Sicurezza delle reti: 3 anni di prigione all’hacker che violò l’intranet di Ericsson

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Europa



Un ragazzo ungherese di 26 anni è stato condannato a tre anni di prigione per essersi introdotto nella rete aziendale della società tlc svedese Ericsson.

 

Csaba Richter, consulente informatico, si è dichiarato colpevole di essersi inserito nell’intranet di Ericsson e di aver trafugato documenti sensibili della società.

Ammissione che è valsa a Richter uno sconto di pena: se il caso fosse arrivato in tribunale il ragazzo avrebbe rischiato fino a sei anni di prigione con l’accusa ¿spionaggio industriale e uso illecito di informazioni segrete¿.

 

Come la maggior parte degli hacker, il ragazzo ha ammesso di essere stato spinto dal desiderio di ¿provocazione¿: svelando alla società le vulnerabilità dei suoi sistemi Richter puntava a farsi assumere da Ericsson, ma la società non sembra essere disposta a cedere.

 

l’accesso alla rete è stato effettuato tra il marzo 2002 e giugno 2004.

Nel 2003, l’incauto hacker ha attirato l’attenzione dell’intelligence svedese per aver tentato di rivendere le informazioni reperite sulla rete di Ericsson.

 

Arrestato nell’ottobre 2004, Richter ha comunque assicurato di non aver trasmesso a nessuno la documentazione di cui era in possesso e, secondo gli investigatori, ha collaborato tranquillamente alle indagini.

La corte, tuttavia, ha sentenziato che le sue azioni avrebbero potuto mettere in pericolo la sicurezza nazionale e ha deciso di condannare il ragazzo a una pena ¿esemplare¿ che possa fungere da deterrente per eventuali emulatori.

 

Richter, comunque, non è il primo hacker ha introdursi nelle reti di società tlc per carpirne i segreti: a gennaio è emerso un altro caso che ha riguardato le reti della statunitense T-Mobile, violate dal 20enne Nicholas Lee Jacobsen, che è riuscito ad accedere alle informazioni personali (conversazioni, eMail, password, numeri di previdenza sociale e foto) di centinaia di clienti della divisione USA del provider tedesco, tra cui anche alcuni VIP.

 

Nicholas Lee Jacobsen è stato arrestato anche lui a ottobre 2004, ma il fatto è trapelato soltanto all’inizio di quest¿anno perché pare che il ragazzo, abbia provocato un po¿ di maretta anche all’interno dei servizi segreti americani.

 

Secondo il dossier, tutto quanto veniva trasmesso sulla rete tranne (assicura l’operatore) le coordinate dei conti correnti bancari dei clienti, è finito nelle mani del ragazzo che avrebbe rintracciato documenti riservati e informazioni personali (username e password) di un agente dei servizi segreti.

 

Jacobsen, nascondendosi dietro il nickname ¿Ethics¿ avrebbe poi cercato di rivendere le informazioni raccolte sui telefoni degli utenti (tra cui alcune star del jet set americano) nella chat room del sito muzzfuzz.com.

Tra i frequentatori del sito c’era però anche un informatore degli investigatori, che stavano tra l’altro indagando sul dilagante fenomeno dei furti di identità digitale e che è riuscito a venire a capo della vicenda.

 

Il ragazzo, come Richter, ha ammesso la sua colpevolezza e ha ottenuto che venisse ritirato dall’accusa l’imputazione relativa al blocco abusivo di un computer protetto da sistemi di sicurezza.

Jacobsen ha ottenuto dunque la possibilità di evitare una pena severa: la data del processo è fissata per il 16 maggio prossimo e l’hacker rischia fino a 5 anni prigione e una multa fino a 250 mila dollari.

 

 

Alessandra Talarico 

 

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