Quando la Rete diventa veicolo di morte: il web dietro il suicidio di nove ragazzi giapponesi

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Sono ancora molti i misteri dietro il suicidio di sette ragazzi giapponesi, i cui corpi sono stati ritrovati in un¿auto nella provincia di Saitama, 50 km a nord della capitale giapponese.

Su una cosa, per&#242, gli inquirenti non avrebbero dubbi: ci sarebbe, dietro la morte dei 4 ragazzi e tre ragazze, l¿ombra inquietante di Internet.

I ragazzi, infatti, si sarebbero conosciuti proprio attraverso la Rete e a Internet &#232 stato affidato l¿ultimo messaggio di uno di loro che, in una eMail inviata a un amico, preannunciava che il gruppo aveva deciso di morire insieme.

I 7 ragazzi, tutti ventenni, sarebbero morti a causa del monossido di carbonio sprigionato da alcune stufe ritrovate nell¿auto, i cui finestrini erano sigillati. La macchina era avvolta in fogli di plastica blu.

Non finisce qui, per&#242, perch&#233 poco dopo la diffusione della notizia del suicidio di gruppo, si apprende che altre due ragazze, anch¿esse ventenni, si sono suicidate insieme a Kanagawa, a sud di Tokio, sempre all”interno di una macchina presa a noleggio.

Il macabro legame tra Internet e suicidio non &#232 nuovo alla cronaca nera giapponese: nel 2003, ad esempio, due ragazze di 18 e 21 anni furono travate morte insieme a un uomo di 30 anni nell¿appartamento di quest¿ultimo.

Dalle indagini emerse che i tre si erano incontrati in Rete e in Rete avevano dato vita a un vero e proprio ¿patto di morte¿, come fu definito dalla stampa. Sempre via Internet, attraverso uno scambio di eMail, i tre si erano accordati per utilizzare l¿appartamento alla periferia di Kioto per compiere l¿ultima fase del ¿patto¿.

Nello scorso anno, il Giappone ha registrato un tasso di aumento del 22% dei suicidi tra giovani con meno di vent”anni (oltre 34 mila in tutto) e secondo i dati forniti dalle autorit&#224 nipponiche, sono almeno 34 i suicidi maturati nel cyberspazio e portati a termine con sconvolgente lucidit&#224 da ragazzi poco pi&#249 che maggiorenni.

Il fenomeno sarebbe iniziato nel 1998, quando una ragazza di Tokio si tolse la vita con una dose di cianuro acquistata da un sito web. La polizia scopr&#236 in seguito che lo stesso ordine era stato fatto da almeno altre otto persone.

Il costo di una dose di cianuro era compreso tra i 250 e i 400 euro: l”uomo che gestiva il macabro business fu trovato in possesso di 8000 pillole e, a sua volta, si tolse la vita poco dopo essere stato scoperto.

Non mancano, del resto, i siti specializzati proprio nel fornire consigli e tecniche per una ¿dolce morte¿ e che raccomandano proprio l¿uso delle stufette al carbone utilizzate nell¿ultimo caso di suicido di gruppo.

Queste stufe, infatti, sono molto diffuse in Giappone anche in versioni ¿portatili¿.

¿Il problema in Giappone &#232 che ci sono pi&#249 siti nei quali si parla di metodi di suicidio che siti dedicati alla prevenzione¿, spiega il dottor Yoshimoto Takahashi, professore di scienze comportamentali presso l”Istituto di Ricerca nazionale della Difesa.

Alcuni politici, allarmati dalla crescente diffusione di siti inneggianti al suicidio, ne avevano proposto la chiusura.

Ma la soluzione non pu&#242 essere questa, dice Takahashi: le autorit&#224 dovrebbero pensare prima a prevenire, poi a censurare.

Chiudere un sito avrebbe infatti implicazioni troppo complesse dal momento che non si possono direttamente collegare i suicidi a un singolo sito web e questo, inoltre, farebbe perdere di vista il nodo principale della questione, relativo alle cause di un fenomeno tristemente in aumento in Giappone.

Negli ultimi anni, nel Paese del sol levante si sono registrati circa 19.5 suicidi su 100.000 abitanti ogni anno, contro i circa 14 di Stati Uniti e Germania e i circa 5-7 dell”Italia.

Ecco perch&#233 dal 2001 le autorit&#224 nipponiche hanno riconosciuto il suicidio come un problema nazionale e hanno speso 349,39 milioni di yen in misure per la prevenzione dei suicidi, mentre negli anni precedenti questa cifra era pari a zero.

Nel 2002 il Ministero del Lavoro ha addirittura diffuso un libretto di 38 pagine che fornisce le direttive per le aziende al fine di identificare e aiutare i lavoratori con tendenze suicide. Sostanzialmente si descrivono 10 sintomi che dovrebbero attirare l”attenzione della dirigenza.

Tra questi vi sono un atteggiamento malinconico, la tendenza a piangere facilmente, l”autocritica, la bassa produttivit&#224, i disordini del sonno, la sensazione di fatica, la mancanza di appetito, i mal di testa, l”abuso di alcol. Tra i comportamenti a rischio da evitare vi &#232 invece l”eccesso di straordinario.

Una curiosit&#224. Il Giappone &#232 uno dei pochi paesi dove le assicurazioni pagano anche il suicidio, a patto che esso avvenga almeno un anno dopo la stipula della polizza.

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Alessandra Talarico