quei paesi dove il telefonino è comunque ancora l’ultimo dei pensieri.

Alessandra Talarico