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Giornalisti e guerra: monta la polemica sui morti in Iraq. Dimissioni alla CNN

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Il direttore dell¿informazione dell¿emittente americana CNN, Eason Jordan, ha deciso di rassegnare le proprie dimissioni, mettendo la parola fine a una disputa che si stava protraendo da troppo tempo.

Alla base di questa controversia, delle dichiarazioni poco chiare di Jordan sulla morte di alcuni giornalisti in Iraq, che lasciavano intendere un coinvolgimento diretto delle truppe americane.

Jordan ha spiegato in una lettera indirizzata alla redazione che dopo 23 anni trascorsi a lavorare per l¿emittente, ha deciso di dimettersi per tentare di evitare che tutte le polemiche sollevate dalle sue dichiarazioni possano ricadere sulla CNN.

Alcuni osservatori hanno, infatti, accusato Jordan di aver rilasciato delle dichiarazioni gravi in occasione della conferenza sulla democrazia e i media, nell¿ambito del forum WTO che si &#232 tenuto a Davos due settimane fa.

Jordan avrebbe affermato che dei militari americani avevano ¿deliberatamente ucciso dei giornalisti in Iraq¿.

Non esistono dei verbali di quel forum, ma Jordan nella sua lettera, pubblicata sul sito della CNN, smentisce di aver rilasciato quelle dichiarazioni, riconoscendo per&#242 di essere stato poco chiaro nel suo intervento.

¿Non volevo lasciar intendere che i soldati americani hanno agito in modo deliberato quando hanno accidentalmente ucciso dei giornalisti, e chiedo scusa a chiunque creda che io l¿abbia detto o pensato¿, ha detto ancora Jordan.

Ricordando di aver seguito le forze americane in diverse missioni durante la sua carriera, comprese le citt&#224 irachene di Baghdad, Tikrit e Mossoul.

Il senatore Chris Dodd, presente alla conferenza, ha ammesso che alcune dichiarazioni dell¿intervento di Jordan aveva sollevato delle polemiche, ma che dopo lo stesso giornalista era intervenuto per chiarire.

¿Si capiva che (i giornalisti) erano rimasti vittime di danni collaterali, che nessuno pu&#242 contestare¿, ha commentato Dodd in un¿intervista radiofonica.

Il mediatore del dibattito David Gergen, anche lui giornalista, ha detto che Jordan era intervenuto in un secondo momento per precisare che non intendeva supporre che ¿le autorit&#224 americane avevano come regola quella di puntare e uccidere i giornalisti¿.

Jordan, come ha spiegato lui stesso in un¿intervista al Washington Post, stava tentando di fare la differenza tra i ¿danni collaterali¿ e le persone che sono rimaste uccise in altre circostanze.

Probabilmente faceva riferimento al bombardamento americano dell¿8 aprile 2003, nel quale erano rimasti uccisi due giornalisti che soggiornavano all¿Hotel Palestine e ai colpi sparati contro un cameraman presso la prigione di Abou Ghraib.

Allora il Pentagono ha parlato di legittima difesa, ma l¿associazione Reporters sans Fronti&#232re aveva protestato contro questa spiegazione, riconoscendo per&#242 che non si era trattato di azioni deliberate contro i giornalisti.

E¿ la seconda volta, nel giro di alcuni mesi, che Jordan viene chiamato in causa per le sue dichiarazioni sull¿Iraq.

Precedentemente, era stato criticato dagli ambienti conservatori per aver taciuto alcune atrocit&#224 commesse sotto il regime di Saddam Hussein, di cui era stato messo a conoscenza, spiegando che non intendeva mettere in pericolo la vita dei suoi informatori.

Jordan &#232 stato preso come ¿simbolo di un canale considerato, da alcuni, troppo a sinistra¿, ha lamentato Gergen, facendo riferimento alle ultime controversie.

Raffaella Natale

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