La comunicazione politica e istituzionale tra verità, menzogne e segreti (2a parte)

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Mondo




D. Qual &#232, nell¿opinione di un intellettuale spagnolo, lo spazio di libert&#224 (dialettica tra manipolazioni e smascheramenti) di cui gode l¿ Europa comunitaria nella percezione della comunicazione politico-istituzionale sui fatti di maggiore incidenza per l¿opinione pubblica? Jos&#232 Vidal-Beneito scrive questa mattina su El Pais ¿la comunicazione si &#232 convertita in pubblicit&#224 e la comunicazione politica in propaganda¿ (7) .

R. Vidal-Beneito riflette la posizione culturale della redazione di ¿Le Monde diplomatique¿. Non voglio dire che non sono d¿accordo. Ma voglio chiarire qualche caratteristica del fenomeno. Le elezioni hanno determinato ¿ nel quadro che abbiamo descritto ¿ una sorta di sollievo. Quasi una risposta somatica. Avere percepito che le cose non erano come il governo le voleva imporre, nella interpretazione degli eventi, &#232 stato anche poter battere sul terreno democratico l¿assioma di Aznar ¿se non sei con me, sei contro di me¿. Questa ¿ forse pi&#249 che la propaganda ¿ &#232 stata soprattutto la linea di comunicazione del governo. Alzare un dito e fare una domanda voleva dire essere schierato tra gli amici di Saddam Hussein. Insomma in queste condizioni lo spazio del dialogo si riduce quasi a zero. E
soprattutto mette in condizioni di precariet&#224 un sistema mediatico che, in parte, si &#232 conformato al clima imposto. Ecco perch&#233 c¿&#232 sollievo. Perch&#233 consente il recupero di uno spazio di dialogo e di dibattito che era diventato marginale.


D. Qual &#232 il rapporto tra Europa e resto del mondo in ordine al tema della libert&#224 di informazione e al diritto all¿informazione?

R. La Spagna aveva raggiunto un altissimo livello di libert&#224 di informazione. Gli ultimi tempi hanno, come ho detto, schiacciato questo spazio. Ma le condizioni gi&#224 raggiunte sono a mio avviso recuperabili. E in generale penso che l¿Europa abbia culturalmente le caratteristiche di poter sempre recuperare su questo terreno, partendo da una capacit&#224 reattiva che ogni paese europeo, nella sua storia, fa emergere in certe circostanze. Scommettere sull¿ignoranza e sull¿indifferenza della gente in Europa non assicura un gran che.

D. Si pu&#242 governare senza menzogna?

R. Nel dizionario la definizione di menzogna e di ironia coincidono : ¿il contrario di quel che si pensa¿. Alla lunga come si governa su una linea che rappresenta il contrario di quel che la gente pensa?


D. Si pu&#242 fare un¿opposizione visibile senza menzogna?

R. Ma, anche qui, dipende dalla intensit&#224, dall¿immensit&#224, dalla gravit&#224 della menzogna. La risposta ¿ sul terreno politico ¿ vale per tutti, chi governa e chi controlla.


D. Qual &#232 la parola dialettica rispetto a ¿menzogna¿ essendo la ¿verit&#224¿ (il pensiero va al Don Chisciotte di Cervantes) una fonte inesauribile di soggettivit&#224?

R. Anche la parola verit&#224 ha bisogno di altre parole per stare in piedi : autenticit&#224, credibilit&#224, legittimit&#224, eccetera. Insomma c¿&#232 una circolarit&#224 di concetti che aiuta a tenere in piedi un sistema che non si voglia affidare alla menzogna. Vero &#232 che le circostanze stressate della storia possono ¿ in certe fasi ¿ condizionare il clima. Per cui si dice che abitualmente la prima vittima di una guerra sia la verit&#224.


D. Perch&#233 ¿ ad avviso di un laico ¿ Ges&#249 Cristo nel Vangelo non risponde a Pilato che gli chiede ¿cos¿&#232 la verit&#224¿?

