Pirateria: condannati in Gran Bretagna 3 ‘Robin Hood’ dell’era informatica

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Sono stati arrestati in Gran Bretagna tre uomini colpevoli di aver rubato software e averli diffusi gratuitamente anche prima del loro lancio ufficiale.

 

I ¿Robin Hood’ della rete, come li ha definiti il giudice che si è occupato del caso, sono stati condannati a pene da 18 mesi a due anni e mezzo di reclusione e facevano parte di un¿organizzazione nota come DrinkOrDie.com che, secondo le autorità, ha provocato danni per miliardi di dollari all’industria del software.

 

Alex Bell, 29enne impiegato in banca, è stato condannato a due anni e mezzo di prigione e Steven Dowd, 39enne disoccupato, a due anni per cospirazione volta alla frode, mentre il manager IT Mark Vent ha ottenuto uno sconto di pena per essersi dichiarato colpevole della stessa accusa.

 

Il gruppo DrinkOrDie (DoD) è stato fondato nei primi anni 90 a Mosca ed è balzato agli onori delle cronache per aver diffuso, tra le altre cose, una copia piratata del sistema operativo Windows 95 due settimane prima del lancio ufficiale.

Nel 2001 DoD è stato messo ko da un¿operazione dell’FBI, nota come ¿operazione Bucaniere”.

 

I tre uomini, più un quarto che ha ottenuto la sospensione della pena, non avrebbero ottenuto profitti dalle loro contraffazioni ma questo non è bastato ad addolcire i giudici secondo cui “rubare ai ricchi per dare ai poveri è solo una copertura per frodare”.

 

Le perdite reali per l’industria dei software sono difficili da quantificare ma la pena è stata lo stesso severa perché la sentenza serva da deterrente per eventuali emulatori.

 

Secondo il giudice Focke, circa un terzo dei software utilizzati in Gran Bretagna sono piratati, un fenomeno che mette a rischio l’industria e l’occupazione.

Le attività dei 4 moderni Robin Hood avrebbero infatti “colpito al cuore il commercio dei software”, ha dichiarato il Giudice Focke, “rendendo catastrofica la situazione dei dipendenti dell’industria”.

 

Il giudice ha anche smontato la tesi secondo cui lo scopo dell’organizzazione era quello di garantire a tutti un accesso gratuito alla rete, dal momento che il vero obiettivo sarebbe stato quello di “migliorare la propria reputazione e di entrare a far parte di un¿organizzazione ai margini della legalità”.

 

La difesa, da canto suo, ha criticato la scelta di giudicare i tre uomini per reati legati alla cospirazione piuttosto che per reati, come ad esempio la violazione del copyright, che avrebbero richiesto un processo meno lungo e costoso.

 

“Così facendo, invece di un paio di giorni, la Corte c’ha messo sei mesi per giungere alla sentenza”, ha spiegato l’avvocato Peter Sommer.

 

I tre ¿cospiratori¿ sono stati arrestati dagli agenti della National Hi-Tech Crime Unit britannica in un¿operazione congiunta avviata 4 anni fa con il Customs Service Cyber Smuggling Team americano.

 

Alessandra Talarico

 

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