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Questione di royalty: Hollywood dichiara guerra all’iPod Video

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Il servizio iTunes di Apple inquieta non poco le major hollywoodiane. Dopo la questione sul prezzo dei singoli brani venduti online, l’iPod Video solleva un¿altra questione, quella della fatturazione dei video venduti sul megastore iTunes.

I sindacati di Hollywood si sono immediatamente infilati in corsia di sorpasso. Parlando a nome degli attori, scenografi, e realizzatori, le organizzazioni sindacali hanno chiesto ad Apple l’apertura delle trattative che riguardano la fatturazione delle trasmissioni televisive disponibili su iTunes.

 

La richiesta è semplice: assicurare agli aventi diritto una sufficiente remunerazione per i contenuti online venduti da Apple. Potrebbe porre dei problemi l’accordo tra l’emittente televisiva ABC e la società di Steve Jobs per la diffusione della serie Lost.

Il problema è sapere precisamente quanti aventi diritto riceveranno royalty per ogni episodio venduto su Internet. Al prezzo di 1,99 dollari l’episodio, attori, scenografi, e realizzatori di Lost rischiano di non essere remunerati quanto gli altri media, come i DVD o il video on demand (pay-per-view).

 

Per il Vod, al momento il produttore deve versare l’1,6% del montante delle licenze assegnate agli scenografi, mentre gli attori ricevono il 3,6% e i cameramen il 5,4%. Quote pressoché simili anche per i DVD, ma il problema sorge sui prezzi dei video venduti online.

Questo settore è completamente nuovo per i rappresentanti sindacali, che vorrebbero immediatamente inquadrarlo. E se i sindacati delle major cinematografiche cominciano a rivendicare le stesse royalty per iTunes, come per i DVD o il VoD, Apple potrebbe avere grossi problemi a mantenere il suo prezzo a 1,99 dollari!

 

Tempi duri per Apple, quindi, che dovrà affrontare una battaglia contro le major cinematografiche, oltre a quella già in atto con i discografici. Proprio quest¿ultimi hanno già apertamente chiesto che il prezzo per scaricare un brano dalla piattaforma iTunes non sia di 99 centesimi, come avviene oggi, ma proporzionale al successo commerciale della canzone.

La case discografiche ritengono che la tariffa unica praticata da Apple risulti ingiusta non solo per loro, ma anche per gli artisti. 

¿Applicare un unico prezzo  – ha spiegato Edgar Bronfman presidente di Warner Musicnon è corretto per i nostri artisti e direi anche per i nostri clienti. E¿ il mercato che dovrebbe decidere e non il rivenditore. Alcune canzoni dovrebbero essere vendute a 99 centesimi di dollaro, e altre a prezzi maggiori¿.

 

In realtà il problema è molto più complesso di quanto potrebbe apparire. Le ragioni di fondo sono altre e più precisamente si tratta della concorrenza che il Music Store di Apple sta facendo ai rivenditori tradizionali di musica. Il servizio d’acquisto online è molto flessibile, permette di comprare le canzoni che si desiderano, senza essere costretti a pagare per l’intero album. E¿ un sistema che risponde alle esigenze dei giovani, che così possono comprare musica spendendo poco, e rappresenta un efficace strumento contro la pirateria informatica.

Ma l’acquisto del singolo brano non è un¿opzione che piace alle major, che temono un ribasso delle vendite degli album.

 

Bronfman non ha risparmiato la frecciata al sistema DRM esclusivo di Apple, che permette di ascoltare la musica scaricata da iTunes solo sul lettore digitale iPod.

Il presidente di Warner Music ha sollevato, quindi, un¿altra questione spinosa: a preoccupare il mercato della musica digitale non è solo il downloading illegale.

¿Vendiamo la nostra musica attraverso iPod, ma dalle vendite dell’iPod non riceviamo guadagni, noi vogliamo poter partecipare a tali guadagni e non vorremmo che passi il concetto che i nostri contenuti abbiano solo un valore promozionale. Innanzitutto dobbiamo guardare alla necessità di soddisfare i nostri azionisti e fornire le armi della battaglia tra player musicali che stanno combattendo Samsung, Sony, Apple e altri” ha detto Bronfman.

 

La situazione è ancora più complicata. Dopo la pirateria e la conseguente soluzione dei servizi legali di musica online, si pone adesso il problema del prezzo ¿ottimale¿ da applicare per ogni singolo brano.

 

Le major, però, dimenticano che una delle ragioni della crisi del mercato discografico è che i giovani, i maggiori fruitori di musica, non sono disposti a spendere così tanto per un CD, per cui si registra un abbattimento delle vendite e un conseguente aumento della pirateria.

A riguardo è stato molto chiaro Steve Jobs: ¿Stiamo combattendo contro la pirateria e per questo non possiamo permetterci di non praticare un prezzo giusto ed equo: se il costo di ogni singolo brano dovesse aumentare, certamente i navigatori si rivolgeranno al mercato illegale¿.

 

Ma molto ottusamente le case discografiche adesso pretendono di ottenere l’aumento del prezzo forfetario di 99 centesimi a canzone praticato da iTunes, avere un parte di guadagno sulle vendite dei lettori digitali con sistema DRM, come l’iPod, e percepire la tassa supplementare che devono pagare i consumatori per coprire il rischio pirateria.

 

Raffaella Natale

 

Per ulteriori approfondimenti, consulta:

 

Archivio delle news sull’iPod

 

 

 

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