R. Cristo tace perch&#233 ha letto Sant¿Agostino. Non dire la verit&#224 ¿ che resta un peccato contro Dio (ovvero contro lui stesso) ¿ non si pu&#242, ma si pu&#242 esercitare il silenzio, assumere il segreto. E cos&#236 nella vita possiamo ritenere diffusa la posizione di chi dice : tu non mi dici la verit&#224, perch&#233 hai le tue ragioni per non farlo, ma di te mi fido. Oppure : non &#232 necessario che tu dica la verit&#224, basta che tu agisca come devi, in coerenza con la mia fiducia. Le relazioni tra medico e paziente sono spesso attraversate da questo sentimento. Che ne so a proposito dell¿equazione della relativit&#224 ? Ci credo, perch&#233 mi fido. Ricordo l¿esperienza della ¿confessione¿ nelle mie scuole primarie. Il confessore voleva che io riferissi solo a proposito del sesto comandamento. E per compiacerlo io confessavo anche cose non vere. La menzogna, come la vita, &#232 pi&#249 un problema di enunciazione che di enunciato.


D. Ha senso la parola ¿verit&#224¿ in politica? La filosofia della ragione ¿ prima e dopo Kant ¿ lo ha sostenuto. Ma la politologia contemporanea al massimo concede la ¿convenienza¿ di utilizzare la verit&#224, non l¿imperativo morale.

R. Penso che non si possa pi&#249 al giorno d¿oggi mentire considerando la gente stupida. In questi casi prima o poi il ¿contratto¿ si rompe.


D. La Spagna ¿ insieme alla Polonia ¿ ha dato l¿opportunit&#224 ad un equilibrio forse ancora immaturo di dimostrarsi tale e, quindi, di rinviare gli accordi sulla ¿costituzione europea¿. L¿opinione pubblica spagnola ha per lo pi&#249 apprezzato o per lo pi&#249 sofferto questa decisione?

R. Quello che credo ponga un problema alla cultura moderna degli spagnoli &#232 di essere coerenti con la propria costituzione laica. Aznar ha avuto discussioni con lo spirito della nostra costituzione. E il ¿preambolo cristiano¿ da lui sostenuto per la costituzione europea non credo sia posizione maggioritaria nel paese. Ma ricordo che Aznar ha fatto sposare sua figlia all¿Escorial , officiante il massimo esponente della Chiesa spagnola, in un contesto e un una cerimonia che avevano un¿immagine sostituiva della monarchia. La maggioranza degli spagnoli vuole che la costituzione ¿ la propria interna e quella europea ¿ sia allineata alla cultura costituzionale dell¿Europa laica. Il mio amico e collega alla Universit&#224 Computense Fernando Savater rilancia in questi giorni il tema della laicit&#224 dello Stato contro la crescita di tutti i settarismi identitari ed etnici (8).


D. La Spagna oggi ha pi&#249 fiducia o pi&#249 delusione nei riguardi dell¿integrazione europea?

R. Si sta passando un momento ¿ ma credo che la situazione sia diffusa in Europa ¿ di percezione dell¿euro come un valore e un disvalore, insomma come una cosa giusta ma che ci sta un po¿ impoverendo. Per&#242 il processo di integrazione europea riguarda molto la Spagna oggi e questa congiuntura si superer&#224.


D. Che cosa hanno in comune spagnoli e italiani nel sentimento civile e nel rapporto con le istituzioni? E cosa non hanno per nulla in comune allo stesso riguardo?

R. So per esperienza e vissuto personale che spagnoli e italiani pensano di assomigliarsi molto (lingua, carattere, mediterraneit&#224, eccetera) e soprattutto di capirsi. Ma se si vedono da vicino alcuni comportamenti ¿ la gente e la politica ¿ si colgono differenze sostanziali. Aznar ¿ si pu&#242 convenire o essere in disaccordo ¿ ha tenuto un comportamento mai accattivante, mai compiacente, mai alla ricerca di benevolenza. La solennit&#224 del condottiero che guarda alla meta. Senza cambiare di una virgola n&#233 posizione n&#233 proposte. Non voglio fare paragoni ¿ nella vicenda della guerra in Iraq ¿ e in pi&#249 capisco che l¿Italia aveva all¿interno spinte e controspinte complesse (tra cui la presenza del Vaticano) ¿ ma non &#232 stata questa la percezione di linea del governo italiano. C¿&#232 qualcosa che investe anche

Caratteri nazionali, in cui ¿ per dirla cos&#236 ¿ gli italiani paiono abitualmente pi&#249 flessibili.


