Tv digitale, adesso una sfida anche per i Paesi in via di sviluppo

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Eccessivo calore, polvere, insufficiente fornitura di elettricit&#224, sono i maggiori problemi che ostacolano il passaggio alla Tv digitale nei Paesi in via di sviluppo. A queste conclusioni &#232 pervenuto un recente convegno sul broadcasting, che si &#232 tenuto ad Amsterdam.

¿Le cose su cui confrontarci sono tante, e tante anche le cose da realizzare, prima che la tecnologia digitale possa partire in Africa¿, ha detto Stephen Moses membro dell¿Autorit&#224 che vigila sulla televisione nigeriana, a margine della conferenza.

Pratico l¿esempio: se si dovesse rompere una nuova e costosa apparecchiatura, l¿ingegnere competente pi&#249 vicino potrebbe essere a ore di volo.

Gli esperti del luogo, non hanno, infatti, la giusta preparazione ed esperienza per intervenire su queste tecnologie.

Altro grosso problema, le connessioni Internet ancora lente, che in altre parole significa che, non sono ancora disponibili le versioni aggiornate di alcuni software.

Le attrezzatura per assicurarsi il buon funzionamento della tecnologia sono, del resto, molto costose.

Creare in questi Paesi supporti ingegnerestici e sviluppare una produzione locale potrebbe essere un modo per risolvere alcuni di questi problemi, ha dichiarato David Crawford di Harris Broadcast Group.

La Harris sta cercando di portare avanti un progetto che prevede lo spostamento di alcuni comparti produttivi direttamente sul luogo, in modo da assicurare che le conoscenze del settore vengano trasferite agli esperti locali.

La Tv digitale &#232 gi&#224 presente in alcuni paesi dell¿Africa. Le nuove antenne possono essere divise tra televisione, radio, telefono, sistemi di distribuzione via Internet.

E ancora, sono disponibili un gran numero di frequenze e canali.

La mancanza di infrastrutture di base potrebbe da un lato essere vantaggiosa, potrebbe infatti spingere i Paesi in via di sviluppo verso questa nuova tecnologie senza i problemi collegati ai vecchi ricevitori satellitari o alla Tv analogica.

La conferenza &#232 stata anche occasione per la presentazione di proposte abbastanza forti per l¿accesso alla tecnologia digitale da parte dei Paesi in via di sviluppo.

¿Quando consideriamo che nel mondo oggi pi&#249 di un miliardo di persone vivono con meno di un dollaro al giorno, si apre un nuovo contesto per il digital divide¿, ha detto Patrick Griffis, responsabile per gli standard mediatici di Microsoft.

Griffis avanza una soluzione: per i Paesi che hanno poche, o inesistenti infrastrutture, l¿inglobamento di radio, Tv e Internet in un unico network wireless a due vie.

Insomma, il digitale terrestre interessa e sta coinvolgendo tutti. Ma sappiamo anche dell¿insicurezza con cui stanno proseguendo i piani per lo switch-off.

Sembra strano sentir parlare di digitale nei Paesi in via di sviluppo, quando sappiamo quanti problemi questa transizione sta causando ai Paesi economicamente pi&#249 avanzati. E non si parla solo delle difficolt&#224 strettamente tecniche ed economiche, ma anche legislative.

In Gran Bretagna, Svezia, Spagna e Finlandia, che sono i quattro Paesi europei ad aver aperto la via, la Tv digitale terrestre ha avuto delle defaillance e resta, l&#236 dove non si &#232 propria arrestata la sperimentazione, in posizione molto fragile.

La Spagna sta arrancando, spostando di altri due anni la data dell¿ufficiale spegnimento della Tv analogica.

Incapace di fronteggiare la concorrenza del cavo e del satellite, il bouquet commerciale QuieroTv, lanciato nel maggio 2000, ha depositato il bilancio nell¿aprile 2002. Le frequenze sono state immediatamente riattribuite dal governo, ma senza successo.

A inizio anno, il settore registrava 130 milioni di euro di perdite, stando a quanto dichiarato dal quotidiano finanziario Cinco Dias. Meno di 20.000 di televisori su 26 milioni sono adatte a ricevere il segnale del digitale.

La Gran Bretagna, il pioniere in questo settore, che ha investito maggiormente nella TDT, pensa addirittura di spostare la data al 2012.

L¿Autorit&#224 delle Comunicazioni Ofcom ritiene, in ogni caso, che la Tv digitale non riuscir&#224 ad arrivare ad almeno l¿80% delle case senza un intervento diretto da parte del governo. Anche l¿Autorit&#224 &#232, infatti, del parere che al momento sarebbe necessario un impegno in prima linea del governo per incentivare e portare avanti il piano per il passaggio alla trasmissione in digitale.

Carlton &Granada avevano lanciato una prima volta la TDT nel novembre del 1998 con ONdigital. Ribattezzata nel 1999 ITV Digital, il servizio ha richiamato 1,13milioni di abbonati in tre anni, in particolare grazie alla sua politica commerciale di grande appeal che faceva leva sui decoder gratuiti.

Ma &#232 rimasta vittima della concorrenza aggressiva della Pay TV BSkyB, del Gruppo News Corp di propriet&#224 del magnate dei media Rupert Murdoch.

