Mobile Tv: incognite e certezze di un mercato alla ricerca di un modello economico vincente

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La televisione e la telefonia sono le due tecnologie più popolari al mondo e sono sempre più vicine al ¿matrimonio¿.

l’impatto che su entrambe ha avuto la cosiddetta ¿rivoluzione digitale¿, fatta di banda larga, IP, contenuti multimediali, ha infatti generato la tendenza alla convergenza delle due industrie, i cui frutti hanno le potenzialità per rivoluzionare sia le abitudini dei consumatori che le strategie dei due settori.

 

Editori, broadcaster, operatori, costruttori: una cosa è certa, tutti hanno ormai capito che la mobile Tv è ormai una realtà e sono tutti pronti a scommettere sul suo decollo nel breve periodo.

 

Dall’inizio del 2004, l’industria delle telecomunicazioni fisse ha focalizzato la sua attenzione sul cosiddetto ¿triple play¿, un¿offerta che propone l’accesso a Internet, alla telefonia e alla televisione attraverso una semplice linea a banda larga domestica.

Stesso trend per l’industria mobile che, dopo aver proposto la voce e l’accesso a Internet, è passata a sperimentare l’offerta di contenuti televisivi attraverso il cellulare.

 

¿Il video è la killer application del 3G¿, dice Patrick Hoffstetter, dell’operatore mobile francese SFR.

Rivendicando lo statuto di pioniere della terza generazione francese, l’operatore propone già decine di opzioni video, aggregate dal partner WonderPhone e da diversi canali televisivi.

La scelta di offrire contenuti televisivi, comunque, è comune a tutta l’industria mobile, che però deve ancora stabilire un modello di business unitario che faccia chiarezza nella selva delle tariffe associate alla fruizione dei video.

 

Sempre restando in Francia, i tre operatori mobili ¿ SFR, Bouygues Telecom e Orange ¿ hanno infatti scelto modelli di fatturazione diversi per i propri bouquet televisivi.

Bouygues Telecom e Orange, ad esempio, misurano il consumo dei dati, mentre Sfr opta per una fatturazione standard per i video e per una fatturazione basata sulla durata per lo streaming in diretta delle trasmissioni televisive.

In tutti i casi, la visione di un minuto di televisione costa tra 30 e 50 centesimi di euro, un costo ritenuto eccessivo e che secondo molti è fra le maggiori cause dello scarso interesse del pubblico verso questo tipo di offerte.

 

Gli operatori, da canto loro, si difendono spiegando che le reti di telecomunicazione, concepite per una trasmissione punto-punto, non consentono per il momento una riduzione delle tariffe e per questo essi preferiscono concentrare le loro comunicazioni su altri servizi video come la videochiamata o gli mms.

Questa prima generazione di mobile Tv serve più che altro per ¿accendere l’interesse¿ degli utenti che, per avere un servizio più a buon mercato dovranno comunque attendere l’evoluzione della tecnologia.

 

La trasmissione di programmi televisivi in diretta su un telefonino 3G resta, dunque, fondamentalmente poco adatta a una diffusione di massa, sia per questioni tecniche che commerciali.

Ecco perché gli operatori stanno sperimentando nuovi standard di broadcasting  più adatti per fornire ai clienti la mobile Tv.

Mentre i coreani puntano sul satellite DVB (DVB-S) e i giapponesi sull’Integrated Services Digital Broadcasting – Terrestrial (ISDB-T), dovrebbe essere il DVB-H a spuntarla sulla miriade di standard in circolazione.

 

Sperimentato in Italia, Germania, Francia, Gran Bretagna, Finlandia, Svezia e Stati Uniti, il DVB-H è uno standard aperto non-proprietario che permette la trasmissione mobile di contenuti televisivi con una stabilità del segnale e una definizione dell’immagine di qualità elevata.

 

Il segnale viaggia infatti integrato nella trasmissione digitale terrestre con il segnale DVB-T destinato ai televisori di casa, di fatto raddoppiando la capacità della banda di trasmissione e con prestazioni fino a poco tempo fa impensabili per qualità e quantità.

 

Questa caratteristica, oltre a garantire una copertura pressoché totale del territorio evita i rischi legati al ¿sovraffollamento¿ delle reti, fattori che penalizzano la diffusione di contenuti Tv sulle attuali reti 3G e Edge.

