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Furto d’identità: il procuratore di New York invoca un inasprimento delle pene per fermare il fenomeno

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Contro il furto di identità digitale, un fenomeno che dilaga a macchia d’olio, è sceso in campo il procuratore generale di New York Eliot Spitzer che ha fatto appello direttamente ai legislatori, affinché si adoperino per una normativa più severa che protegga i consumatori in modo totale.

 

Alla luce delle recenti incursioni hacker nelle maggiori banche dati americane e non solo, Spitzer, insieme a diverse associazioni dei consumatori chiede l’inasprimento delle pene per questo tipo di crimine che, oltre a minare la fiducia nella Rete, provoca danni sempre più gravi ai cittadini, che si vedono sottrarre non solo l’identità, ma anche i soldi dal conto corrente.

 

Il numero di reclami per furto d’identità presentati alle autorità nel 2004 è cresciuto del 15% rispetto all’anno precedente e rappresenta circa il 40% di tutte le segnalazioni.

Secondo quanto riferito dalla FTC, lo scorso anno le istanze relative a questo tipo di reati sono state circa 246 mila, contro le 215 mila del 2003.

Lo scorso anno il governo americano ha stimato le perdite alle istituzioni finanziarie e alle aziende in oltre 48 miliardi di dollari, mentre i quasi 10 milioni di utenti  coinvolti hanno subito danni economici per oltre 5 miliardi di dollari.

 

New York è al settimo posto negli Usa per quanto riguarda il furto d’identità, crimine che rappresenta un terzo delle denunce per frode presentate lo scorso anno.

 

Negli ultimi mesi, diverse società che collezionano i dati degli utenti hanno rivelato incursioni nei propri sistemi che hanno causato la sottrazione illecita dei dati in essi contenuti.

A marzo, la Lexis-Nexis, una società del gruppo Reed Elsveier che gestisce informazioni, ha rivelato che dalle sue ¿cassaforti elettroniche¿ sono stati prelevate informazioni sensibili (nomi e dati anagrafici, codici fiscali e numeri delle patenti) di 310mila cittadini americani, per poi rettificare e rivelare che le incursioni sono state una sessantina con un bottino almeno dieci volte superiore alle prime stime.

 

Ma non sono a rischio solo i cosiddetti data warehouser, anche la Bank of America ha fatto sapere di aver ¿perso¿ i nastri di back up contenenti gli account di oltre 1,2 milioni di utenti.

 

Lunedì, ultima in ordine di tempo, la DSW Shoe Warehouse ha reso noto che tra novembre e febbraio qualcuno si è introdotto sistematicamente nei suoi database sottraendo i numeri di oltre 1,4 milioni di carte di credito.

Le informazioni rubate non includono indirizzi o altre informazioni personali, ma chissà se questo consolerà i clienti che vedranno i loro conti corrente prosciugati  dalla nuova criminalità informatica.

 

La compagnia aveva denunciato i furti il mese scorso, ritenendo però che avessero coinvolto al massimo qualche centinaia di migliaia di utenti.

Il fenomeno del furto d’identità, favorito dal successo di Internet, dalla ¿maestria¿ informatica degli hacker e dallo spostamento degli interessi criminosi verso la Rete e le sue enormi risorse, è dunque una materia scottante per i legislatori, non solo quelli americani, anche se negli usa il fenomeno è molto più diffuso.

 

Ecco perché Spitzer chiede con forza un maggiore impegno dei legislatori sulla questione, affinché vengano creati le basi per fronteggiare il fenomeno con norme penali specifiche per gli hacker che si avvalgono di sistemi di codifica per camuffare i loro crimini e pene più gravi per chi si introduce senza autorizzazione nelle banche dati. 

 

 Alessandra Talarico

 

Per ulteriori approfondimenti, leggi:

 

Truffe on-line: crescono negli Usa le denunce per furto d’identità

 

Furto d’identità, ovvero il crimine nell’era di Internet

 

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