La guerra di terza generazione. Come i nuovi media contribuiscono a un¿informazione più obiettiva

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Dopo aver fatto vacillare l¿industria discografica, la cosiddetta generazione Napster, sta mettendo in crisi da qualche settimana anche le tradizionali tecniche di comunicazione degli Stati Maggiori della Difesa, facendo circolare attraverso le maglie della censura militare immagini e video che difficilmente sarebbero arrivati fino a noi.

Macchine fotografiche digitali, telefonini di nuova generazione, computer portatili e connessioni a Internet senza fili costituiscono un terribile arsenale

contro il segreto militare, soprattutto ora che le forze della coalizione sono impantanate nello scandalo delle torture ai prigionieri iracheni.

Questo tipo di apparecchi, che consentono di comunicare e inviare foto e video, sono ormai alla portata di tutti e hanno avuto un ruolo determinante nel sovvertimento della tradizionale comunicazione ¿di guerra¿.

Numerosi soldati infatti, comunicano quotidianamente con i propri cari attraverso le eMail e molti tra loro hanno aperto un blog per descrivere la propria esperienza sul terreno.

Nessuno pu&#242 controllare in tempo reale ci&#242 che i soldati scrivono o inviano, attraverso il Web, a tutto il mondo e che d&#224 una prospettiva del tutto nuova a conflitti che prima arrivavano nelle nostre case in modo del tutto asettico, a bombe che venivano rappresentate come bagliori persi nella notte, ma che in realt&#224 corrispondevano a morti e dolore che non avevano voce, n&#233 colore.

Copiati, scambiati e diffusi tra i soldati e i civili, questi documenti arrivano infine nelle mani dei giornalisti e nelle nostre case, facendo si che ¿ per la prima volta ¿ la guerra abbia una voce che non sia quella ufficiale e ¿edulcorata¿ dalle forze militari, ma provenga da chi la guerra la fa e la vive sulla propria pelle.

Le foto che hanno portato allo scoppio dello scandalo torture hanno portato dei soldati fino a quel momento anonimi, sulle prime pagine dei giornali, descrivendo in modo dettagliato e drammatico il trattamento quotidiano dei prigionieri di guerra. E, secondo lo stesso Segretario americano alla Difesa, Donald Rumsfeld, il peggio deve ancora venire.

¿Tutto a un tratto ¿ spiega il Prof. Steven Barnett della Westminster University ¿ i militari devono controllare non soltanto la stampa ¿ufficiale¿, ma anche i soldati stessi e questo potrebbe avere un impatto di primaria importanza sull¿organizzazione militare a venire¿.

Basti pensare a come le prime foto sulla guerra in Vietnam, arrivate nelle case americane attraverso la TV, abbiano contribuito all¿opposizione dell¿opinione pubblica nei confronti di quel conflitto.

Pur non volendo entrare nel merito delle responsabilit&#224 morali e penali di quanto sta accadendo in Iraq, l¿apporto delle nuove tecnologie su questa guerra &#232 stato veramente dirompente e l¿ironia &#232 che nessuno aveva pensato prima che i soldati (di et&#224 media sui 20 anni) disponessero di un acume tecnologico pi&#249 avanzato dei loro superiori.

E soprattutto che le tecnologie di nuova generazione – in particolare il 3G – fossero in grado di mostrare al mondo gli orrori della guerra in modo istantaneo.

Ora i vertici militari devono valutare fino a quale punto questi nuovi sistemi di comunicazione contribuiranno a modificare i modelli di comunicazione finora utilizzati dagli eserciti in guerra.

¿La questione ¿ ha dichiarato l¿ammiraglio britannico Pat Tyrell ¿ &#232: come impedire che questo si ripeta?¿.

Ma davvero qualcuno riuscir&#224 a impedirlo? Speriamo di no.

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Alessandra Talarico