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WLAN Business Forum: WiMax, il punto sullo stato del mercato

Italia



Ancora sei mesi fa non lo conosceva nessuno, ora sotto la spinta delle attivit&#224 di marketing strategico di alcuni giganti dell¿industria e del lavoro di divulgazione dei forum di Wireless, il marchio WiMax trova ampio spazio anche nelle pagine dei quotidiani generalisti.

La tecnologie che vanno sotto il nome di standard IEEE 802.16, o WiMax, promettono infatti di coprire tutte le esigenze per reti wireless ad alte prestazioni e ampio raggio.

Di tutto quanto la tecnologia potr&#224 offrire agli utenti e all¿industria, si parler&#224 il prossimo 24 novembre alla terza edizione del WLAN Business Forum, il primo evento italiano completamente dedicato al mondo WI-FI.

Dopo molte pressioni da parte dell¿Associazione Italiana Internet Provider (AIIP) e di quella dei Provider Indipendenti (Assoprovider), il Ministero delle Comunicazioni ha deciso tre settimane fa di aprire le consultazioni sull¿impiego delle tecnologie wireless LAN in aree non confinate.

Le associazioni dei provider di accesso, infatti, hanno in mente soprattutto la copertura del cosiddetto ¿ultimo miglio¿ in banda larga, la parte finale della catena di comunicazione digitale che arriva sino all¿utente, con mezzi alternativi rispetto al cavo, in rame o fibra, che non solo sono antieconomici nell¿80 per cento dei comuni italiani ma sono anche sotto lo strettissimo controllo di un pugno di fornitori di accesso.

Mezzi alternativi vuol dire in particolare collegamenti senza fili, e WiMax da questo punto di vista appare come l¿ideale. Vediamo nel dettaglio.

Nel corso dell¿ultima parte degli anni ¿90 diverse aziende avevano tentato con poco successo di creare tecnologie di rete wireless ad alta velocit&#224 e soprattutto con raggio d¿azione di almeno alcuni chilometri, ispirandosi a quanto si stava facendo sul breve raggio, con quello che sarebbe poi diventato il Wi-Fi.

Alla vigilia del nuovo millennio i tentativi erano arrivati all¿IEEE, l¿organismo americano di standardizzazione delle reti, che nel 2002 pubblic&#242 lo standard in materia, l¿802.16.

Si tratta di uno standard molto articolato, anche per garantire la compatibilit&#224 con un contemporaneo tentativo europeo, l¿HyperMAN dell¿ETSI.

Le specifiche prevedono un sistema per connessioni wireless punto-multipunto fisse in grado di operare a frequenze comprese tra 10 e 66 GHz con velocit&#224 superiori ai 70 Mbit/secondo e su distanze massime di una cinquantina di chilometri.

A parte il fatto che la stazione trasmittente e quella ricevente devono essere in linea di vista per funzionare, le specifiche comprendono un men&#249 di scelte possibili molto vasto per realizzare prodotti specifici. Per fare solo un paio di esempi, sono consentiti sia la divisione di tempo (come nei vecchi cellulari) che la divisione di frequenza, e almeno due diverse ampiezze di canali.

A causa di questa articolazione, garantire l¿interoperabilit&#224 di prodotti formalmente ¿standard¿ non sarebbe stato facile, e per questo subito dopo l¿approvazione dello standard venne costituito il consorzio WiMax tra le aziende interessate al settore, proprio per mettere a punto ¿profili¿ di attuazione dello standard e relativi test di conformit&#224 (come la Wi-Fi Alliance da tempo faceva in campo 802.11).

Altro obiettivo del consorzio &#232 naturalmente quello di gruppo di pressione in direzione da una parte degli organismi di standardizzazione (leggi IEEE, gli Europei a questo punto avevano perso l¿ennesimo treno) e dall¿altra delle autorit&#224 di regolamentazione nelle telecomunicazioni (in primis l¿americana FCC ma anche le controparti europee e internazionali, come l¿ITU).

Infine, WiMax agisce come ¿camera di compensazione¿ delle rivalit&#224 tecnologiche tra aziende.

Con relativa velocit&#224 WiMax ha definito i profili e i test per l¿802.16 e subito &#232 passato a lavorare sulla nuova versione che l¿IEEE, sotto la sigla 802.16a, aveva messo in cantiere.

Rispetto all¿ 802.16 ¿liscio¿ e corrispondenti profili WiMax, questo nuovo standard ha due vantaggi principali: non richiede che le trasmittenti siano in linea di vista e lavora tra 2 e 11 GHz, nel cui ambito esistono molte bande di frequenza di libero uso, ossia senza vincolo di frequenza, in particolare attorno ai 2,4 e 5-6 GHz. Armati con le prime versioni dei profili di compatibilit&#224, i prodotti 802.16a e WiMax ¿gasato¿ stanno iniziando ad arrivare sul mercato. L¿ondata principale &#232 attesa per i primi mesi del 2005, quando Intel andr&#224 in volume con le consegne dei propri chip per i profili del WiMax ¿gasato¿.

A questo punto il futuro sembrava stabilito per WiMax, lanciato a realizzare reti a media distanza (30-50 chilometri) a velocit&#224 di 70 Mbit/secondo (anche se lo standard permetterebbe di salire fino a 268 Mbit nelle due direzioni), sempre comunque con le stesse limitazioni del Wi-Fi, per esempio quanto a collocazione delle antenne e a sensibilit&#224 agli agenti atmosferici.

