Warner Music si dà una regolata e abbassa il prezzo dell’Ipo

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Edgar Bronfman

La quarta major discografica del mondo, Warner Music, ha fissato il prezzo dell’Ipo a 17 dollari per azione, al di sotto del range indicativo fornito precedentemente, raccogliendo il parere dei grandi fondi di investimento che ritenevano la precedente valorizzazione troppo elevata. La società debutterà oggi sul New York Stock Exchange con il simbolo “WMG”.

La forchetta di prezzo per i 32,6 milioni di azioni offerte al mercato era 22-24 dollari per azione.

Dall’operazione, la società americana punta a raccogliere 554 milioni di dollari, invece dei 750 inizialmente previsti. Denaro che servirà al gruppo per ridurre l’indebitamento.

 

Nel 2003, il consorzio guidato da Edgard Bronfman ha rilevato Warner Music per 2,6 miliardi di dollari. Il prezzo di 22-24 dollari lasciava sperare in una valorizzazione vicina a 3,4 miliardi di dollari. Con il prezzo di 17 dollari per azione, la stima resta al livello del 2003.

Ma la Warner Music non aveva molta scelta, moderando le proprie ambizioni non ha fatto altro che rimettersi al parere degli esperti che ritenevano il prezzo un po¿ esagerato.

 

Le motivazioni avanzate dai grandi fondi di investimento sono strettamente legate all’attuale situazione del mercato mondiale della musica.

La Warner Music, che genera l’83% delle entrate dalla produzione e distribuzione di musica e il 17% dai diritti di pubblicazione, è una delle più importanti case discografiche insieme a Universal Music, SonyBMG ed EMI.

Gli analisti stimano che grazie ad artisti di grosso calibro come Madonna, Metallica e P. Diddy, Warner controlla il 15% del mercato statunitense dei CD, dove risulta essere il terzo player.

 

Gli investitori che facevano pressione sul prezzo si facevano forti dei risultati del quarto trimestre 2004. Ma se Warner Music ha registrato un utile di 36 milioni di dollari, grazie al business plan voluto da Edgard Bronfman, è anche vero che le entrate hanno subito un calo del 7,6%.

 

La società deve fare i conti con un¿industria sempre più guidata dalle nuove tecnologie, e in modo particolare con l’ampia diffusione del file-sharing gratuito di musica, specie tra i più giovani.

 

A questo va ad aggiungersi, la competizione su un mercato allargato che ha visto l’ingresso di nuovi player, come Apple che offre agli utenti il servizio di downloading di musicache permette di scegliere, acquistare e scaricare brani dal sito Internet iTunes.

l’anno in corso, poi, non prevede rosee aspettative per le vendite di CD e DVD.

Secondo Fulcrum Global Partners, nei primi mesi del 2005, le vendite di compact disc hanno perso il 10%, rispetto allo scorso anno.

Fulcrum è tra quelli che hanno definito eccessivamente alto il prezzo dell’Ipo della Warner. Richard Greenfield ha dichiarato senza esitazione: ¿Pensiamo che la forchetta di 22-24 dollari sia troppo elevata e non consigliamo di partecipare all’ingresso in Borsa a questo livello¿.

Greenfield ha sottolineato anche che ci sono evidenti ¿rischi legati alle stime delle entrate per l’industria della musica in questa fase del ciclo di trasformazione verso il digitale¿.

In altre parole, è difficile prevedere quali saranno le prospettive di fronte all’incalzante pirateria di CD o al dilagante fenomeno del file-sharing illegale.

 

Raffaella Natale

 

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