Incapace d¿allinearsi, rovinata dai diritti sportivi esorbitanti, erosa da i problemi di ricezione e con un tasso di perdita di abbonamenti del 23%, ITV Digital &#232 morta nell¿aprile 2002, lasciando un conto aperto di 1,3miliardi di sterline ai suoi azionisti, Carlton & Granada.

A partire dal luglio 2002, la staffetta &#232 passata a un consorzio formato da BSkyB, la radiotelevisione pubblica BBC e dal produttore di componenti Crown Castle International, che hanno creato il Gruppo Freeview.

Questo servizio &#232 oggi il solo fornitore di TDT in Gran Bretagna con 30 canali televisivi, 20 frequenze radio e altri servizi. E¿ disponibile in 3 case britanniche su 4 e &#232 visto nel 12,2% delle abitazioni.

La Gran Bretagna si sta riprendendo piuttosto bene. Ma a che prezzo?

Alcune settimane fa, il governo ha invitato gli operatori del mercato dei media ha trovare un accordo sulla tabella di marcia che dovr&#224 portare al definitivo passaggio dalla trasmissione televisiva in analogico a quella digitale.

La Svezia, si &#232 lanciata nella Tv digitale terrestre nel 1999 con tre multiplex. L¿offerta iniziale era essenzialmente gratuita, ma non molto attrattiva, n&#233 molto differenziata rispetto all¿analogico. Il servizio si &#232 peraltro scontrato con la concorrenza del cavo, il cui tasso di penetrazione supera il 60%.

Risultato: quattro anni dopo, solo il 2% delle case svedesi hanno un decoder. E soprattutto, la societ&#224 operatrice della rete pubblica &#232 deficitaria. Il governo svedese ha previsto di sbloccare delle sovvenzioni per ridurre il prezzo di vendita dei decoder. Un¿iniziativa che, anche se si rivelerebbe efficace in termini di abbonamenti, non mancher&#224 di appesantire ulteriormente il bilancio pubblico.

Infine, in Finlandia, dove la TDT &#232 stata lanciata nell¿agosto del 2001, circa 321.000 case su 2,4milioni sono dotate del decoder necessario, cosa che fa sperare in un miglioramento dei risultati.

In Germania, i difensori della TDT cercano un modello da seguire e soprattutto delle valide ragioni per credere nel digitale terrestre.

La Tv digitale terrestre &#232 stata ufficialmente lanciata il 1° novembre 2002. A fine 2003, circa 6 milioni di persone ricevevano i 26 canali della TDT a Berlino e Brandenburg. Un primo successo.

Bisogna dire che il governo, decidendo la totale gratuit&#224 del servizio e fornendo le famiglie pi&#249 povere dei decoder digitali, si &#232 dato i mezzi per realizzare il digitale terrestre.

La Francia, il Primo ministro francese Jean-Pierre Raffarin ha confermato che la televisione digitale terrestre sar&#224 lanciata nel marzo 2005.

In canali in chiaro della TDT, dovrebbero essere circa una quindicina, saranno lanciati il 1°marzo 2005, con un margine di manovra di un mese circa.

L¿offerta della TDT sar&#224 completata con una quindicina di canali pay a partire dal 1°settembre 2005, in questo caso il margine di manovra sar&#224 di sei mesi.

Dal 1°marzo 2005, il 35% del territorio francese sar&#224 in condizione di ricevere la TDT che permetter&#224 di vedere non pi&#249 quattro, ma una ventina di canali.

L¿obiettivo &#232 di arrivare al 2007, con una copertura della popolazione dell¿80-85%.

In Italia, l¿avventura del digitale terrestre si &#232 aperta con l¿approvazione della Legge Gasparri, che prevede il definitivo switch over al digitale terrestre per il 2006.

Passaggio del resto obbligato da un cammino tecnologico che non si arresta. Anche se i dubbi restano e le perplessit&#224 sono davvero tante.

Il 2006 dovrebbe essere l¿anno di svolta dell¿intero settore televisivo, un cambiamento radicale che coinvolger&#224 tutto il panorama dei media, nella convergenza tra tecnologie disponibili e di nuova generazione.

Tra il pubblico utente c¿&#232 grande attesa per il digitale terrestre. Ci sono lunghe liste d¿attesa in diverse citt&#224 italiane per poter acquistare i set top box che permettono di ricevere il segnale digitale dall”antenna tradizionale e lo trasformano in analogico, consentendo di vedere i canali digitali su un comune televisore.

Per fare lo switch off entro il 31 dicembre 2006 &#232 necessario vendere oltre 25.500 decoder al giorno (sabati e festivi compresi), dal 1 luglio 2004 al 31 dicembre 2006.

Oggi la media &#232 di quasi 35.00 decoder, ma a settimana, pari a circa 7.000 decoder al giorno. Siamo ancora ben distanti.

La Danimarca, la Norvegia, l¿Estonia e la Polonia sono meno temerari. Spaventati dalle difficolt&#224 dei loro vicini, non hanno invece ancora fissato la calanderizzazione della Tv digitale terrestre.

&#169 2004 key4biz.it

Raffaella Natale

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