Ma WiMax e anche IEEE non avevano pensato a cosa avrebbe fatto l¿FCC.

Il ballo &#232 iniziato in sordina nell¿aprile di quest¿anno. Prima il vulcanico presidente della commissione, Michael Powell, figlio di Colin, ha proposto di liberare un¿altra porzione dello spettro intorno ai 3,7 GHz e fin qui, ¿more of the same¿ (anche le associazioni dei provider hanno chiesto a Gasparri di liberare la banda dei 3,5 GHz, che da noi &#232 allocata a uso militare).

Poi ha fatto capire che faceva sul serio. Con un blitz ha riallocato una serie di utenze governative sulla banda dei 2,3 GHz, liberando quella precedentemente occupata dei 1,7 GHz per dedicarla a generici Advanced Wireless Services non regolamentati.

Sembra poco, ma la barriera dei 2 GHz era stata infranta. E poi ha fatto cadere la bomba. Ha proposto di riallocare un gran numero di canali nelle bande VHF e UHF, gi&#224 ora poco utilizzate e nel futuro sempre meno. Avete letto bene, sono le frequenze della televisione terrestre analogica tradizionale, destinata a essere sostituita dal digitale terrestre.

Ma l¿FCC non si &#232 fermata qui: ha deciso di non attendere che le stazioni televisive abbandonino totalmente le frequenze VHF/UHF, un processo che si prevede sar&#224 lungo e rallentato dalle resistenze dei broadcaster. Contestualmente ha infatti deciso di avviare il lavoro per definire una o pi&#249 tecniche per consentire l¿uso dello stesso canale senza interferenze, in altre parole per realizzare apparecchiature di rete in grado di evitare le frequenze gi&#224 occupate da un segnale televisivo. Questo significa che l¿utilizzo per la trasmissione dati dei canali televisivi pu&#242 iniziare a breve termine, tra due-tre anni.

L¿FCC ha ufficialmente affermato che il proprio metodo preferito per evitare interferenze si basa su un database centralizzato, su un servizio automatico di notificazione e sul GPS. Un ricevitore o trasmettitore di rete individuerebbe la propria posizione con il GPS, farebbe in automatico una interrogazione al database per confrontare la situazione frequenze nella propria posizione e adatterebbe la frequenza di trasmissione di conseguenza.

A questo punto l¿IEEE &#232 rientrata in gioco, a suo modo, ossia stabilendo un nuovo comitato, l¿802.22, dedicato alla ¿cognitive radio¿, un sistema per evitare le interferenze che usa uno schema decentrato, in cui le singole apparecchiature di rete prima di impegnare una frequenza ¿ascolterebbero¿ lo spettro elettromagnetico per scegliere su che canale operare.

Per una serie di motivi, non ultimo il fatto che un segnale in UHF viaggia per molti chilometri con un¿attenuazione graduale e che un segnale abbastanza forte da portare dei dati pu&#242 essere di un paio di ordini di grandezza pi&#249 debole di quello necessario a portare una trasmissione televisiva, probabilmente lo standard 802.22 utilizzer&#224 un misto dei due metodi, centralizzato e decentralizzato.

La cosa non sar&#224 semplice, ma si tratta di problematiche tecniche, e quindi superabili con i giusti investimenti in ricerca e sviluppo.

Quanto a che tipo di rete viagger&#224 sui nuovi canali, le opinioni sono discordanti.

Il comitato 802.16 e il consorzio WiMax fanno notare che il loro standard &#232 sufficientemente flessibile da potere utilizzare anche i canali televisivi ¿stretti¿ (6 MHz) del VHF/UHF.

WiMax su UHF avrebbe una serie di vantaggi notevoli. Innanzitutto il raggio di trasmissione sarebbe molto elevato, dell¿ordine delle molte decine di chilometri, anche centinaia in certe situazioni, per le stazioni fisse e contemporaneamente con un grado di penetrazione nelle strutture fisse (edifici) e resistenza alle condizioni ambientali (alberi, pioggia, neve, vento) molto elevati.

Poi c¿&#232 il vantaggio dei costi (trasmettitori e ricevitori VHS/UHF sono tra i componenti pi&#249 a basso costo sul mercato).

Infine, uno standard di ¿cognitive radio¿ pu&#242 funzionare oltre che per evitare le interferenze anche al contrario, ossia per identificare il tipo di segnale disponibile pi&#249 potente: da qui a apparecchiature di rete universali in grado di scegliersi lo standard migliore secondo la propria collocazione e del traffico elettromagnetico il passo tecnologico non &#232 enorme.

Dalle ceneri di ¿Buona Domenica¿ nascer&#224 la Rete Wireless Universale? Basta aspettare qualche anno e vedere.

Stay tuned, in tutti i sensi.

Di alcuni degli argomenti di cui sopra e delle attivit&#224 a breve e medio termine di WiMax Forum parler&#224 per la prima volta in Italia un rappresentate del consorzio nelle sessione plenaria del WLAN Business Forum di Wireless, il 24 novembre presso il Centro Congressi Crowne Plaze Milan-Linate di San Donato.

Per informazioni sulle agende e iscrizione gratuita &#232 a disposizione il sitowww.wirelessforum.it. (a.t.)

&#169 2004 Key4biz.it

Per ulteriori approfondimenti, consulta:

Archivio delle news sul WiMax

Archivio delle news sul Wi-Fi

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