Grande crisi per il mercato mondiale della musica. E se si tagliassero i prezzi dei Cd?

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Il mercato discografico &#232 in crisi. Questo si sa da tempo ormai. Le vendite globali di musica hanno fatto registrare un ulteriore calo del 7,6% nel 2003 a 32 miliardi di dollari. E¿ il quarto anno consecutivo.


Stiamo parlando dei peggiori dati mai avuti, da quando il Compact Disc &#232 arrivato sul mercato.

Le stime sono state fornite questa mattina dall”organismo commerciale che rappresenta le pi&#249 grandi case discografiche del mondo. Si tratta dell¿International Federation of the Phonographic Industry (Ifpi), che accusa di questa lenta moria del mercato della musica la dilagante pirateria, la congiuntura economica non favorevole e la concorrenza di Dvd e videogiochi.

La Federazione comunque evidenzia che si sono registrati alcuni casi di forte recupero, specie negli Stati Uniti, Gran Bretagna e Australia, dove si pu&#242 contare su alcuni cantanti che vendono molto come Justin Timberlake e Beyonce. Cosa che fa sperare che non si pu&#242 andare peggio di cos&#236.

Il presidente di Ifpi, Jay Barman, ha dichiarato di ritenere che ¿il declino a lungo termine si avvii alla conclusione¿.

Anche se per l¿anno in corso, Barman prevede un declino delle vendite di circa il 4%.

Crisi crescente invece per i mercati dell¿Europa continentale, si parla della Germania, Francia e i Paesi nordici. Anche il Giappone continua ad avere rapidi declini nelle vendite. Barman sostiene che non ci sia recupero in vista per queste aree.

Secondo quanto riporta l”Ifpi, la vendita globale dei Cd &#232 scesa del 9,1% nel 2003.

L”Ifpi rappresenta centinaia di etichette indipendenti di tutto il mondo e le major discografiche internazionali, come Warner Music, Sony Music, Universal Music, EMI e BMG.

Situazione critica anche per l¿Italia. Secondo quanto riporta una nota della Fimi (Federazione dell¿industria musicale italiana), il mercato audio &#232 calato complessivamente del 7,87% a volume e del 7,69% a valore.

I dischi venduti nell”anno appena trascorso sono stati in totale 36 milioni circa rispetto ai 39 milioni del 2002. Globalmente il fatturato del 2003 &#232 stato di 314 milioni di euro contro i 340 milioni dello scorso anno.

In quattro anni, dal 2000, il mercato discografico italiano ha perso in termini di fatturato il 14,44% con oltre 53 milioni di euro bruciati dalla crisi.

Da diversi anni ormai l¿industria discografica deve fare i conti con una lenta erosione del mercato di settore. L¿industria &#232 unanime nell¿additare nel crescente uso di Internet uno dei principali responsabili della crisi della musica.

Ma dagli Usa arriva uno studio in grado di rivoluzionare questa convinzione.

Due professori americani, Felix Oberholzer della Harvard Business School e Koleman Strumpf dell¿Universit&#224 della Carolina del Nord Chapel Hill, hanno realizzato unaricerca sull¿impatto del downloading online sulle vendite di dischi.

Nonostante l¿ampiezza che ha assunto il fenomeno del peer-to-peer (che nel 2003ha sedotto 60 milioni di utenti, solo per fare riferimento all¿America), gli autori dello studio contestano fermamente l¿idea secondo la quale il downloading si sostituirebbe all¿acquisto di un album.

Anzi, considerano al contrario il sistema di file-sharing come un mezzo di promozione dei brani, ai quali l¿utente Internet non avrebbe altrimenti avuto accesso attraverso le tradizionali reti di vendita.

Seconda idea discordante rispetto alle major discografiche: il downloading degli estratti di un album avrebbe s&#236 un impatto sulle vendite di Cd¿ ma verso l¿alto.

Condotto nel 2002, lo studio &#232 stato eseguito su una lista di file condivisi che rappresentano lo 0,01% del volume mondiale del materiale scaricato.

I due professori hanno preso come punto di riferimento la stima di 800 milioni di Mp3 scaricati ogni mese dalla Rete, poggiandosi su due server di file-sharing OpenNap, simili al pi&#249 famoso sito di scambio di Mp3, Napster.

