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L´Italia dell´ICT in difficoltà. Roggero: ´Necessario puntare a crescita dell´1% dell´IT sul PIL´

Italia



Ristagna il mercato ICT in Italia, che si conferma il Paese europeo che cresce meno e che continua a ignorare le componenti di investimento pi&#249 significative.

Questo quanto emerge dal Rapporto Assinform 2005 sull”andamento del mercato italiano dell”informatica e delle telecomunicazioni (ICT – Information & Communication Technology ) nel 2004.

Un quadro in chiaro-scuro quello del mercato italiano, che continua ad accumulare ritardi negli investimenti che si traducono in una sostanziale perdita di efficienza e competitivit&#224 del Sistema-Paese.

Il valore del mercato ICT italiano nello scorso anno si attestato a 61,1 milioni di euro, in crescita rispetto al 2003 ma di appena l¿1,5% contro il 5,9% rilevato a livello mondiale e contro il 3,4% a livello europeo.

La telefonia mobile si conferma l¿unico segmento in grado di spingere in alto le quotazioni dell¿Italia: la domanda di apparati, servizi e terminali mobili &#232 cresciuta lo scorso anno del 4,9%, generando un valore pari a 22 milioni di euro, contro i 19 della rete fissa che &#232 riuscita comunque a rimanere stabile (-0,2% nel 2004) dopo anni di calo.

In particolare, i servizi su rete mobile hanno raggiunto i 16,6 milioni di euro, con una crescita del 5,2% (contro l”11,1% l”anno prima) e le linee hanno superato quota 62,7 milioni, in crescita del 10,5%, per 42,7 milioni di utenti effettivi (+2,6%), pari a quasi il 75% della popolazione.

Sempre in ambito di telefonia mobile, la spesa annua per utente &#232 risultata di 389,9 euro e in crescita del 2,6% sulla spinta dei servizi non voce (SMS, MMS e altri VAS), che nel complesso assommano a 2.570 milioni (+20,4%).

I servizi su rete fissa hanno raggiunto i 16.2 milioni di euro, in crescita dello 0,7% grazie alle connessioni Internet.

Quest”ultima componente &#232 addirittura cresciuta del 24,6% (1.975 milioni) e trova riscontro in una crescita degli accessi a banda larga del 97,8% (dai 2,25 milioni del 2003 ai 4,45 del 2004).

Il valore complessivo del mercato delle telecomunicazioni &#232 risultato in leggera ripresa (+2,4%) per un volume d¿affari complessivo di 41,8 milioni di euro. Tuttavia ¿ spiega Giancarlo Capitani, Amministratore Delegato di NetConsulting e membro dell”Advisory boarddi Key4biz.it – “La crescita &#232 nettamente inferiore alla media europea, che nel 2004 &#232 risultata del 4 %¿.

“Nel 2004 il mercato italiano dell¿ICT si &#232 mosso con lentezza e affanno, all¿insegna dell¿attesa e dell¿incertezza. – ha continuato Capitani ¿ I segnali positivi non sono mancati nelle telecomunicazioni, con la forte crescita dei servizi a banda larga e una dinamica meno difficile negli apparati. Ma nell¿informatica si pu&#242 solo parlare di conferma di una crisi iniziata nel 2002 e che ha visto protagoniste proprio le piccole imprese. L¿auspicio &#232 che il nuovo modello di fruizione dell¿ICT che va emergendo – che assegna un ruolo trainante ai servizi su banda larga e alla convergenza tra tecnologie e contenuti – si combini con condizioni ambientali che favoriscano tale investimento nelle imprese utenti¿.

A fronte di questa situazione c¿&#232 di buono che ¿le dinamiche dei vari comparti sono risultate pi&#249 equilibrate, con una spinta attenuata ma sempre importante dai servizi, cresciuti del 3 % complessivamente e del 5,2% su rete mobile e con un significativo arresto della caduta degli investimenti in apparati¿.

¿Questo ¿ continua Capitani – va a conferma di uno scenario ove la domanda prevalente &#232 quella di massa e ove si cominciano a vedere i primi effetti di spinta del mobile di nuova generazione e delle connessioni a banda larga”.

Il segmento che pi&#249 preoccupa resta quello dell¿informatica, in cui si nota (come unico aspetto positivo) una crescita (+4,4%) nella domanda delle famiglie a cui fa per&#242 da contraltare il calo del 3,3% di quella delle piccole imprese e la stagnazione delle medie e grandi imprese.

Alla base di questa debolezza di fondo, spiega ancora Capitani, ¿la caduta dei prezzi dei sistemi, e la perdurante scarsa propensione ad investire in IT delle piccole imprese¿, fattori che hanno vanificato le spinte positive provenienti dalla crescita in volumi dei sistemi per il rinnovamento del parco, delle buone dinamiche degli investimenti in sicurezza, soluzioni mobili e integrazione dei sistemi presso la grande utenza e della ripresa della domanda delle famiglie, sull”onda di Internet e delle nuove applicazioni consumer.