D. La Spagna rientra nel contesto dei paesi in cui le istituzioni contano, a cominciare dalla monarchia costituzionale, dalla rappresentanza democratica riconquistata e per molti spagnoli dalle istituzioni dell¿autonomia territoriale. Giuseppe De Rita dice che l¿Italia non ha mai avuto un livello cos&#236 preoccupante di de -istituzionalizzazione (9). Se le istituzioni contano, quando parlano le si prende sul serio. La comunicazione istituzionale spagnola, al di l&#224 delle politiche che la guidano, &#232 seria e autorevole? E¿ schiacciata sulla politica di chi governa o ha i suoi ambiti di autonomia?

R. E¿ vero che le istituzioni contano in Spagna, ma &#232 anche vero che il grado di autorevolezza e di fiducia segue flussi di opinione pubblica regolata da fatti e da valutazioni. C¿&#232 un pragmatismo oggi nella politica che tende all¿uso delle istituzioni pi&#249 che al loro rispetto. Viene usato un po¿ tutto. Anche i miti culturali di questo paese sono sradicati dal loro valore intrinseco per diventare oggetti di ¿appartenenza¿. Proprio osservando il rapporto con l¿arte e con le istituzioni culturali, che sono un ambito serio per vedere come si esercita una certa ¿comunicazione istituzionale¿, nel senso della rappresentazione dei grandi temi del nostro tempo, vedo quei margini di ¿autonomia¿ molto ridotti.


D. Cosa rappresenta oggi ¿ nella fiducia della gente verso le istituzioni ¿ la figura del re Juan Carlos?

R. Rappresenta una figura rafforzata. Ma &#232 una percezione che passa anche attraverso segnali comunicativi (¿il re ha parlato, era molto arrabbiato¿) pi&#249 che decodificata da parole proprie dello schema politico. I gesti, le presenze simboliche. In prima fila nella manifestazione dei due milioni di cittadini sotto la pioggia all¿insegna del ¿vogliamo sapere¿ c¿erano i principi di casa reale.

E. Televisione, politica, quotidiani, consumi, scuola, universit&#224, chiesa, cinema, libri: chi influenza di pi&#249 oggi l¿opinione pubblica?

R. In generale la classifica &#232 impossibile. Nelle vicende di cui abbiamo parlato risponderei fuori da questo elenco: Direi : la radio e i cellulari. La radio ha avuto un ruolo di diffusione di informazione commentata che corrispondeva ad una domanda forte. I cellulari (e in subordine Internet) sono stati lo strumento di relazione e di partecipazione. Solo la televisione satellitare &#232 entrata in questo circuito di rilevanza. In ogni caso direi che la vicenda ha messo al centro di tutto proprio il profilo comunicativo: i toni, l¿immagine, la percezione di vero e falso, il modo di porgere, l¿impatto, il valore dei simboli. Una comunicazione che non ha prodotto acquiescenza ma voglia di sapere.


D. Che spazio e che voglia vi &#232 nel sistema universitario spagnolo per analizzare questi processi (l¿insieme delle cose di cui abbiamo parlato) in modo trasparente e critico?

R. C¿&#232 una giovent&#249 rivalutata. Li vedevamo un po¿ svogliati e disattenti rispetto ai temi politici e civili. Li abbiamo ritrovati ¿ con la loro rete di messaggi e relazioni ¿ in grado di discutere e di fare delle scelte (10). L¿universit&#224, che &#232 il loro luogo di vita, ha la possibilit&#224 di intercettarne ora la fase di attenzione e di partecipazione. Non so se lo far&#224 fino in fondo. Ma c¿&#232 un maggiore bisogno di interpretazione. Mando domani un articolo su queste vicende al quotidiano El Pais che si intitola ¿Dal casuale al causale¿. L¿evento (caso esplosivo) ha creato un bisogno senza freni di essere compreso nelle sue cause. La tempesta informativa vaga ha avuto bisogno di una condensazione. Esce in questi giorni (anche in Italia) il saggio Esplosione e cultura di Juri Lotman. Lo consiglio. In principio direi che questo &#232 un clima favorevole al lavoro dell¿universit&#224.

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Note

7. J.Vidal-Beneito, Las armas de falsedad masiva, El Pais, 3.4.2004.

8. F. Savater, Laicismo : cinco tesis, El Pais, 3.4.2004

9. Giuseppe de Rita, Il regno inerme, Einaudi, 2002.

10. Anche la stampa conservatrice ha sottolineato il fenomeno. ¿Per la prima volta nella storia della Spagna un gruppo di et&#224 definita, i giovani, ha dato un¿impronta inequivoca a elezioni generali¿, ha scritto il quotidiano ABC (Josè Manuel Costa, No molestar al abstencionista, 4.4.2004).

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