Raffrontando il numero di downloading e l¿evoluzione delle vendite degli album sul periodo considerato, sono arrivati a questa conclusione inaspettata: ci vorrebbero 5.000 scaricamenti per perdere in valore l¿equivalente di un album. Le perdite legate al peer-to-peer rappresenterebbero al massimo l¿equivalente di 2 milioni di album venduti in un anno.

Per spiegare la riduzione delle vendite, i due ribelli professori adducono altre ragioni, completamente distaccate dal peer-to-peer: il difficile contesto macro-economico, la riduzione delle uscite dei nuovi album, la concorrenza sempre di pi&#249 esasperata da altri prodotti dell¿industria dell¿entertainment, come i videogame, i Dvd¿

Tutto questo avviene mentre da noi si sta discutendo il controverso Decreto Urbani, che mette sotto accusa il file-sharing e il mancato rispetto della propriet&#224 intellettuale anche da parte del singolo utente che scarica un file semplicemente per uso privato e non per lucrarci sopra.

Il mercato discografico sta attraverso un periodo di crisi da tempo. Questo &#232 un fatto innegabile, ma accanirsi contro Internet &#232 troppo semplicistico.

Il confronto dovrebbe invece essere portato su un aspetto fondamentale, vale a dire: E se in realt&#224 fossero i prezzi troppo alti dei Cd a scoraggiare i giovani dall¿acquistarli?

Ricordiamo che in realt&#224 sono proprio i giovani i maggiori fruitori di musica, e la maggior parte di questi sono studenti, o ancora alla ricerca di impiego.

Gli attuali prezzi dei Cd risultano per molti ragazzi inaccessibili. Beh, penso che qualcuno dovrebbe cominciare a pensare un po¿ pi&#249 seriamente a questo aspetto, prima di scagliarsi contro il P2P.

Il futuro &#232 Internet. Anche questo non si pu&#242 negare. E alcuni sembrano averlo gi&#224 capito.

Il gotha dell¿industria discografica internazionale, riunito a Cannes nel gennaio scorso in occasione del Midem 2004, ha riconosciuto di doversi adattare in breve tempo al new deal del digitale, se non vuole che la crisi del settore si aggravi ulteriormente.

¿Il vecchio modello &#232 destinato a morire¿, ha dichiarato Peter Gabriel, uno dei pochi artisti ad aver percepito la portata della rivoluzione culturale ed economica determinata dall¿entrata del disco nell¿era digitale.

Alla testa diOD2 (Online Distribution), piattaforma europea di download di musica, l¿ex leader dei Genesis ha velocemente compreso che il supporto materiale (oggi rappresentato dai Cd) appartiene ormai al passato, soppiantato dalla distribuzione online.

Da subito le cinque major discografiche (BMG, EMI, Sony Music, Universal e Warner), che rappresentano circa il 90% del mercato internazionale, hanno tentato di frenare questa corsa al downloading, accusando gli Isp di incentivare lo scambio di musica illegale sul Web attraverso le reti peer-to-peer.

Le case discografiche fino a oggi non hanno proposto un¿offerta legale e sicura sufficientemente interessante da contrastare il mercato della pirateria.

L¿azione &#232 stata per lo pi&#249 caratterizzata da una lotta senza esclusione di colpi ai fornitori d¿accessi Internet, accusati di gestire servizi di scambio dei file online, facendo il gioco degli utenti pirati.

Questo ha spinto diversi operatori a scendere in campo contro gli Isp e a chiedere misure legislative pi&#249 drastiche per i colpevoli di violazione della propriet&#224 intellettuale.

Una guerra combattuta a colpi di denunce nei confronti degli utenti responsabili, che ha avuto una lieve incidenza sulla riduzione della pirateria, ma che ha aumentato l¿antipatia dei giovani nei confronti delle major discografiche.

Accusate invece dai giovani di vendere la musica a prezzi esageratamente alti.

E se rimane vero che i colpevoli debbano essere perseguiti e altrettanto vero che ormai non si pu&#242 fare a meno di considerare Internet come il canale di distribuzione del futuro.

&#169 2004 Key4biz.it

Raffaella Natale

Il Rapporto di Felix Oberholzer e Koleman Strumpf: “The Effect of File Sharing on Record Sales. An Empirical Analysis”

Per approfondimenti, consulta:

Archivio delle News sul Decreto Urbani, la Direttiva europea e la Proprieta¿ intellettuale

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