Necessario dunque, secondo il Presidente di Assinform, Pierfilippo Roggero, creare nel nostro Paese ¿le condizioni che incoraggino le piccole e medie imprese ad investire di pi&#249 in informatica. Nell”interesse di tutti. L”informatica &#232 la leva con cui esse possono procedere sul fronte che &#232 loro pi&#249 congeniale, quello dell”innovazione di processo e della capacit&#224 di fare sistema¿.

Molte analisi internazionali dimostrano in modo evidente la correlazione tra investimenti ICT e crescita dell”economia – ha continuatoRoggero – Poich&#232 il ritardo dell”Italia, sia in termini di investimenti in nuove tecnologie che in termini di andamento dell”economia, &#232 sotto gli occhi di tutti,dobbiamolavorare per recuperare il gap che ci divide dagli altri paesi industrializzati. L¿informatica, in particolare, pu&#242 svolgere un ruolo decisivo sul fronte pi&#249 congeniale alle piccole e medie imprese (che caratterizzano il tessuto della nostra economia): quello dell¿innovazione di processo e della capacit&#224 di fare sistema.E” intenzione di Assinform, volendo portare un contributivo costruttivo, proporre al Governo, al Parlamento, alle parti sociali e al sistema del credito, un piano strutturato di spinta all”innovazione e alla competitivit&#224 del nostro Paese che faccia leva sui seguenti parametri: a) riferimenti programmatici internazionali (UE e paesi pi&#249 evoluti); b) obiettivi e indicatori misurabili; c) pianificazione di medio-lungo termine (almeno 5 anni); d) visione d”insieme e azioni/progetti tra loro correlati”.

“Dal punto di vista degli obiettivi concreti e misurabili ¿ ha aggiunto Roggero ¿puntare ad una crescita dell”1% dell”IT sul PIL, per allineare il nostro Paese ai sistemi economici a noi pi&#249 vicini, potrebbe essere un parametro ambizioso, ma certamente raggiungibile, se adeguatamente condiviso e supportato”.

Nel complesso, il valore del mercato dell”informatica &#232 risultato pari a 19.3 milioni di euro, in calo dello 0,4% rispetto al 2003: un dato che se da un lato evidenzia la chiusura di un ciclo di crisi iniziato nel 2002, dall¿altro mostra l”aggravarsi di un gap di investimento rispetto all”insieme dei paesi europei (+2,4%) e asiatici, (+5,8%) e ovviamente agli USA (+4,6%).

Anche l”andamento dei comparti del mercato dell”informatica (hardware, servizi d”assistenza, software e servizi) conferma la situazione di stallo. Nel 2004, le vendite di hardware, pari a 5.125 milioni di Euro, sono tornate a crescere, ma solo dell”1% (dopo un calo del -5,6% nel 2003 e del -13,5 % nel 2002); quelle dei servizi di assistenza tecnica, pari a 915 milioni sono risultate ancora in calo (-3,2%); mentre quelle di software e servizi, pari a 13.280 milioni sono regredite (-0,7%) per il secondo anno consecutivo.

Senza le opportune contromisure il nostro Paese potrebbe perdere definitivamente l¿opportunit&#224 di colmare il divario tecnologico con le altre economie, emergenti e non, e per fare valere le proprie eccellenze.

“Gli investimenti in informatica e telecomunicazioni creano condizioni essenziali per lo sviluppo del PIL e della competitivit&#224 ¿ aggiunge Roggero – Molte analisi, anche recenti, lo confermano. Non si pu&#242 accontentarsi del fatto che il settore mostra qualche cenno di miglioramento, quando gli investimenti ICT dei paesi con cui competiamo crescono a tassi almeno doppi o tripli rispetto ai nostri”.

La difficile posizione dell”Italia in ambito di nuove tecnologie &#232 confermata anche dal rapporto del World Economic Forum (Wef) sulle capacit&#224 di sviluppo e utilizzo delle nuove tecnologie ICT.
Dal 28esimo posto dello scorso anno, dice il WEF, l”Italia &#232 scesa al 45°, penalizzata dalla ”pesante” burocrazia e dalla mancanza di investimenti nella ricerca.
A scavalcarci in classifica, oltre a tutti i Paesi industrializzati, anche quelli in via di sviluppo come la Tunisia, la repubblica Ceca e il sud Africa.
In cima alla classifica, Singapore, Islanda, Finlandia, Danimarca e Stati Uniti.

A salvare il nostro Paese, anche in questo caso, i telefonini che si confermano la vera passione del Bel Paese e ci pongono in terza posizione a livello mondiale.

Rapporto Assinform 2005

Alessandra Talarico

Per ulteriori approfondimenti, leggi

EITO 2005. Ingresso nel mondo digitale: prospettive e opportunit&#224 per l¿industria ICT europea

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