 

Con il DVB-H è possibile trasmettere fino a 30 programmi Tv live: Siemens ha già presentato i primi prototipi di telefonini supportanti lo standard, mentre Nokia lo farà il prossimo anno e tutti i costruttori in generale ¿ dalla Samsung ancora a Siemens ¿ hanno presentato i primi modelli dotati di schermi molto grandi, per migliorare la visione di tipo televisivo.

 

Allo stesso tempo, i produttori di semiconduttori come Philips, Texas Instruments e Qualcomm lavorano di gran lena per lanciare sul mercato chip abbastanza potenti già entro la fine dell’anno.

 

l’arrivo di tutta questa ondata di nuove tecnologie rappresenta una sfida molto importante per gli operatori mobili che devono puntare non più soltanto sull’attrattività estetica dei telefonini, quanto sulle loro performance tecniche.

I terminali di nuova generazione, infatti, devono abbinare le ultime tecnologie di ricezione e di consultazione dei dati a un prezzo competitivo.

 

Ricevere i programmi televisivi sullo schermo del telefonino solleva diverse problematiche tecniche e gli operatori, imparata la lezione del 3G, esitano tra la diffusione di contenuti specificamente concepiti per la trasmissione mobile e la ri-diffusione di programmi Tv esistenti.

In effetti, alcuni operatori spiegano che il forte livello di compressione dei video e la scarsa risoluzione di alcuni schermi riducono la qualità delle immagini, soprattutto in ambiti come lo sport.

 

I telefonini del futuro dovranno dunque ospitare sia un tuner, sinonimo di ricezione di massa, che un modem, sinonimo di interattività, per dare origine a tutta una serie di nuovi servizi e nuove opportunità.

 

I telefonini che soddisfano gli ultimi dettami in fatto di tecnologia ¿ ad esempio il Nokia 7710 ¿ si situano in una fascia di prezzo ancora proibitiva, compresa tra i 500 e i 700 euro, mentre secondo gli analisti il prezzo giusto perché questi prodotti raggiungano una diffusione di massa è intorno ai 200 euro.

 

Tutte queste incognite hanno un impatto diretto sul modello economico della televisione mobile e sulle strategie dei diversi player della catena di valore: i canali televisivi gratuiti intendono puntare sulla pubblicità, ma si stanno anche muovendo verso la produzione di contenuti specifici per la visione sui piccoli schermi dei telefonini, la qual cosa genererebbe, però, un significativo aumento dei costi.

La televisione mobile potrebbe ugualmente generare la comparsa di nuovi modelli di consumo televisivo con un nuovo pubblico che potrebbe avere impatto diretto sulla programmazione e, di conseguenza, sulla gestione pubblicitaria.

 

Allo stesso tempo, anche gli operatori della pay Tv s¿interrogano sulla loro capacità di dirottare i loro bouquet sulle reti mobili, sull’eventuale modello tariffario da adottare e, soprattutto, sulla loro futura relazione con gli operatori mobili.

 

Considerati fino a pochi anni fa semplici strumenti di comunicazione interpersonale, i telefonini sono ormai veri e propri lettori multimediali, in grado di memorizzare gran quantità di dati.

E qui entra in scena un¿altra questione di non poco conto: la protezione dei contenuti attraverso i cosiddetti sistemi di Digital Rights management (DRM).

 

Dopo aver imposto il formato MPEG-4, i membri dell’Open Mobile Alliance (Nokia, Motorola, Nec, Siemens, Sony Ericsson) sostengono la tecnologia m-DRM, ma devono fare i conti con Microsoft (che mette avanti la sua tecnologia già presente in milioni di Pc) o con società quali la MediaLive, il cui fondatore, Daniel Lecomte, difende un modello basato sulla ¿superdistribuzione¿ dei file video attraverso le reti peer-to-peer o le reti senza fili, sempre in modalità protetta da tecnologia DRM.

 

In sostanza, c’è una rivoluzione in atto e agli scettici, l’industria risponde che all’inizio degli anni ’90 nessuno avrebbe mai scommesso che il telefonino avrebbe avuto un tale successo planetario.

 

In attesa della messa a punto di reti e terminali per la vera democratizzazione della mobile Tv, i cantieri sono aperti e le reti 3G sono ormai anche laboratori in cui si sperimenta il potenziale del servizio, che dovrebbe decollare sul mercato di massa nel 2007.

Alessandra Talarico